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Hea rimase a fissarmi un po'.
"Che c'è" dissi ridendo
"Sei pazzo" disse lei scoppiando a ridere
"Di te si"

~

"Ho quasi finito" disse lei posando le ultime tazze
"Anche io" urlai mentre mettevo le sedie apposto.
Passò qualche minuto e entrambi avevamo finito.
"Che ore sono?" Disse lei appoggiandosi sul bancone.
"Sono le 2:37"
"Oh, ok ora andiamo a cas-"
"No!" Dissi io prendendola per mano
"Conosco un posticino, ti va di andare? Sempre se non sei stanca"
Guardai le nostre mani e mi staccai imbarazzato.
Lei scoppiò a ridere e annuì.
Mi persi in quella dolce melodia.

"Allora dove andiamo?" Disse Hea una volta salita in auto.
"È una sorpresa."
"Oh andiamo" sbuffo lei.
Accessi la radio, cercando un canale decente.
"Oh questa!" Disse Hea afferrando la mia mano.
Era l'ennesima volta quella sera che le nostre mani si toccavano.
Le sue erano così piccole e lisce.
Si staccò imbarazzata facendo colorare le sue guance di un rosso acceso.
Era così bella.

Una volta arrivati, entrammo in quel vecchio edificio e salimmo tutte le scale fino ad arrivare lì.
"Cos'è questo?" Disse lei guardandosi intorno.
"Il mio posticino."
Mi sento così strano.
Non ho mai portato nessuno qui.
Perché lei?
Sento che lei è diversa.
Con lei tutto è diverso.
"Uo. carino"
"Vieni qui" dissi io facendo spazio accanto a me.
Lei non disse niente e si mise accanto a me.
"Non mi ero accorta della vista. È bellissima"
"Per questo mi piace questo posto"
"Come l'hai scoperto?"
"Una volta una persona a me cara mi ci ha portato dicendo che ora questo posto sarebbe stato mio. Non capì inizialmente, ma qualche settimana dopo.." mi bloccai.
Mi faceva ancora male.
Ancora adesso non riesco ad accettare la sua perdita.
Senti tutte le parole morirmi in bocca.
Una lacrima abbandonò la mia guancia.
"Jungwoo"

"Scusami" dissi io asciugandomi le guance.
"Ecco vedi, mia sorella mi ha portato qui, prima di andarsene.
Lei era come te.
La trattavano male, la picchiavano, abusavano di lei, del suo corpo.
Ma lei si teneva tutto dentro. Tornava a casa sorridente.
Giocava con me e aiutava la mamma.
Poi però è scoppiata.
Si è tenuta troppe cose dentro, aveva raggiunto il limite.
Una sera non tornò a casa."
"Sai, ti capisco."
"In che senso?"
"Quella mattina mio padre si alzò. Era felice, forse di più degli altri giorni. Si prese la giornata libera e non andò a lavoro. Mi venne a prendere prima da scuola, dicendo che avevamo una riunione di famiglia. Mi portò al parco, al cinema. Poi mi portò sul ponte vicino casa mia, mi prese per mano e mi disse -"vedi Hea, anche se le persone vanno via, in realtà sono sempre vicino a te. Sempre. E ti vorranno sempre Bene."- Ero ingenua e non capì subito. Tornammo a casa e si mise a cucinare lui. Preparò il mio piatto preferito. Andò a comprare dei fiori alla mamma e prese dei giocattoli a mio fratello. La mattina dopo si svegliò. Prese la sua macchina ma non andò a lavoro. Andò al ponte. Superò il recinto e si buttò. Quindi si. Ti capisco."
"Mi disp-"
"No ti prego, non voglio passare per la vittima" Disse lei appoggiando una mano sulle mie labbra.
La presi e la guardai negli occhi, stringendo anche l'altra.
"Mi prometti una cosa.?"
"Ovvero?"
"Non te ne andare." Dissi io con gli occhi lucidi.
Lei lasciò la presa e appoggiò le mani sulle mie guance
"Non lo farò."
Sorrisi e lei ricambiò.


"please don't go".-눈-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora