«Taehyung svegliati, siamo arrivati»Mi sentii scuotere e pian piano aprii gli occhi, mettendo a fuoco ciò che mi circondava. Si era creato un mormorio di voci e guardai mezzo assonnato Jimin.
«Ben svegliato dormiglione»
Feci una smorfia e tolsi la cintura allacciata attorno al mio bacino per stiracchiarmi. In questo momento ero tutto tranne che contento, volevo ritornare a dormire e sognare di trovarmi nella mia graziosa casa.
«Non hai dormito neanche un po? Jimin la salute prima di tutto» lo rimproverai e mi alzai dal posto, appena l'aereo si fermò. Il mio migliore amico ridacchiò e si allungò, con quella sua scarsa altezza, a prendere il bagaglio e spiaccicarsela completamente in faccia, facendomi ridere di gusto per la sua goffaggine.
«Invece di ridere non è che potresti aiutarmi?» mi fulminò con lo sguardo e ancora divertito, gli presi la piccola valigia.
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«Andiamo prima a prendere un caffè e poi prendiamo un taxi?» tirai con stanchezza la valigia che trascinavo per terra creando un rumore decisamente fastidioso.
«Si, devo riposarmi» sbuffai e camminammo alla ricerca di un bar. Era tutto così affollato, pieno di armonia e voglia di vivere. La voglia di vivere che avrei voluto anche io se solo non fossi una persona estremamente pigra e stanca cronica.
Rio De Janeiro era bellissima. Non mi sarei lasciato scappare l'opportunità di esplorarla a fondo.
Alla fine riuscimmo a trovare un grazioso posticino ed entrammo con tutte le valigie in mano. Insomma, tutto nella norma. Ma le occhiate delle persone non me le lasciai sfuggire.
La dovevo smettere di farmi le pippe mentali, ma ciò non tolse che li fulminai con lo sguardo e presi posto ad un tavolino vuoto posto proprio nell'angolo del locale.
«Credo abbiano paura di te, sei sempre il solito Tae» sventolai una mano sul viso e guardai fuori dalla grande finestra. Mi rilassai subito.
«Odio quando mi fissano, lo sai»
«Non troverai mai un bel fichetto che saprà tenerti testa, sei insopportabile» mi punzecchiò Jimin, alzando un angolo delle labbra. Era stronzo o cosa? Semplicemente si divertiva a prendere in giro il suo migliore amico. Soddisfazioni personali, niente di che.
«Disdico la nostra amicizia, coglione»
Il più piccolo rise sotto i baffi ma si ricompose accorgendosi del cameriere in piedi proprio accanto al nostro tavolo.
«Ecco a voi le vostre bevande»
«Scusa, posso farti una domanda?» chiese ad un tratto Jimin, sotto il mio sguardo confuso e quello del cameriere.
«Spero sia appropriata» rispose il giovane con un sopracciglio alzato e il vassoio posto sotto al braccio.
«Ti piacciono i maschi?»
Guardi Jimin esterrefatto e gli mollai un calcio da sotto il tavolo facendolo sobbalzare. Certe volte proprio non lo capivo questo idiota.
«Per quale motivo dovrei risponderla?»
«Questo mio amico qui è, come spiegarlo, in una fase inattiva dove ha bisogno di inzuppare il biscotto, sei un bel tipo. Ti piacerebbe uscire con lui? Sei anche coreano, visto Tae? Sei fortunato»
Lo trucidai con lo sguardo scioccato per quella domanda del tutto scomoda e mi alzai in piedi, sbattendo le mani sul tavolino in legno.
«Ma che cazzo dici?!»
«Ecco, bocca aperta molto bisognosa»
In tutto ciò il cameriere era rimasto paralizzato dalla domanda del mio migliore amico e guardò me che iniziai ad urlargli contro parole non tanto gentili. Si dileguò lasciandoci nel nostro litigio e ritornò a servire ai tavoli, come meglio era.
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Tutto il tragitto che avevamo fatto con il taxi, ignorai completamente Jimin che non faceva altro se non scusarsi per aver fatto una cosa così stupida e ridicola.
«Hyung davvero, volevo solo aiutarti, non rendere le cose difficili» mi fermò dal polso facendomi voltare verso di lui ed alzai gli occhi al cielo, guardandolo annoiato.
«Io non rendo le cose difficili, solo, non voglio avere nessuna relazione e ne tantomeno inzuppare il coso che hai detto tu!» alzai leggermente il tono di voce facendo voltare i passanti.
«Ma ti farebbe bene!»
«Jimin non insistere, non ti impicciare in cose che non ti riguardano» lo liquidai e scesi dalla macchina dopo aver pagato il tassista e preso la valigia.
«Sei una checca isterica»
«Guarda che ci sento, stronzo»
Sorpassai l'entrata dell'Hotel e subito un venticello fresco mi pervase. Ave l'aria condizionata, mi si erano sciolti anche i gioielli lì sotto.
«Hyung Hyung Hyung tu mi devi ringraziare, è un fottuto lusso» sorrisi guardando la bellezza splendete di questo posto e corsi subito a prendere le chiavi delle nostre stanze.
«Stanza..154 e tu?»
«La 149» risposi e gli diedi una pacca sulla spalla in segno di conforto.
«Stanze separate, non ti ho tra i piedi»
Jimin mi guardò offeso e si girò dandomi le spalle camminando goffamente alla ricerca della sua stanza.
«Non mi saluti?»
Come risposta ricevetti solamente un dito medio alzato e scossi la testa ridendo.
In questo momento avevo bisogno di stiracchiare le mie ossa e fare una bella dormita, altrimenti qualcuno avrebbe trovato il mio corpo inerme sul pavimento in un hotel di lusso.
No, direi proprio che dovevo darmi una mossa. Dopo alcuni minuti la trovai ed entrai dentro, restando ancor più ammaliato di prima.
Pareti bianche lattee mischiate ad una sfumatura di blu, il tutto contornato da piccoli e graziosi quadri che completavano alla perfezione le pareti. Un letto matrimoniale pronto per essere sfatto dal sottoscritto ed una vista mozzafiato. Mi avvicinai alle vetrate, sfiorandole con i polpastrelli e rabbrividii osservando la vivacità di quel posto ed il mare a due passi da quest'hotel. Avrei voluto fare volentieri una nuotata, ma ero decisamente troppo stanco per muovere anche un solo dito.
Spostai la valigia accanto al letto e lasciai la stanza per scendere nell'atrio dell'hotel, giusto per prendere un drink al piano bar e ritornarmene in stanza, cosicché potessi coricarmi.
Ahimè la mia povera schiena.
Percorsi tutto il corridoio del piano superiore e non mi accorsi neanche che andai a sbattere contro un qualcosa di decisamente duro e resistente.
Mi massaggiai il naso dolorante e guardai con sguardo omicida il tipo aka muscoloso e potei dire che assomigliasse davvero ad un coniglio carino ma la sua espressione gelida mi fece fare un passo indietro.
«Attento a dove cammini, ragazzo» lo guardai sfarfallando le palpebre e schiusi le labbra con le parole che mi morirono in gola.
Ma guarda te questo insolente.
Non ebbi neanche il tempo di rispondergli che il ragazzo misterioso si era già allontanato, lasciando una scia di un odore grazioso alla vaniglia tanto da farmi sporgere in avanti per annusare ancora la dolce fragranza. Mi ricomposi subito dopo sentendomi decisamente uno stupido e sbuffai sonoramente, ritornando a camminare verso la hall dell'edificio.
Non vedevo l'ora di rifugiarmi sotto le coperte.
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𝐁𝐀𝐑𝐌𝐀𝐍„ - 𝐤.𝐭𝐡𝐠+𝐣.𝐣𝐤
RomanceInnamorarsi era l'ultimo dei piani di Taehyung. Ma un ragazzo dagli occhi color pece, con le maniche rimboccate e dietro un bancone laccato, gli offrì uno dei migliori cocktail di Rio de Janeiro. TRATTO DALLA STORIA: «Buonasera, desidera un cocktai...