Prey

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Il lupo correva a perdifiato tra le fronde e le foglie secche, tanto scattante da lasciare a malapena un'impronta del suo passaggio.
Non aveva mai provato paura in vita sua, almeno sino a quel giorno, fino a che non aveva incontrato lo sguardo del cacciatore: una belva più bestia di lui che era un licantropo.
I suoi occhi dicevano che non aveva alcuna pietà. La sua missione era uccidere, e quello avrebbe fatto.
Il rumore di uno sparo fendette l'aria, ed il proiettile in filigrana d'argento si conficcò con un tonfo sordo nella corteccia dell'albero vicino cui era appena saettato. Pezzetti di legno erano esplosi tutti intorno, mentre il raschio di un fucile che veniva nuovamente caricato riempiva il silenzio della foresta, che tratteneva il fiato assieme alla giovane preda.
Come faceva a stargli dietro?
In forma di lupo era più veloce di qualsiasi umano. Dannazione cosa...
Fu un attimo, nemmeno il tempo di terminare la propria mentale imprecazione.
La zampa anteriore destra fece scattare una meccanismo celato, ed una rete in argento emerse dal terreno, stringendoglisi addosso in una morsa bruciante.
La nera pelliccia si ritrasse, mentre rimaneva solo l'umana pelle ad essere scottata dal metallo, ed il guiato profondo diveniva il lieve lamento di un ragazzino che si rannicchiava su se stesso per offrire meno carne viva possibile al giogo ustionante della trappola.
Nel mezzo di quell'agonia, un rumore di passi pesanti sopraggiunse, e nel campo visivo di Rufy, reso vitreo dal dolore e dalla debolezza, comparvero due anfibi scuri con la suola alta, e successivamente un paio di ginocchia piegate e la canna di un fucile puntato direttamente al centro della sua fronte.
Nessuno sparo tuttavia giunse a porre fine al battito del cuore impazzito nel petto del giovane, ed anzi, sorprendentemente l'argento smise di ustionargli la pelle, lasciandolo tremante e rannicchiato in posizione fetale.
La voce ruvida del cacciattore giunse in fine alle sue orecchie:
« Non sei il licantropo che stavo cercando. Sei solo un moccioso mingherlino. »
Quel modo antipatico e beffardo di apostrofarlo però, fece risorgere il cuore battagliero del lupo, che tirandosi immediatamente a sedere, nonostante fosse nudo come un verme dopo la trasformazione, e dimentico di essere ferito, puntò l'indice contro il corpulento sconosciuto che lo fissava con un ghigno.
« Guarda che io sono il futuro re del mio branco! Non sono un moccioso mingherlino! »
Un urlo a pieni polmoni. Come risultato però, fece semplicemente ridere l'uomo dai capelli verdi e la mascella squadrata.
« Non sei comunque il lupo che cercavo, futuro re. »
Il tono di quel tizio si era fatto improvvisamente meno duro, sebbene rimanesse particolarmente roco e abrasivo come la carta vetrata che striscia su una superficie levigata.
« E chi cerchi? »
Con insolenza Rufy arcuò un sopracciglio, incrociando le gambe e sporgendosi con la schiena in avanti in cerca di una risposta.
« Un assassino con una taglia esorbitante sulla testa. Un lupo adulto. »
Rimarcò la giovane età del moro, ma questa volta lui non protestò. Una più importante convinzione ora lo spingeva a parlare.
« Non ci sono assassini nel mio branco. Chiunque tu stia cercando non è qui. »
Un guizzo di curiosità attraversò le iridi del cacciatore, il cui labbro superiore tornò ad arricciarsi in un ghigno mentre da sotto la giacca di pelliccia scura estraeva una fiaschetta argentea, che sicuramente conteneva dell'alcool.
« Quindi le mie informazioni erano sbagliate? Mh... forse il bastardo che me le ha date stava solo cercando di salvarsi la pelle. »
Borbottò meditabondo, prima di bere una generosa sorsata dalla fiaschetta e levarsi la giacca per buttarla addosso al licantropo.
« Ehi! »
Protestò Rufy cercando di uscire dal groviglio improvviso di stoffa, giusto in tempo per vedere l'uomo alzarsi in piedi e rimettersi il fucile in spalla.
Era molto... virile. Non c'erano altri aggettivi per descriverlo.
Il moro lo guardò con un po' d'ammirazione.
« Non mi sembra molto bello rimandarti a casa nudo e ferito. Almeno con quella ti potrai coprire. »
Oh.
Era un pensiero gentile.
Era forse un modo per chiedere scusa?
Rufy sorrise e si infilò il giaccone, nonostante gli stesse abbondante, prima di alzarsi a sua volta senza ombra di rancore in viso nonostante ciò che era appena accaduto.
« Io sono Rufy. »
Si presentò sorridendo e tendendo la mano al cacciatore, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
E negli occhi dell'uomo passò qualcosa di molto simile alla sorpresa. Tale reazione tuttavia venne celata quasi subito da un'espressione più da uomo vissuto, che su quel volto si adattava più che bene.
« Roronoa Zoro. E se righerai dritto, futuro re, le nostre strade non si incroceranno ancora. »
Un monito camuffato con quel ghigno che forse era il marchio di fabbrica di quel tizio, ed uno stringersi di dita in segno di saluto.
Rufy potè sentire chiaramente i calli e i segni del freddo su quel palmo grande e forte, ed il senso di ammirazione tornò a farsi sentire.
« Ma io ti voglio rivedere Zoro! E quando accadrà non mi chiamerai più moccioso mingherlino! »
Questo fece ridere il cacciatore di gusto ancora una volta, mentre si voltava e gli rivolgeva un segno d'assenso con il capo.
« Lo vedremo. »
Una sorta di promessa. Questo era il massimo che il licantropo era riuscito a strappargli.
Eppure mentre si stringeva in quel giaccone enorme un presentimento di buon auspico tornò a fargli nascere il sorriso sulle labbra.
Si sarebbero ritrovati in circostanze diverse, e sarebbero stati dalla stessa parte. Ne era certo!

Howling in the DarkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora