Esca

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"Come ho fatto a lasciarmi convincere?", pensai, "è da pazzi. Morirò, di sicuro. Come ho fatto a farmi convincere? Io, la ragazza più fifona dell'universo."
Me ne stavo seduta su una panchina, ad aspettare. E puzzavo. Sì, davvero. Il Dottore mi aveva detto che quegli insetti facevano affidamento completamente sull'olfatto, per cacciare, perciò mi aveva fatta correre in tondo per un po', per farmi sudare. Io non avevo capito a cosa servisse, finché lui non aveva detto: -bene, ora, il piano è questo: tornerò a qualche minuto dopo che siamo scappati, così che siano ancora a stomaco pieno e volino più lentamente. Tu uscirai e ti metterai sulla panchina più vicina, così che io possa vederti. Quando avranno sentito il tuo odore si avvicineranno e ti seguiranno, tu entrerai dentro al Tardis, correndo più veloce che puoi. Una volta dentro il Tardis, devi andare al piano di sotto e, correndo più velocemente che puoi, arrivare alle altre scale, che ti riporteranno qui. Tutto chiaro?-
Ero rimasta a bocca aperta e mi ci era voluto un po' per capire cosa stesse dicendo, ma quando lo ebbi capito, protestai.
-Perché non te ne stai tu fuori ad aspettarli e io me ne sto al sicuro nel Tardis?-, gli avevo chiesto, incrociando le braccia, dopo cinque minuti di discussione. Forse stare con il Dottore non mi piaceva poi così tanto.
-Perché io dovrò regolare il Tardis in modo da produrre un campo di forza che impedisca a quegli insetti di venire al piano di sopra, quando saranno giù-, con questo aveva messo fine alla nostra discussione e, tirando la leva, ci aveva riportati al punto e al luogo di prima, continuando a ripetere quanto fosse pericoloso ciò che stava facendo, visto che poteva facilmente sbagliare rotta e riportarci al momento in cui avevamo iniziato a parlare, per esempio, a quel punto avremmo visto i noi stessi del passato e probabilmente l'universo sarebbe esploso o roba simile.
Mi sentii una stupida a stare lì, seduta su una panchina, a guardarmi intorno, non c'era anima viva. Pessima scelta di parole.
Il Dottore mi lanciava occhiate dal pannello di controllo, attraverso la porta aperta del Tardis, sorridendomi. Mi faceva sentire più sicura, nonostante tutto. Non abbastanza, comunque, visto che a breve avrei dovuto affrontare degli insetti alieni. O magari no. Magari se n'erano andati. Magari.
In giro non c'era nessuno (molto meglio di "non c'è anima viva"): era ancora l'ora di pranzo, gli studenti erano andati via tutti e i professori probabilmente li avevano preceduti.

Un ronzio mi distrasse dai miei pensieri e mi fece tornare alla realtà: lo sciame si stava avvicinando e velocemente. Avevo sperato, per un momento, che gli insetti se ne fossero andati, che fossero il problema di qualcun altro. Che cosa orribile da dire, considerando il fatto che erano insetti divoratori ed io ero protetta probabilmente dall'unica persona che poteva fare qualcosa.
Avevo guardato, in TV, le avventure del Dottore per giorni e giorni e anni, sognando.
Non avevo capito che le avventure che tanto avevo sognato erano più spaventose che divertenti.
Oh andiamo, avevo incontrato il Dottore, lo avevo incontrato DAVVERO e come prima sfida avrei dovuto affrontare degli insetti?! Se questa non è sfiga...
-Dottore-, gridai, cercando di mettere da parte la paura e i pensieri, -arrivano! Preparati!-
Aspettai che mi arrivassero abbastanza vicini da non rinunciare, ma abbastanza lontani per non rischiare che mi prendessero. Non era facile, per me, aspettare su quella panchina mentre uno sciame di orrendi calabroni dentati mi si avvicinava. Avevo paura degli insetti.

Gli insetti si dividono in due categorie: quelli che mi fanno paura e quelli che mi fanno schifo.

Finalmente mi alzai da quella panchina, ero rimasta più che potevo, mentre ogni mia cellula mi urlava di andarmene. Come aveva detto il Dottore, non erano affamati e quindi erano più lenti: non avevano bisogno di cibo, mi cacciavano per semplice istinto. Eppure erano ancora velocissimi.
Corsi dentro al Tardis e imboccai le scale per andare sotto la console e, mentre pensavo "morirò, morirò, morirò", corsi di nuovo di sopra. Gli insetti erano a pochi centimetri da me e il Dottore non aveva ancora attivato il campo di forza.
-Ti prego, ti muovi?!- gli dissi, passandogli accanto correndo come una pazza, con uno sciame di insetti a rincorrermi, mentre lui era tranquillo al pannello di controllo. Sicuramente quella scena mi avrebbe fatto tanto ridere, vedendola in TV, ma non era divertente per niente.
-Ci sono, ci sono!- mi avvertì, finalmente, il Dottore, così feci di nuovo il giro e tornai di sotto. Finalmente sentii un bzzz e quando mi guardai indietro vidi che lo sciame aveva cominciato a volare in tondo.
-Finalmente-, sospirai, sedendomi a terra. Ero sudata fradicia e avevo il fiato corto. Una mano dall'alto mi porse una bottiglia d'acqua, che bevvi in pochissimo tempo.
-Ottimo lavoro-, si congratulò il Dottore.
-Già, la prossima volta tocca a te fare l'esca-.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2020 ⏰

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