D'innanzi al suo sguardo possente, avvertivo il mio castello di carte sbriciolarsi, la felicità colmarsi ed una soave mancanza saziarsi. I dubbi persistenti non eran altro che lontani pensieri che scorgevo verso l'orizzonte.
In quel momento tutto mi sembrava fermo nella sua confusione e perfetto nei suoi peccati, celati da un sorriso magnetico ed uno sguardo rassicurante.
Avevo una risposta incerta, ma ciò che confermavo con tutta me stessa era il ritmo del mio battito cardiaco, che picchiava sempre più forte ad ogni suo passo, lasciandomi nel mio dolce dolore.Perché questa lenta agonia prova il mio povero corpo? Cosa ho mai fatto di male per tastare una tal sofferenza in questa ansiosa attesa?
Le domande si formavano senza aspettare che le risposte arrivassero, e volavano via con altrettanta velocità, lanciandomi lì, in balia dei miei respiri trattenuti.
La sua mano sfiorava la mia, chissà quante altre mani avrà accarezzato in quel modo prima della mia, e quante ne accarezzerà ancora; al sol pensiero, il mio animo si colorò di un viola intenso, gelosia.
Gli occhi segnati da una stanchezza palpabile, ma brillanti di una cieca follia, che induceva lo sguardo ad annegare tra quelle bramose fiamme colme di un insano desiderio.
Lo spirito seduce, le parole persuadono, molte sono state le vittime cadute sotto i morsi della sua voce suadente.
Eppure, conscia di ciò, il mio animo non poteva far altro se non abbandonarmi completamente tra le grinfie di un sentimento altrettanto pericoloso e potente: l'amore.Una stretta mancata ed un distacco imminente, la perdita d'interesse è visibile persino ad occhi chiusi: nessuna carezza.
Globuli rossi infettati dal dolore, scorrono nelle nostre vene, ma sei incosciente dei sapori amari delle tue gesta e dei tuoi pensieri.
Sorrisi dettati dai comandi delle labbra. Vicini ma altrettanto lontani, da sfumare nei colori dei ricordi.Persi siamo, tra la folla danzante sotto un manto celeste, ricoperto da gocce di cristallo liquido. In lacrime il mondo sottostante a noi, in lacrime i ricordi impressi sulla pelle, in lacrime i colori della felicità.
Gocce candide d'avorio grezzo, non ancor lavorato per essere esibito sul più luminoso dei palcoscenici, giacciono morenti sulle pelli seccate di spoglie marcie.
Oscuro. Intorno a noi regna il buio, la notte. Chi ha spento quella fiamma che bruciava con il massimo del suo ardore? È stato il suo pianto straziante di cui hai negato l'esistenza?
O neve, custodisci questo tesoro dolente e questo scrigno lercio tra le due tiepide braccia, mi affido alla tua inconsapevolezza e alla cecità di questo misero secondo, non lasciar che si accenda mai più, questa fiamma d'inverno.
~K.L.