I biondi capelli, mossi come le onde del lago, ricadevano morbidi lungo la schiena nuda della ninfa, che a passo leggiadro nel suo vellutato abito celeste, stava raccogliendo qualche fiore con cui adornare le lunghe ciocche che le contornavano il viso dal colorito bronzeo.
Il sole creava giochi di luce tutto intorno a lei, e nulla sembrava poter rovinare quella paradisiaca scena. Peccato però, che proprio in quel momento un guaito lacerò l'aria circostante, facendo cadere i fiori dalle dita della bella creatura.
Dolore. Da qualche parte qualcuno stava provando un atroce dolore. E lei che possedeva il dono di poter curare con il solo tocco dei propri palmi, nonostante il timore, non sarebbe rimasta a vacillare lasciando qualcuno nella sofferenza.
Perciò, sebbene avesse il preciso divieto di lasciare le sponde del lago, prese coraggio e si inoltrò nel folto della foresta, in cerca della creatura da cui proveniva quel profondo lamento.
Fu così che trovò steso a terra un enorme lupo dal pelo rossiccio, grande quasi quanto un cavallo e altrettanto selvaggio. La zampa anteriore era stretta in una tagliola d'argento vivo, ma ciò nonostante, continuava a scalciare per togliersela.
Licantropo.
Per avere quelle dimensioni e per essere così sofferente a causa di quel materiale, poteva essere solo un licantropo.
Un mostro imprevedibile ed aggressivo, spesso schiavo solo dei propri istinti e dei suoi bisogni.
Saboko doveva andarsene da lì.
Presto.
Il guaito che fuoriuscì dalla gola della belva però, la lasciò immobile dov'era.
Fu allora che incontrò gli occhi ambrati della creatura, occhi orgogliosi che persino in forma animale possedevano l'umana sfumatura di chi non desidera l'aiuto degli altri per sopravvivere.
Così la ninfa avanzò.
Si inginocchiò sulla zampa intrappolata, nonostante il lupo cercasse di girarsi indietro per azzannarla, rabbioso e letale, e facendo appello a tutta la propria forza cercò di liberare l'arto dalla trappola.
Il licantropo si lasciò cadere con il muso contro il terriccio, uggiolando per le ustioni causate dall'argento conficcato nella carne, e Saboko ci mise ancora più impegno, fino a riuscire alla fine ad allargare i denti della tagliola, lasciando così la zampa libera.
La metamorfosi, bloccata dall'argento, si innescò immediatamente, cancellando le spoglie del lupo per lasciare il posto a quelle dell'uomo, madido di sudore e completamente nudo.
Le guance della ninfa si chiazzarono di rosso, proprio come i capelli delli sconosciuto, e tuttavia si impose la calma mentre posava i palmi sulla caviglia martoriata e sanguinante, avviando il processo di guarigione.
Il sollievo scosse il corpo del licantropo che cercò di farsi forza sulle braccia per rimettersi in piedi, con scarsi risultati, almeno fino a che le cure della giovane non furono terminate.
A quel punto però la natura poco umana del rosso si fece sentire in tutto il suo rabbioso essere.
« Non ti ho chiesto aiuto. »
Latrò con fare infastidito, rivolgendole uno sguardo di puro astio.
La ninfa però a quel punto, mostrando quel carattere che tanto strideva con il suo essere una creatura di placide acque e modi garbati, scattò in piedi con fare altrettanto arrabbiato.
« Allora la prossima volta non metterti a piagnucolare per il dolore se non vuoi essere salvato! »
Uno strillo impudente che fece divenire le pupille del lupo due lame affilate.
« Vai ad affogare nel lago, ninfa. »
Ringhiò lui, trattenendo tuttavia l'impeto della violenza. Come mai non la sbranava e basta? Perchè aveva proprio l'aria di uno che avrebbe sbranato il suo prossimo per molto meno.
« Non posso affogare, sai, sono fatta per nuotare. »
Ribattè allora lei, in uno sprazzo di follia probabilmente.
Stava giocando col fuoco dopotutto.
« ... »
« Cosa?? »
Il lupo però non rispose, e tornò a mutare nella sua mastodontica forma animale.
« Ehi! Potevi almeno dirmi il tuo nome! Ma che modi sono... »
Fu allora che il mostro spalancò le fauci, e fu allora che Saboko temette davvero di essere sbranata. Ma il licantropo stava semplicemente sbadigliando.
Si piegò sulle zampe posteriori, e chinò il muso in avanti, un segno che in forma umana sarebbe stato... un ringraziamento?
Si vergognava di essere stato aiutato, ma voleva comunque mostrarle gratitudine?
In un gesto ardito come ogni cosa fatta sino a quel momento, Saboko allungò le dita e le immerse nella folta pelliccia rossa, accarezzandone una grossa area. Le orecchie del lupo si abbassarono e le palpebre si socchiusero, e lei capì che stava gradendo quel trattamento.
« Sei orgoglioso solo quando sei tutto muscoli, lupo? »
Un artiglio venne estratto in risposta, e ancora una volta la bionda ninfa si trovò a deglutire incerta. Ed ancora una volta venne stupita.
L'animale disegnò con l'artiglio, delle lettera sulla terra ruvida.
« Ti chiami Kidd?»
Un movimento del muso in assenso.
« Io sono Saboko. »
Gli sorrise, e lui sbuffò come a dire: non te l'ho chiesto. Poi sempre con un movimento del muso le indicò la strada che portava al lago. Lei annuí appena.«Mi verrai a trovare? »
Uno scuotere del muso in segno di diniego, prima che le premesse il naso umido contro il busto, spingendola ad arretrare. Dal folto della foresta giunse in quel momento un profondo ululato, ed allora lei comprese: Kidd stava ricambiando il favore. La stava salvando.
«Siamo pari adesso. Arrivederci Kidd! »
Lo salutò cosi, sperando di vederlo spuntare un giorno sulla sponda del lago, e corse via veloce come il vento. A volte tuttavia, valeva davvero la pena infrangere le regole.
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Howling in the Dark
FanfictionRaccolta di oneshot partecipante all'iniziativa a cura di fanwriter.it Le storie dovevano essere segnalate entro il 18 novembre, purtroppo però io sono ancora senza internet e perciò ve le posto tutte in blocco. Mi dispiace essere così in ritardo, m...