Capitolo tre.

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O é un estraneo, o é...il postino. Guardai attraverso il vetro della finestra vicino la porta e vidi il postino.

"é solo il postino?!" protestò quasi deluso Luke.

"volevi un killer assassino?" chiesi aprendo la porta -senza chiuderla alle mie spalle- e andando verso la cassetta della posta.

"sarebbe stato più interessante" brontolò a bassa voce Luke, probabilmente convinto che non lo sentissi.

"uh, molto interessante" dissi mentre con un piccolo salto superavo i due scalini che mi separavano dalla soglia di casa "che fai Luke?!" continuai guardandolo lì appollaiato sul bracciolo del divano.

"niente" disse tirandosi in dietro e facendo un tonfo sul divano, sdraiandosi "quella non é una lettera dalla tua scuola?" mi fece notare indicando l'unica lettera che sembrava non essere pubblicità spazzatura. come faceva a sapere il nome della mia scuola?

"sì" mormorai tirandola fuori dal mazzo nutrito di lettere che tenevo tra le mani mentre mi sedevo accanto a lui.

"posso?" chiese lui sollevandosi di poco e sfilandomi delicatamente la lettera di mano prima che potessi rispondere.

Lesse per un po', quasi annoiato, poi lo vidi sgranare gli occhi per lo stupore "ti hanno espulsa" disse, per poi aggrottare di poco la fronte "ma non hanno specificato la motivazione"

"non é la prima volta che succede" mi giustificai, era la terza espulsione nel giro di tre mesi, la seconda nella stessa scuola, non c'é la motivazione perché non esiste...mi spiego meglio, prima mi avevano espulsa per un motivo valido, per una cosa che avevo fatto, poi mi avevano riammessa perché il mio dolce e innocente padre aveva intrapreso una relazione con la preside o la vice preside, adesso molto probabilmente mi hanno espulsa perché il mio dolce e innocente padre avrà lasciato la signorina. Luke stava per dire qualcosa quando papà ha spalancato la porta e dando dei colpetti qua e là, é venuto da me e -con l'alito puzzolente di alcool- mi ha chiesto le chiavi della macchina, al che mi sono rifiutata.

"in queste condizioni non guidi, mio caro, guido io" dissi afferrando saldamente le chiavi.

"non hai l'età" si intromise Luke.

"in Europa no, qui sì" dissi, eppure ero convinta che lo sapesse...ma va bene così. Uscii di casa e andai dritta in macchina, sei minuti dopo mio padre e Luke arrivarono, papà si sedette accanto a me al posto del passeggero e Luke si sedette dietro.

"se sei stanca, o non te la senti, può guidare Luke" disse papà una volta addolcitosi.

"non sono stanca" dissi mettendo a moto.

"il fatto é che devi guidare fino all'aeroporto a prendere la madre e la figlia di Luke, non vorrei che-" bloccai il bel discorso che mio padre che aveva iniziato per dirmi -tra le righe- che non voleva fare brutta figura con la bella donna che doveva andare a prendere, da solo.

"non ho cinque anni, Aidan" dissi -mantenendomi sul suo discorso di stanchezza, età, e cose varie- senza mai distogliere lo sguardo dalla strada. Papà rimase in silenzio, arrivammo in aeroporto, e di fatti non criticò la mia guida impeccabile, perché é impeccabile.

Dopo circa un quarto d'ora Luke si alzò di scatto dalla sedia di plastica su cui era seduto e fece un cenno con la mano verso una signora, non troppo vecchia, con una bambina in braccio, che immaginai fosse sua madre. La signora venne subito verso di noi, salutò in modo eccessivamente affettuoso Luke, poi mise a terra la bimba e abbraccio papà, la cosa mi suonò strana, visto che lo ha abbracciato come si abbraccia un vecchio amico che non si vede da anni. Poi guardò verso di me.

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