Capitolo 4

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Sono due settimane che non esco di casa. Non trovo le forze per riuscire a rialzarmi da qui. Sdraiata nel letto, rivivo all’infinito attimi, che forse non torneranno mai più. David se ne è andato dalla mia vita, come un uragano in piena tempesta. Non sono riuscita a placare la sua ira. Non sono riuscita a salvare il nostro amore. Ormai è troppo tardi e per riparare ai danni commessi, devo impegnarmi e non crogiolarmi nuovamente, nell’autocommiserazione. Per anni, ho cercato il suo appoggio. Pensavo che bastasse ciò che gli offrivo, ma non era sufficiente. Lui mi ha amato. Mi ha amato veramente, come una donna vorrebbe essere amata. Mi ha protetto e sorretto come nessuno ha mai fatto. Mi ha donato il suo immenso cuore ed io l’ho spezzato in mille pezzi. Ho ucciso il nostro amore. Non mi sono mai sentita più viva, se non con David. Grazie a lui, sono riuscita ad essere qualcuno nella mia esistenza. Grazie a lui, ho potuto continuare a vivere. Devo tutto al mio uomo. Però cosa ho dato io a lui? Cosa? Sofferenza? Delusione? Sopportazione? Cosa cavolo ho fatto io per lui? Mi sento un essere inutile. Un essere fragile e sull’orlo di un precipizio. Lui non ha bisogno di una donna così. Ha bisogno di una donna che sia in grado di offrirgli, un cuore altrettanto buono. Un cuore rosso e vivo che brilli e risplendi di sentimenti veri ed intensi. Un cuore che sia in grado di stare al fianco di un uomo meraviglioso. 

Decido di alzarmi e smettere di sotterrarmi ancora di più nella devastazione più totale.  Devo guardare almeno che ore sono e che giorno si sta svolgendo. Almeno all’esterno. Volto lo sguardo dalla parte opposta in cui sono attualmente coricata. Il mio sguardo si posa sulle lancette dell'orologio, notando le undici e mezzo del ventitré gennaio. Gli occhi si sgranano all’istante e salto giù dal letto. Presa dalla depressione del mio amore finito, mi sono scordata di mia madre. “Come posso aver fatto una cosa del genere?” La mia vocina interiore, come al solito ha sempre ragione. Faccio davvero pena. Per due settimane sono sparita dalla sua vita, come fumo nell’aria. Certamente lei non pensa nemmeno lontanamente di avere una figlia. Però essermi dimenticata di lei, mi rende ancora più spregevole. La mia anima in questo momento, soffre. Ancora di più proprio per questo mio comportamento, si sta definitivamente lacerando. Ed io sono la causa di questo. Devo incolpare solo me stessa e nessun’altro. Basta essere una vittima innocente, perché il male che porto dentro è causato solo dalle mie azioni. 


In tutti questi anni, non ho mai saltato un nostro incontro. Non ho mai cancellato ogni nostro momento assieme. Tutti i sabati e le domeniche erano pomeriggi, dedicati a noi. Al nostro rapporto tra madre e figlia. Benché avessi avuto impegni improrogabili, sono sempre stata disponibile a correre, se fosse stato necessario. Quei giorni erano nostri e di nessun’ altro. Quelle otto ore nei weekend tra i sabati e le domeniche erano esclusivamente per Ellie. Dovevo andare in clinica e farmi perdonare. Inoltre il 14 Gennaio era il suo compleanno ed io non mi sono nemmeno presentata con il regalo speciale, che ogni anno mi cimento ad ideare solo per la mia mamma. 

A volte sono come una bambina, non riesco a fare a meno di essere meno impulsiva nei suoi confronti. Mi comporto come se fosse il giorno di natale ad ogni nostro festeggiamento. Anche se non ricorda poi nulla, non voglio che questo cambi. Lei è stata un esempio per me. Fin dall’infanzia non mi ha mai fatto mancare nulla. In ogni festeggiamento, mi ha sempre regalato qualcosa che per me potesse essere speciale. Ed io non ho mai obiettato in ogni suo dono. Ogni dono regalatomi, era la cosa più preziosa che potessi avere fra le mani. Forse non lo saprà mai, ma il dono più grande per me è stata averla al mio fianco. Ellie per me è stata l’unica persona prima di David, per cui valesse la pena vivere ed esistere. Apro l’armadio e guardo cosa potrei mettere di decente. Sposto lo sguardo sulla parte ormai vuota. Dentro di me inizio a sentire palpitazioni che da tempo ormai erano sparite. Il mio cuore accelera ed il respiro calmo, iniziare ad affannarsi. Non voglio avere attacchi di panico. Non adesso per lo meno. Devo riuscire a tranquillizzarmi e restare vigile. Non devo pensare di nuovo a lui. Adesso devo pensare ad Ellie. Opto per un abito nero con alcuni motivi floreali e calze nere con stivaletti borchiati, dello stesso colore delle calze. Mi guardo nuovamente allo specchio, giusto per sistemare i capelli alquanto in disordine. La mia figura si può descrivere molto semplicemente. Sono alta un metro e cinquantacinque. Sono leggermente sovrappeso ma non troppo e miei capelli lisci che ricadono sulle spalle, sono di un color marrone nocciola esattamente, come il colore dei miei occhi. Ecco, questa sono io. Cosa ne pensi Emma? Ti piace quello che vedi? Risposta?” Assolutamente, no.”

Mi dirigo verso l’ingresso, afferro borsa e cappotto ed esco. Nonostante il freddo, oggi si può ammirare un bellissimo sole. Mi lascio avvolgere dal quel poco calore e chiudo gli occhi per un breve istante. In quell’istante lascio che il mio corpo si liberi di queste due terribili settimane. Lascio che mi trascini in un luogo meno sofferente e più sereno. 

In macchina ho potuto riflettere su diversi regali da fare a mia madre. Ma non sono riuscita a trovare niente che potesse suscitare in lei qualcosa di diverso. Ricordo ancora quando per i suoi 40 anni, gli avevo regalato con il cuore colmo di gioia, una spilla. Era un regalo poco significativo; ma decisi comunque che con la poca paghetta rimasta, l’avrei acquistata. Al pensiero di quel giorno, i miei occhi si riempiono di lacrime. Ma decido ugualmente di riassaporare e rivivere solo per un’istante, quel ricordo a me felice.

<< Mamma è il momento. >> Dico emozionata e saltellando di gioia. 

<< Il momento per cosa? >> Chiede lei alquanto perplessa. 

<< Del tuo regalo. Non sapevo cosa regalarti e poi andando a giro con la babysitter l’ho trovato. Spero ti piaccia. >>

<< Tesoro? Con quali soldi l’hai acquistato? >>

<< Con la mia paghetta. >> Dico orgogliosa.

<< Oh, piccola mia. Tu hai un cuore grande, come quello di tuo padre. Ogni giorno gli assomigli sempre più. >> 

<< Buon compleanno, mammina. Ti voglio bene. >> 

Sommersa da quelle immagini ripenso ad ogni nostro momento. Ed infine una lampadina si accende in me. So cosa regalare a quella donna che mi ha reso ciò che sono. Me. In ogni suo ricordo, la sua piccola e dolce Emma sorrideva per lei. Gli regalerò quei ricordi, che per noi erano felici. In cui esistevamo semplicemente io e lei e nessun’altro. 

Vi lascio con Ellie e Emma ❤️Buona lettura 🌹🌟❤️

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Vi lascio con Ellie e Emma ❤️
Buona lettura 🌹🌟❤️

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