Tomato-Tomahto

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Dire che per il resto della settimana ero distratta sarebbe un eufemismo. Non riesco a concentrarmi su nient'altro a parte cosa potrei essere, per non parlare del fatto che tutti pensano sia impossibile.

Provo a convincermi che Chase si sbagli, ma in fondo allo stomaco so che c'è una possibilità.

Mia madre ha ignorato tutte le chiamate e le email che le ho mandato. Ed erano tante. Le ho riempito la segreteria chiedendo... pregandola di richiamarmi ma non l'ha mai fatto.

Ho evitato Chase, cosa molto difficile visto quanto sia piccola l'università e quante classi abbiamo in comune. Non voglio che qualsiasi cosa sia scattata in me scatti ancora. E l'unico modo per evitarlo è stargli alla larga.

E questo mi porta all'enigma che sto affrontando. Ho bisogno di vedere mia madre per costringerla a dirmi tutto quello che devo sapere. Ma non ho una macchina.

Non posso chiederlo a Jess perché mi chiederebbe una spiegazione, plausibile ovviamente, ma non sono pronta a dirglielo. Non sono pronta a dirlo a nessuno fino a che non ne sarò davvero sicura.

Quindi ho solo un'opzione. Chase.

Sono sicura che mi voglia parlare. Ha provato a bloccarmi più di una volta negli ultimi giorni. Metto da parte la paura e digito il suo numero, sperando di non sembrare agitata.

Nemmeno un'ora più tardi sono nella sua macchina a dargli indicazioni per la casa dove ho trascorso la mia infanzia. Dopo poco tempo che siamo sull'autostrada lui inizia a fissarmi con sguardo omicida e inizio a pensare che non sia stata una grande idea. Mia madre vive a tre ore da qui.

"Mi stavi evitando."

"Si." non serve negarlo. "Guarda la strada per favore." dico dopo un po'.

"Hai paura?" chiede ma sono sicura che sappia già la risposta visto che può percepire le emozioni.

"Non di te."

Lui sospira ma non risponde per un paio di minuti. Penso che sappia di cosa ho paura e sa anche che non può dirmi che non c'è motivo quindi tiene la bocca chiusa.

Dopo un po' rompe il lungo silenzio. "La tua parte cattiva prendo il controllo solo quando ce n'è bisogno. Se io non bevessi più sangue la mia bestia prenderebbe il controllo fino a che non ho ciò di cui ho bisogno. Probabilmente avrei di nuovo il controllo solo dopo poche gocce se sono stato affamato per poco. Tu ti sentivi in pericolo," mi lancia un'occhiata, "non lo eri tra l'altro, ma tu lo percepivi e la tua bestia è venuta fuori fino a che non ti sei sentita in salvo." Lui fa una pausa, dandomi il tempo di assimilare le sue parole prima di continuare. "Non mi avresti ucciso perché mi potevi immobilizzare e la tua bestia avrebbe capito che non ero più un pericolo per te."

"Io volevo ucciderti," ammetto. Voglio che capisca perché ho paura di scontrarmi di nuovo con lui, deve sapere come mi sento." Ucciderti davvero. Volevo fracassarti il cranio. Il mio corpo mi stava implorando."

"Ma non l'hai fatto."

"Ma volevo," urlo, voglio che capisca. Non ero sotto il controllo di qualcuno, ero me stessa. E volevo ucciderlo.

"Certo che volevi! Ho passato ogni allenamento a portarti quasi alla morte e poi ti ho spaventata facendoti credere che avrei bevuto ogni singola goccia di sangue nelle tue vene. Io avrei ucciso chiunque si fosse comportato con me come io ho fatto con te. Quindi ovvio che volevi farlo, e la tua bestia è venuta fuori, ma non l'hai fatto. Hai preso il controllo. Non ti spaventerò più in quel modo." ridacchia, "credimi, ho imparato la lezione."

"Okay."

"Okay?"

"Beh cazzo, cos'altro vuoi che dica?"

Inner Predator - TraduzioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora