CAPITOLO I

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Due occhi vitrei, impregnati di stanchezza a girovagare senza meta lungo la cucina, posandosi come d'abitudine su un quadro in particolare a spiccare tra molti altri, resi quasi ridicoli dalla sua bellezza

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Due occhi vitrei, impregnati di stanchezza a girovagare senza meta lungo la cucina, posandosi come d'abitudine su un quadro in particolare a spiccare tra molti altri, resi quasi ridicoli dalla sua bellezza. Ne osservò meticolosamente ogni particolare, ogni pennellata di colore riportando alla mente l'odore di quel piovoso pomeriggio di diversi anni prima; era al fianco di sua madre che, quasi approfittando di quel cielo plumbeo riportò la primavera dentro casa, modellando con il colore rosa dei piccoli petali a volteggiare nella parte destra della tela contrastando quella tenue tonalità con un intruglio di colori vivaci a movimentare il resto del paesaggio: dalla collina ricolma di grano d'un giallo accecante a dei semplicissimi fili d'erba a costeggiare il recinto di una casa dai mattoni rosso fuoco. Quel giorno di diversi anni prima si era divertito a sporcarsi le manine di tempera per spalmarle su un foglio bianco, mantenendo la sua attenzione alla cura e alla grazia di sua madre che con movimenti lenti dava vita a quell'opera d'arte che creò esclusivamente per il figlio " quando io e papà staremo fuori per lavoro, tu avrai la compagnia di questo paesaggio fresco e primaverile, così non ti sentirai mai solo. "
Eppure era da tempo che quel quadro gli trasmetteva solo un senso di malinconia prendendo irrimediabilmente posto sulle emozioni di affetto e serenità che gli donava inizialmente. Si sentiva come uno di quei petali rosa a volteggiare immobili in quel quadro, la sua era una lenta caduta, ondulata e piena di aspettativa. Doveva solo attendere, lasciarsi cullare dal vento, caldo ed effimero a decidere il suo destino, ormai troppo debole lui per reagire, o meglio, troppo stanco.
Quel groviglio di pensieri venne smorzato dalla voce del suo maggiordomo, che, dopo essersi assicurato che la tazzina tra le mani di Jimin fosse vuota ( pienamente cosciente del fatto che se avesse aperto bocca prima di far finire il primo caffè della giornata al giovane, dalla bocca di quest'ultimo non sarebbero uscite parole tenere ) prese parola:

"I suoi genitori la desiderano al telefono."

"Dì loro che sono uscito." non un movimento ad intaccare sull'espressione impassibile dell'uomo; come al solito non aveva apprezzato la sua ironia. Jimin sospirò rassegnato e si portò svogliatamente nel salone principale per rispondere al telefono fisso:
"che c'è?"
" tesoro buongiorno, ho chiamato per informarti che il natale quest'anno lo passeremo insieme."
"d'accordo." Lasciò cadere quella misera conversazione tornandosene poi in cucina.

" tornano per natale. " un lieve inchino e il maggiordomo, preso nota mentalmente di tutte le cose da fare per il rientro dei padroni di casa, lasciò la stanza per informare il resto del personale.

Agorafobia ( Jikook )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora