1- Circo

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Mi ritrovai in un circo abbandonato, all'apparenza tranquillo, provai a ricordare come o cosa mi avesse portato lì, ma nonostante gli innumerevoli sforzi non riuscì a ricordare nulla. L'unica cosa sicura in quel preciso istante era il lancinante dolore alla testa, come se qualcuno o qualcosa l'avesse spaccata. Portai la mano alla testa ma non c'era una minima goccia di sangue, per fortuna aggiungerei.
Nessun suono era udibile, neanche il volare di una mosca, tutto era immenso nel silenzio assordante, sentivo solamente: il mio respiro, i miei movimenti e il battito del mio cuore.
Anche l'odore del posto era strano, era misto a zolfo e muffa, un odore che il mio naso stava percependo come nauseabondo.
Mi alzai dal pavimento con grande fatica, sentivo il corpo estremamente pensante, quasi attaccato al suolo da una forza gravitazionale raddoppiata, inoltre il mal di testa non aiutava per niente anzi mi faceva sentire più fuori luogo, più nell'ignoto di quanto già non lo fossi.
Guardandomi intorno mi accorsi che ero solo; la luce prodotta da alcune lampade attaccate al soffitto rendevano la stanza visibile in alcuni punti e in altri la luce non arrivava. La luce era di una tonalità rosso porpora, non aiutava per niente neanche lei, rendeva tutto più macabro, dentro di me andava crescendo la paura.
Mi sentivo in un film dell'orrore.
Mi misi ad osservare meglio lo spazio attorno a me, le uniche cose che mi circondavano erano gli attrezzi del circo e sulla mia testa un tendone rosso e giallo faceva da tetto.
La stanza era circolare e io mi trovavo al centro di essa, il perimetro circolare del cerchio era coperto da specchi e il soppalco che doveva contenere gli spettatori era anch'esso coperto di specchi.
Non mi chiesi chi li portò lì, sarebbe stata una domanda senza riposte come le altre.
Ebbi come la sensazione che un solo oggetto all'interno della stanza era moltiplicato a causa del riflesso procurato dagli specchi; provai a muovere una palla che si trovava per terra e vidi che si mosse tante volte quanti i riflessi da essa procurati.
Feci un giro su me stesso per osservare meglio tutta la stanza, non c'era nessuno, né una persona né un animale né un giocoliere.
Avrei preferito che con me ci fosse un qualunque animale: una giraffa, un elefante; si dice che gli animali hanno un istinto di sopravvivenza superiore all'essere umano inoltre saprebbero uscire da qualunque situazione grazie al loro agire senza ripensarci, ma sfortunatamente non avevo neanche la compagnia di un animale.
Quando finì il giro su me stesso vidi un corridoio, anch'esso illuminato con quella luce color porpora.

Mi misi a camminare per il lungo corridoio. Camminavo un po' impaurito ma la situazione degenerò quando vidi che la luce si spense, ma non mi chiesi il perché, sicuramente qualcuno ammaccò l'interruttore, ma in quel momento non fui in grado di ragionarci e cacciai fuori dalla mi bocca un urlo molto acuto. Dopo lo sfogo capì che semplicemente qualcuno aveva premuto l'interruttore visto che la luce tornò subito dopo. Quindi qualcuno era presente all'interno della stanza, la cosa mi faceva ancora più paura.
Continuai a camminare fino a quando alla fine del lungo corridoio trovai una porta con sopra un cartello: MARK, un nome scritto sopra.
Bussai...non ottenni risposta.
Aprì lentamente la porta, la luce anche lì era debole illuminava lo specchio e una sedia sulla quale era seduto un uomo che vidi di spalle.
Mi introdussi completamente nella stanza e rimasi stupito nel non vedere il riflesso dell'uomo sullo specchio, non poteva essere un fantasma o un morto, assolutamente no. Cacciai via qualunque pensiero negativo e mi incamminai verso l'uomo.
All'apparenza sembrava buono...appunto all'apparenza; quest'ultimo si girò di scatto verso di me, mi diede la possibilità di vedere il suo ghigno malvagio e la sua faccia, era un pagliaccio colorato con il sangue, parte del sangue fuoriusciva dalla bocca e riuscì a capirlo dall'odore che emanò non appena si avvicinò verso la mia faccia.
Mi impressionò a tal punto di scappare ripercorrendo il lungo corridoio pieno di specchi, caddi anche una volta ma mi rialzai.
Il pagliaccio si specchiava in ognuno degli specchi e, come se volesse prendermi, si sporgeva con le mani verso di me.
Arrivai nella stanza iniziale quella grande con tutti gli attrezzi e circolare, fu in quel momento che caddi di nuovo a terra un brivido mi attraverso la schiena...tutto fu peggiorato dallo spegnersi delle luci... 



....e caddi nel vuoto.

Θάνατος (morte) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora