Capitolo 3

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Era il secondo giorno che Marco passava nel pentagono magico, mentre il Demone continuava a schernirlo e a giocare come un bambino. Lui però era talmente stremato che ormai non reagiva più a nulla. Era talmente debole, e almeno sperava che il Demone si sarebbe stancato e lo avrebbe lasciato morire in pace per poi sbranarlo con calma, decidendo a che girone degli Inferi portarlo. Aveva tentato varie volte di fuggire, ma ogni volta il Demone lo bloccava sempre prima che lui attraversasse il cerchio magico, come se si divertisse a tenerlo prigioniero in quella gabbia che se prima era una benedizione ora era solo uno strumento di tortura per il giovane uomo.

Ormai Marco non riusciva più a sopportare quella sofferenza. Con le poche forze che gli erano rimaste spostò il piede al di fuori del cerchio, annullando la protezione magica e cadendo subito a terra per via della spossatezza. Il Demone gli fu subito accanto, ma anziché sbranarlo lo prese a mo' di sposa e lo adagiò con delicatezza sul letto matrimoniale presente nella stanza. Fatto ciò sparì, lasciando solo uno stupito Marco, che però a causa della stanchezza si addormentò subito.

Fu svegliato da uno scuotere alla spalla delicato ma deciso e dal suo nome pronunciato con dolcezza. Aprì lentamente gli occhi e si voltò verso colui che era seduto su una sedia accanto al letto. Appena mise a fuoco il ragazzo, tentò di alzarsi, ma la sua debolezza lo fece finire per terra. Il Demone rise, una risata cristallina che Marco classificò come splendida, nonostante il suo proprietario. Lo aiutò a rialzarsi e poi lo riaccompagnò sul letto. Lo fece sedere e gli diede in mano un involto che conteneva, come scoprì non appena lo svolse, un piatto con una coscia di pollo e delle patate al forno ancora calde.

Nonostante la fame, Marco era diffidente dall'accettare cibo da parte della creatura che per quanto gentile si fosse dimostrata finora, restava comunque un Demone. "Non posso mangiarlo" "Perché? Questo è il cibo che voi umani mangiate di solito, no?" "Sì, è questo, ma non accetto cibo da un Demone che magari mi sta solo ingrassando per poi mangiarmi quando sarò più in carne e di cui non conosco nemmeno il nome, ammesso che ne abbia uno..." la creatura parve riflettere "Mi chiamo Thomas Lucitor, anche se per tutti sono solo Tom e come sai sono il Principe dei Demoni. Ti sto aiutando per ragioni mie, ma non per ingrassarti come un'oca e poi mangiarti. È una cosa che non ti dirò." "Come conosci il mio nome?" "L'esorcista che è passato prima di te invocava il tuo aiuto chiamandoti con appellativi come 'il Migliore' o 'il Divino' eccetera. Ho pensato fossi tu e a quanto pare ci ho azzeccato" rispose il Demone con nonchalance mentre si puliva le unghie. Già, gli altri ragazzi e uomini morti qui... Un brivido percorse la schiena di Marco.

Il pollo si stava raffreddando, ma lui non si fidava ancora del Demo- la fame prese il sopravvento e del cibo rimase solo il ricordo in poco tempo "Però! Certo che ne avevi di fame!" si complimentò il Demone ridacchiando. Marco voleva replicare, ma il sonno prese il sopravvento e si addormentò sul letto, mentre non visto Tom gli rimboccava le coperte augurandogli la buona notte.

Continue...

Sweet like a Demon (TOMCO)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora