2-Il caso

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Due ore dopo l'FBI si trovava sulla scena del crimine, dove poco prima era il killer. Quel Modus Operandi non era a loro sconosciuto, avevano già trovato altri due corpi nelle stesse condizioni.

La prima volta poteva essere un caso.

La seconda una coincidenza.

Ma alla terza era uno schema.

Tutte e tre le vittime presentavano segni di strangolamento, indossavano vestitini floreali e avevano gli occhi cuciti. Non vi erano invece segni di alcuna violenza fisica.

Indossavano al collo un foulard leopardato che al 99% dei casi era l'arma che il soggetto ignoto utilizzava per ucciderle.

Nella base dell'FBI, l'unità di analisi comportamentale si era riunita. Vi erano cinque profiler professionisti, tra i migliori al mondo, che non si lasciavano sfuggire un singolo killer. E anche questa volta sarebbe stato lo stesso.

L'agente speciale Morgan iniziò a tracciare il profilo del serial killer.

"Il killer che stiamo cercando è un uomo tra i quaranta e i cinquanta anni. Non ama stare a contatto con la gente forse a causa del suo cinismo e della sua avidità. Non è sposato e non ha figli. Tratta le sue vittime con cura, infatti le lascia stese sul letto, e senza alcuna traccia di sangue. Vuole lasciarle intatte. E' preciso nel suo lavoro, cura anche il più minimo dettaglio. E' fiero del suo operato e vuole che sia ammirato per compiacersi, questo ci dimostra che è una persona debole, che sul lavoro si lascia intimidire molto facilmente dai suoi superiori. Un particolare importante sono gli occhi che vengono cuciti. Il serial killer vuole che la vittima lo osservi anche da morta. Inoltre, le riveste allo stesso modo per renderle tutte uguali, questo ci fa indurre che il killer stia ricreando l'immagine di una persona."

L'agente delineò con cura il profilo del soggetto ignoto e lasciò la parola al suo collega Miller.

Miller osservò negli occhi le persone che erano davanti a lui per poi spostare lo sguardo sulle foto delle vittime. "Il killer conosce bene le donne, le sceglie accuratamente. Ne osserva i comportamenti, spia le loro conversazioni, ne controlla gli spostamenti per giorni e poi agisce al momento giusto. Tutte e tre le vittime hanno un collegamento: sono sposate con dei figli a carico."

"I cadaveri sono stati trovati tutti nel raggio di 10 chilometri quindi è qualcuno che vive in questa zona e la conosce bene così come conosce i cittadini" constatò un altro agente.

"E potrebbe spostarsi con un pick-up o con un suv" disse Miller.

L'agente Morgan riprese parola. "Il killer è un uomo che ha un tragico passato forse ricollegato ai rapporti con la madre e questo spiegherebbe la sua ripugnanza verso le donne."

Una volta che fu tracciato il profilo del killer bisognava trovarlo e fermarlo prima che attaccasse nuovamente.

Un dettaglio saltò all'occhio dell'agente, un dettaglio che a tutti loro prima era sfuggito. I figli delle vittime frequentavano tutti la stessa scuola, questo stava a significare due cose: Il serial killer faceva parte del personale scolastico e conosceva le sue vittime di persona.

"Questo spiega perché non vi era alcun segno di effrazione", disse l'agente Smith, una donna di giovane età con poca esperienza ma tanto in gamba nel suo lavoro.

"Con una scusa si reca a casa della vittima, la donna lo fa accomodare per un thè e mentre è di spalle viene strangolata" ipotizzò ora Miller.

"Per non lasciare alcun segno di trascinamento la porta in braccio fino alla stanza, dove le lega i polsi e le caviglie e la riveste con degli abiti tutti uguali!" continuò Smith.

"Ma che senso avrebbe legare polsi e caviglie se è già morta?" constatò Miller.

"Perchè non vuole che la sua opera sia toccata o spostata. Vuole che sia immobile in quella stessa posizione" affermò solenne Morgan.

Miller annuì.

Tutti gli agenti si misero all'opera.

Per prima cosa contattarono la scuola che subito fornì loro l'identità di chi vi prestava servizio.

In seguito controllarono ognuno di loro, escludendo le donne, cercando chi avesse dei precedenti penali o avesse ricevuto denunce in precedenza.

Risultarono tre uomini, due dei quali non corrispondevano al profilo.

Restava soltanto un uomo: non sposato, senza figli, che abitava poco distante dall'ultima vittima e aveva intestato a suo nome un pick-up.

L'indirizzo fu subito trovato grazie a Charlie che era un vero genio dell'informatica e una squadra dell'FBI fu mandata sul posto.

L'uomo era un bidello, quindi vedeva spesso le mamme accompagnare i figli a scuola e venirli a prendere.

L'agente Miller con un calcio sfondò la porta ed entrò a tutta carica fiancheggiato da Morgan e Smith.

"Via libera" gridò ai suoi colleghi.

In casa non c'era nessuno e iniziarono a perlustrarla da capo a fondo.

Smith trovò in un cassetto una foto di una donna, che pensò essere la madre del killer, vestita con un abitino a fiori. Nello stesso cassetto un'altra foto con lo stesso soggetto che ora indossava un foulard leopardato al collo.

"Il puzzle inizia ad incastrasi" pensò e ripose i due oggetti in una busticina di plastica trasparente. Erano delle prove fondamentali.

Morgan trovò nello scantinato una miriade di foto che il killer aveva scattato alle sue vittime in qualsiasi momento della giornata. Era inquietante agli occhi di un esterno.

Oltre alle foto delle tre vittime già trovate ne notò altre che mostravano una donna sempre bionda. L'agente dedusse che quella sarebbe stata la prossima vittima e che non avevano più tempo da perdere, dovevano sbrigarsi.

Charlie, seduto nella sua postazione, individuò subito l'identità della donna e mandò tutte le informazioni che era riuscito a ricavare al suo superiore.

Arrivarono nel minor tempo possibile davanti casa della donna, e come avevano fatto in precedenza entrarono di soppianto, sfondando la porta. Non avrebbe avuto senso aspettare che qualcuno li aprisse.

Il serial killer stava per strangolare la donna che cercava di liberarsi dalle sue grinfie.

L'uomo distratto lasciò la presa sulla donna, che riuscì a liberarsi e scappare in direzione di un agente.

Non potè far altro che alzare le mani al cielo non avendo alcun tentativo di fuga. Era accerchiato da una decina di agenti in divisa che gli stavano puntando la pistola contro.

L'agente Morgan lo ammanettò, gli spiegò tutti i suoi diritti e in seguito fu scortato in una prigione federale da altri agenti, in attesa del processo.

La madre dell'uomo l'aveva abbandonato quando aveva soli 7 anni nelle mani di un padre alcolizzato. Lui sceglieva donne con capelli biondi, come quelli della madre, le vestiva allo stesso modo e le uccideva con un foulard simile a quello che lei era solita indossare.

Vedeva in ogni donna sua madre, e le sottraeva ai loro figli proprio come era stato fatto a lui. La madre si era suicidata e lui ogni misero giorno l'aveva passato domandandosi il perché. Negli anni la tristezza si era trasformata in rabbia verso la madre.

L'agente Morgan guardò soddisfatto i suoi colleghi e si complimentò sinceramente con loro.

Sono i comportamenti che si assumono a definire una persona ed essi la maggior parte delle volte riescono a spiegare molto più delle parole.


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