CAPITOLO II

202 8 0
                                    

Aveva le guance rosse e sul labbro un taglio netto. Chiunque avrebbe notato quei segni su un viso così dolce.
Ma quello che il ragazzo non sapeva, era che quelli non erano gli unici lividi che Emma aveva sul corpo.

Alzò lentamente lo sguardo.
Mic è a terra! Cosa diavolo è successo?
E poi lo vide. Quel ragazzo era così alto..
Stava guardando i due uomini della sicurezza che ammanettavano l'aggressore. Emma notò subito che il ragazzo si stava tenendo la mano destra, come se gli facesse male.

Che l'abbia steso lui? Non è possibile.. E se invece fosse stato davvero lui?
Emma era rimasta senza parole. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma il labbro le faceva davvero male, e dalla sua bocca uscì un lamento soffocato:
"Ahi..."
Questo stridulo fece voltare il ragazzo che stava in piedi di fronte a lei.

Emma lo stava fissando a bocca aperta, le mancava il respiro.
I suoi occhi sono così scuri..
Il ragazzo si chinò verso di lei
I suoi capelli...
E in quel momento ci fu il primo contatto tra di loro.

Le toccò la guancia con la mano.
Ha le mani calde...   pensava
Con l'altra mano le spostò i capelli dal viso.
Che cosa sta facendo?

"Non ti preoccupare non ti faccio del male, sto controllando che tu non abbia altre ferite come quella che hai sul labbro"
"Oh...okay "
La mano che prima stava sulla sua guancia scivolò più in basso e per un attimo il pollice del ragazzo le sfiorò la ferita.

D'istinto Emma gli prese la mano con forza, ma lui non la spostò. Anzi, sorrise compiaciuto.
Stronzo!    farfugliava nella sua mente
"Scusa, è che mi fa male..."
"Lo so. Volevo capire quanto fosse profonda. Sei fortunata, poteva andare molto peggio"

Per quanto quel dito le avesse fatto male, lei lo ammirava. Più che ammirarlo sembrava che lo stesse desiderando con tutto il suo cuore.
" Vieni, ti tiro su. Ce la fai a camminare vero?"
" Certo"
Nello stesso istante in cui provò ad alzarsi, le sue gambe cedettero.

La prese in vita. Emma appoggiò una mano sul suo petto e l'altra sul suo braccio.
Ha il cuore a mille!
Lo sentiva, i battiti del ragazzo erano accelerati.

"È piuttosto evidente che le tue gambe non reggono...ti porto io"
Senza che potesse dire anche solo una parola, si ritrovò tra le braccia del ragazzo.
Si sentiva al sicuro, ma anche un po' in imbarazzo.

"Aspetta"
Si fermò e la guardo negli occhi per un lungo istante.
"Che c'è?"
"Dove mi stai portando?"
Il ragazzo aveva l'aria perplessa, forse non sapeva nemmeno lui dove andare.

"Ecco io...tu sei arrivata con quel co...quel ragazzo?"
Emma fece segno di sí con la testa.
"Bene, per il momento starai con noi, quando ti sarai rimessa in sesto penseremo a riportarti a casa"
Emma non sapeva se stare in ansia o morire di felicità.
Noi? Penseremo? Parla della band? O forse qualcun altro?

Fecero un lungo tratto a piedi, le si chiudevano gli occhi.
Quelle braccia erano comode, calde...
"In tutto questo non mi sono presentato, ma immagino tu sappia come mi chiamo "

"Preferirei sentirlo dire da te, mi sembra surreale"
Sorrise dolcemente e la guardò negli occhi
"Ermal. E sì, ti sto portando in braccio"
Le sobbalzò il cuore a sentire il suo nome.

