Capitolo 3

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«Eccoci arrivati, lasciamo qui la barca!» disse il biondo, spegnendo i motori e raggiungendo la scaletta per scendere.

I tre avevano ormai toccato terra, anche se non sapevano bene dove fossero, ma da qualche parte sarebbero pur dovuti andare.

Il paesaggio era solamente boschivo, tolto l'oceano, da cui erano arrivati, ma per il resto non c'era nient'altro che foresta.

«Ok, adesso vediamo dove si trova Lìmon...» fu Rick a parlare, intento a prendere il suo smartphone dalla tasca dei pantaloni, per accedere a Google Maps.

«Lìmon?» chiese la mora, scoppiando in una sonora risata insieme all'amica, «stai cercando cibo?» chiese ancora, sempre ridendo.

«La prossima volta studiate meglio geografia... Lìmon è una città della Costa Rica...» rispose lui, spiazzando le ragazze, che smisero subito di ridere, vista la figura che avevano appena fatto.

«Comunque, c'è un problema!» aggiunse il ragazzo subito dopo, mettendo via il telefono e guardando le due amiche, già preoccupate.

«Cosa è successo ora?!» domandò la riccia, esasperata, iniziando ad intuire il perché Rick avesse messo via il cellulare.

«Non c'è campo qui, quindi non funziona internet, perciò non possiamo orientarci...» rispose lui, affranto dalla cosa, iniziando già a pensare ad una soluzione.

«Che?!? Rimarremo qui?!» chiese Daniela, avvicinandosi al ragazzo con aria disperata.

«No... Ma possiamo camminare fino alla città. Credo sia da quella parte...forse...» accennò il biondo, indicando Est, oppure Ovest, non lo sapeva nemmeno lui.

Intanto il cielo non era dei migliori, anzi, si stava annuvolando parecchio e il vento stava aumentando.

«Andiamo dentro a questa foresta prima, sarà meglio farci un rifugio... Non ci tengo a lavarmi!» propose la riccia, raggiungendo gli altri due, che accettarono subito, incamminandosi verso gli alberi.

Una volta entrati, tutto era perfettamente uguale, non c'era più modo di orientarsi.
L'ambiente era per lo più buio, vista l'ombra dei grandi alberi, salvo qualche zona illuminata, ma dato il brutto tempo, stavano scomparendo pure quelle poche luci.
Qualche insetto camminava a terra, ma nulla di esagerato, solo qualche formica o scarafaggio... Poteva andare peggio, tenendo conto che si trovavano in una grande area boschiva, apparentemente senza fine.

«Che schifo!» disse la mora, cercando di evitare le pozzanghere che si trovavano a terra, iniziando a saltellare con un piede solo, una volta che la sua scarpa destra finì dentro l'acqua.

«Dany, meglio se cammini normalmente, dobbiamo trovare un posto dove stare durante l'acquazzone che arriverà tra poco...» la mise in guardia Alessia, facendo sì che l'amica smettesse di saltellare, seppur la sua scarpa fosse piena di fango.

I tre, una volta trovato uno spiazzo di terreno senza alberi, decisero di appostarsi lì, seduti sui grandi sassi che si trovavano accanto al posto.

«E ora? Che si fa?» chiese la riccia, guardandosi intorno, aspettando una risposta da parte del ragazzo.

«Aspettiamo che finisca di piovere e poi ci rimettiamo in viaggio?» rispose lui retorico, alzandosi in piedi e privando a guardare in alto, ma gli alberi oscuravano la vista del cielo.

«Ma se piove credi che non arrivi? Ci bagneremo di sicuro!» disse sbuffando la mora.
Già aveva una scarpa piena di fango, non voleva ridursi peggio, anche perché avrebbe dovuto prendere un aereo poco più tardi.

«Pazienza! Cosa volete che sia un po' di acqua?» domandò il biondo aprendo le braccia e sentendo subito dopo qualche goccia cadere sulle mani.

«Bene, buona doccia a tutti...» disse Alessia, mentre le gocce di pioggia scendevano più velocemente attraverso le chiome degli alberi.

Quello che poteva assomigliare ad un piovigginare passeggero, si tramutò ben presto in un acquazzone.
Stava piovendo a dirotto, mentre i ragazzi tentavano di coprirsi, mettendosi appena sotto il tronco degli alberi, dove le chiome erano più fitte.
Sembrava non smettere più, stava piovendo da ben venti minuti circa, se l'orologio della mora non sbagliava.

«Rick... C-Cos'è quella cosa d-dietro di t-te?» chiese tremando la riccia, dopo il silenzio di mezz'ora, indicando alle spalle del biondo, con espressione mista tra lo spaventato e il traumatizzato.

Il biondo allora, tranquillo come sempre, si girò con calma, notando uno "sfondo" marrone.
Non fece in tempo ad aprir bocca che quello "sfondo" emanò un ruggito.
Indietreggiò piano, notando subito cosa aveva realmente alle spalle.

«Ragazze... Correte! Abbiamo un Triceratopo accanto a noi!» gridò con tutta la voce che aveva, accelerando verso le due amiche e correndo il più velocemente possibile, afferrando il braccio di entrambe.

I tre ragazzi corsero come mai avevano fatto prima, come se dovessero affrontare una maratona, mentre ogni due per tre, Daniela si girava per confermare che quel "coso", come lo chiamava lei, fosse ancora lì dietro.
Ed era effettivamente così, il dinosauro si ostinava a raggiungerli, passando attraverso gli alberi ed abbattendo quelli che si posizionavano in mezzo alla sua strada.
Di quella parte di foresta rimase ben poco, visto che gli alberi erano ormai a terra, sradicati dal terreno per colpa del dinosauro.
Intanto la pioggia continuava a cadere, e i ragazzi dovettero far attenzione a non cadere o scivolare, essendo che ciò avrebbe potuto compromettere la loro salute, a ancor peggio, salvezza.

«Veloci! Qui dentro!» esclamò Rick, indicando una specie di vecchia capanna nella foresta, ed entrando di scatto, tirando dentro anche le altre due ragazze.

«Dici che ci troverà?» chiese preoccupata la riccia, con il fiatone, appoggiando una mano sulla spalla del biondo, per non cadere a terra dalla stanchezza.

«Non so, ma per ora restiamo in silenzio...» rispose lui, altrettanto preoccupato, e sussultando non appena si trovò la mano di Alessia sulla spalla.

«Ho paura ragazzi!» si aggiunse poi la mora, intenta a fare avanti e indietro senza fermarsi.

«Non preoccupatevi, è erbivoro. Non potrebbe mangiarci! La peggiore delle ipotesi sarebbe rompersi qualcosa dopo essere stati colpiti dal suo corno... Intanto vediamo cosa c'è qui!» rassicurò Rick, iniziando a guardarsi intorno per capire dove fossero.

La capanna era piccola, poco spaziosa, tanto che i ragazzi avevano ancora più caldo di quanto non ne facesse fuori da lì.
Era fatta di legno e all'interno c'era qualche ceppo a formare dei "tavolini", ma troppo piccolo pure per sedersi.
Le pareti erano piene di muschio verde e il legno era perlopiù marcio, tanto che sarebbe bastato pochissimo per farla crollare.
Non c'erano finestre né aperture, tolta la sottospecie di porta d'ingresso, anch'essa ridotta malissimo.

I ragazzi si zittirono non appena sentirono i passi del Triceratopo farsi più vicini, per poi sentirli meno...sempre meno, fino a sparire.
Erano salvi!

«Se n'è andato!» disse il ragazzo, prima di uscire, accertandosi che il dinosauro fosse veramente andato via e tirando un sospiro di sollievo alla vista della foresta sola, senza creature indesiderate.
Pure la pioggia aveva smesso, il cielo aveva iniziato a schiarirsi, lasciando spazio ad uno spiraglio di sole.

«Siamo ancora vivi! Yeah!» gridò Daniela, tirando su le braccia e chiudendo i pugni, classico gesto di festeggiamento.

«E speriamo di esserlo ancora per molto...» aggiunse poi la riccia, guardando in alto, sperando che quell'incubo finisse il prima possibile.

Ehi! Buon venerdì a tutti!
Ho pubblicato questo nuovo capitolo perché era richiesto molto 😂
Detto ciò, stellina e commento per dirmi cosa vi piace o cosa non vi convince! Mi aiuta molto!
A prestoooo

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