0 - Cassandra

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Cassandra.

Un nome che ha il sapore delle profezie. Non so cosa avesse in mente mio padre quando scelse di chiamarmi Cassandra, ma una cosa la so per certa: se avessi avuto il dono di vedere nel futuro, ora non mi troverei in una situazione così disastrosa.

Ho bisogno di lei, Signorina Sigismondi.

Deglutisco a vuoto e avvolgo la tazza di tè fumante che sta annebbiando lo schermo del pc. Forse è per questo che ci ho visto male, insomma, non posso davvero aver letto niente di simile. Sorseggio il liquido scuro, accorgendomi troppo tardi di quanto sia bollente, al punto che finisce per ustionarmi il palato.

Maledizione!

Lo inghiottisco velocemente, sventolandomi con una mano, ma ormai il danno è fatto. Rimarrò con la punta della lingua bruciata per qualche giorno, una sensazione che detesto a dir poco.

E tutto per cosa? Per il titolo di quel messaggio che ha avuto il potere di stordirmi. Sì, proprio così. Un banalissimo messaggio nella casella di posta elettronica. Se qualcuno uscisse dalla pagina per divorarmi la faccia o per spiare tutti i rimuginamenti che sto facendo? Il controllo mentale può funzionare a distanza e io mi sento in pericolo, oltre che osservata.

Poso la tazza di tè sulla scrivania, ma grazie alla mia inaudita sbadataggine finisce per scivolarmi e il liquido macchia le ultime pagine stampate della traduzione da inviare alla casa editrice.

«Che accidenti mi prende?» scatto in piedi in tempo, evitando che il tè coli sui pantaloni della tuta rosa. Possibile che non sia capace di monitorare dei semplicisssimi movimenti?

«Questa è tutta colpa di...» leggo il nome del mittente. «Aaron Cheng.»

Chi diavolo è questo Aaron Cheng che – alle nove di domenica sera – osa disturbare la mia sana tranquillità? Immorale, ingiusto e inappropriato!

Colma di sdegno marcio verso la cucina, trascinandomi con i calzini antiscivolo. Getto uno sguardo verso il lavandino stracolmo: ho dimenticato di lavare i piatti della giornata. Mollo sulla pila la tazza mezza vuota, di un tè ormai freddo e inutile, creando un ulteriore accatastamento. Stritolo le mani sul bordo del lavello e chiudo le palpebre.

«Respira, Cassandra. R-e-s-p-i-r-a. Sai ancora come si fa, no?»

Quello che è arrivato, in fondo, è solo un messaggio da aprire e a cui rispondere. Un innocuo, innocente, messaggio. Per quanto la sola idea di tornare davanti al pc mi faccia tremare le gambe.

Ah, no.

È il cellulare che insiste a farmi tremare la coscia destra. È da almeno dieci minuti che continua a vibrare e non gli ho dato retta. Lo sfilo dalla tasca notando le cinque chiamate perse di Veronica.

Oh, no, non richiamerò. Può insistere quanto desidera, ma non uscirò in una sera drammatica come questa. Seleziono la modalità aereo e mi chiudo nel mio amato silenzio monacale.

Peccato non sia possibile scappare da tutto il resto.

Torno nel corridoio, strusciando i piedi sul pavimento. Mi affaccio alla porta scricchiolante della stanza e... che disordine. Pile di libri sorgono da terra, attaccate a mobili di legno che già ne contengono troppi. Finirò per appenderli in un armadio, non che abbia chissà quanti vestiti.

Lo schermo del pc è ancora acceso, come è ancora lì quella sgraditissima e-mail. Mi fissa, aspetta solo me.

Il cuore divampa in battiti anormali mentre mi avvicino furtivamente.

Sì, Aaron Cheng mi spaventa, ma ciò che più mi fa lambiccare il cervello è il significato dietro quel titolo.

Ha bisogno di me. Di me! Sono la persona più inutile del pianeta.

Chiudo tutto velocemente, con un colpo di click e ritorno alla normale schermata di un ponte orientale che sovrasta un piccolo stagno con fiori di loto.

«Codarda.»

Non leggerò il messaggio, non in quel momento. Forse, il giorno dopo.

In fondo domani è lunedì e si sa, tutto si inizia di lunedì, come le diete.


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L'audiolettura che trovate nel link sopra è stata richiesta alla iniziativa BooKode di Heroon_S che ringrazio tantissimo per lo splendido lavoro!

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