Arrivarono al furgone della band.
C'era buio e i vetri erano oscurati.
Non si vedeva nulla all'interno.
"Ma dove diavolo eri finito?"
Quella voce le sembrava famigliare, doveva essere Dino
"Ci hai fatti preoccupare"
Ma quello è Vigentini!  Ormai era in confusione
"Scusate avete ragione, ma mentre cantavo l'ultimo pezzo in acustico ho notato qualcosa di strano. Poi quando sono sceso dal palco mi era tutto chiaro."

"Aaaaah ma guarda un po' questo.
Ermal ti abbiamo detto mille volte di non rapire le ragazze dopo il concerto"
Emma scoppiò a ridere, e così fecero tutti gli altri
"Ma smettila, piuttosto aiutatela a salire, la portiamo da noi"
Ermal entrò nel furgone lasciandola nelle mani degli altri ragazzi che si guardavano un po' straniti

Una volta nel furgone, i ragazzi si fecero raccontare ciò che era accaduto.
Quando tutto ad un tratto Ermal li interruppe per fare una chiamata.
"Ehi (.....) potresti passare da noi visto che sei nei paraggi? Ho bisogno di aiuto"
Emma non riuscì a comprendere il nome della persona che Ermal stava chiamando, le voci di Marco e Dino erano troppo alte.

Dopo qualche ora di viaggio si fermarono in un parcheggio di fronte a degli appartamenti molto moderni.
" Ecco principessa, scendi pure, ce la fai a camminare ora che ti sei riposata?"
Dino era un'amore, le aveva teso la mano mentre scendeva e controllava che non si rompesse niente.
Forse aveva capito che per Ermal quella ragazza aveva un valore particolare...o forse lo faceva solo per gentilezza.

Entrarono in casa, era un bellissimo appartamento
"Voi vivete qui?"  chiese timidamente
"Diciamo che questo è più un punto di incontro post concerti, sopratutto se siamo nelle vicinanze di Milano. Anche se.."
Sono finita a Milano? Emma iniziava ad agitarsi
" Si insomma ormai è casa"

Dopo essersi seduti sul divano a chiacchierare, Emma notò che Ermal stava camminando avanti e indietro da qualche minuto.
Si alzò e  fece per andare verso di lui
*Driiiiiin*
Tutti si girarono verso la porta
Ma sono le 2 del mattino, chi è così pazzo da venire qui?

La porta si aprì. Ermal abbracciò la persona appena entrata, così fecero tutti gli altri.
È incredibile quanto gli somigli da dietro

"Tu devi essere Emma. Ermal mi ha parlato molto di te in queste.. beh in queste ore in realtà. Io sono Rinald, suo fratello."
Emma gli strinse la mano
"È un grande piacere per me, le tue opere sono fantastiche!"

Dopo un'ora a parlare e ridere tra di loro, Emma crollò dal sonno e si addormentò con la testa sulla spalla di Rinald.
" Non ti allargare troppo, sei appena arrivato"
" Caro, se non sbaglio tu appena l'hai vista l'hai portata a casa eh"
Ermal sorrise e si avvicinò a Emma
La prese in braccio e la mise a letto nella camera degli ospiti.

La guardò per qualche istante e poi chiuse la porta delicatamente
Si sedette sulla poltrona a fianco al letto e si mise a dormire

Il mattino seguente, Emma si svegliò nel silenzio dell'appartamento.
Un bigliettino sul comodino!
*Staremo via per qualche ora, andiamo in studio per provare alcuni pezzi, non sentirti sola. E.M*

Emma si alzò dal letto e si avviò verso la cucina
Aprì il frigo e dopo aver preso la bottiglia del latte si girò per prendere una ciotola.
Ma il cassetto era troppo alto e per arrivarci doveva stare in punta di piedi.

E fu proprio in quel momento che senti una mano appoggiarsi con dolcezza sul suo fianco sinistro.
Il suo respiro sul suo collo.
Un profumo che le piaceva tantissimo, era quasi irresistibile.
E poi una voce.
"Ci penso io piccoletta"

Save My Soul Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora