CAPITOLO I

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A fine concerto si erano spostati a lato, sotto un albero, in modo che la gente potesse passare senza travolgerli. Lei era felicissima, era la prima volta che sentiva la voce del suo cantante preferito dal vivo, a ripensarci le scendevano le lacrime.

Lui invece fissava la gente che passava. Non pensava che così tanta gente potesse riunirsi per uno "scellerato", così lo chiamava. Se ne restava li indignato e ogni tanto la guardava che si asciugava le lacrime. Non capiva.

Lei era così felice per se stessa che non pensava minimamente a quello che poteva provare lui.
Non sapeva che ogni volta che lei si emozionava per quel cantante, lui si ingelosiva e il sangue gli ribolliva nelle vene.

Michael era diventato così possessivo che a lei non era permesso andare ai concerti senza la sua presenza. Non sopportava neanche che la ragazza potesse emozionarsi nel sentire la voce di qualcuno che non fosse lui. Per questo era arrabbiato.
Forse in fondo nemmeno lui si aspettava di combinare un macello più tardi.

Dopo che la maggior parte della gente se n'era andata, lei alzò lo sguardo e fu lí che lo vide. Solo qualche metro di distanza la separava da quello che era stato il suo angelo, la sua guida, il suo artista preferito da sempre.

Sapeva di essersi innamorata della sua voce, ma vederlo a pochi metri distanza, senza alcuna transenna che li separava, le accese una piccola fiamma nel petto.

Aveva gli occhi lucidi, faceva per alzarsi ma l'immagine di quell'angelo era già svanita.
Michael si era messo davanti a lei.
Era visibilmente arrabbiato. Aveva i pugni stretti e la smorfia che aveva in viso era evidente.

" Emma. Ora ce ne andiamo"
La prese per mano.
Presa salda.
Come se la volesse trascinare via con forza.

Prima di essere trascinata verso l'uscita, si voltò un'ultima volta per guardarlo.

Fu proprio in quel momento che i loro sguardi si incrociarono per la prima volta.

La testa di Emma era diventata un calderone di pensieri, non riusciva più a distinguere la realtà dalla fantasia.
Mi ha guardata  pensava
Forse me lo sono immaginata.
Continuava a rivedere l'espressione un po' preoccupata e un po' scocciata di quel ragazzo.

Mic la stava ancora tirando per il braccio, la stretta era diventata più forte, ma lei non se n'era accorta, come poteva?
Quel ragazzo l'aveva guardata negli occhi, si era accorto di lei.

Ma le fantasie nella sua mente svanirono all'istante. Accadde tutto in un lampo. Lei con la schiena attaccata al tronco di un albero e davanti lui, vistosamente infuriato.

"Non ti capisco, dopo tutto quello che ho fatto per te mi ricompensi trascinandomi qui? Per vedere cosa esattamente?
Tu che guardi quell'uomo schifoso che canta le sue stupide canzoni d'amore?
Sei solo una povera illusa se credi che ti possa anche minimamente calcolare!"

"M-ma io..."
Non fece neanche in tempo a continuare la frase che Mic la colpì sulla guancia
In tutta la sua vita non aveva mai provato un dolore così forte, nemmeno quando sua nonna li aveva lasciati a causa del cancro.

Abbassò la testa e con essa il suo sguardo.
Aveva gli occhi incollati a terra.
Non le importava del dolore, continuava a pensare a quel viso d'angelo che pochi minuti fa l'aveva guardata.
mi sono fissata, ora ne pago le conseguenze
diceva tra sé e sé

Michael stava urlando, la incolpava di tutte le cose che gli erano successe nell'ultimo periodo, ma lei era assente, sembrava non ascoltasse neanche.
Era immersa nei suoi pensieri.
Quando alzò lo sguardo verso di lui, la sua testa si spostò a sinistra. Mic l'aveva colpita di nuovo.

Stavolta si lasciò scivolare a terra, sedendosi sul cemento.
"Di certo non merito di stare con una puttana come te. Spero che tu sia felice senza di me. Me ne vado troia."
Prima di lasciarla lì con la schiena attaccata all'albero la colpì un'altra volta, stavolta con il manico dell'ombrello.

Mic non fece in tempo a girarsi che qualcuno gli mollò un gancio destro, che lo fece cadere a terra.

"Eccolo è lui, prendetelo!
Io mi occupo della ragazza."

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