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Avvertenze & cose varie che dovreste sapere prima di leggere questa storia e LEGGETELE.

La primissima cosa che dovete sapere è che tratta di un DCA ovvero un disturbo del comportamento dell'alimentazione. Non verrà mai specificato quale o si entrerà nel dettaglio della diagnosi perché ritengo sia troppo difficile rappresentare qualcosa di così preciso + non penso di essere così informata e non penso neanche basti leggere su internet o su un manuale di psichiatria. La voce narrante soffre di DCA e ragiona come un DCA quindi vi esorto a non prendere nulla sul serio di ciò che pensa perché sono pensieri di una persona malata. Molte cose non hanno senso o sono completamente autodistruttive ma lui non se ne rende conto. Vi prego di tenere conto di questa cosa e se qualunque cosa di questa storia vi triggera vi prego di non leggere.

Inoltre, verrà anche presentato un caso di totale insensibilità e empatia. Ancora, è un comportamento che riconosco essere sbagliato e dannoso specialmente se esercitato dalla persona che qui lo esercita e può sembrare quasi grottesco ma ha un senso. In questo caso vi prego di aspettare la fine della storia e giudicare.

Per ultima cosa, non voglio in alcun modo romanticizzare i DCA. Non voglio assolutamente che ciò che ricevete da questa storia sia che si possono curare grazie a una persona o altro perché non è così. Spero che sarà chiaro andando avanti, che è una storia del rapporto che si crea fra due persone di cui una malata di DCA. Voglio parlare di due modi di vedere il mondo - di cui uno ovviamente malato - e di due persone diverse che si confrontano. La cosa finisce lì.

Ultima cosa, un po' meno seria: aggiornerò ogni volta che ho un capitolo pronto, sto scrivendo un'altra storia che è il mio focus principale al momento ma voglio comunque anche scrivere questa storia. Avrà 13 capitoli escluso questo, forse un epilogo, ha una trama molto semplice quindi non dovrebbe portare via troppo tempo.

Per il resto spero che vi piacerà also GERARD QUANTO ERA BELLINO COI CAPELLI ROSSI?




***

Mi trascino dietro mia madre, cercando di ignorare l'odore intorno a me. Non ho mai creduto all'esistenza di un "odore degli ospedali" finché non ci sono entrato la prima volta. È penetrante, asettico, fa venire in mente il disinfettante, probabilmente è disinfettante. Tutto deve essere immacolato, dalle piccole sedie arancioni delle sale d'attesa ai pavimenti piastrellati con un orribile motivo che mi ricorda la sabbia. Ogni volta che sento questo odore penso al pulito e mi sento sempre più sporco. È come se chili e chili di marcio mi si attaccassero alle ossa rendendole pesanti, è come se fossi io pieno di germi e batteri che chiunque pulisca gli ospedali deve fare così tanta attenzione ad eliminare. Ogni volta che sento questo odore ed entrò in ospedale, mi sento così pesante che mi chiedo come possa anche solo riuscire a camminare.

Mia madre non lo capisce mai. Mi intima di fare veloce, di smettere di trascinare i piedi, tenendomi per un polso come se fossi un bambino e tirandomi verso lo studio del mio dottore. Del mio psichiatra anche se lei non lo chiama mai così. Gli psichiatri non sono veri dottori. Sono una specie di versione evoluta degli psicologi, e trovo un po' un controsenso che mamma non lo chiami col suo nome. Del resto, non è mai stata contenta di ammettere che sono malato. I malati vanno dal dottore. Dallo psichiatra ci vanno i figli dei ricchi per superare i loro traumi inesistenti e per avere qualcuno che li ascolta, anche se a pagamento. Ci vanno anche i pazzi, ma sono sempre stato convinto che i pazzi quelli veri fossero confinati in una specie di manicomio. O qualunque cosa esista ora al posto dei manicomi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 02, 2018 ⏰

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