A John non sfuggì il piccolo sorriso che attraversó le labbra di Sherlock.
"Quali dovrebbero essere le condizioni, allora?" chiese Sherlock con tono particolarmente diabolico. Un'idea colpì John tanto velocemente da portarlo a chiedersi se il cervello del detective sarebbe riuscito a dedurlo in quel poco tempo.
"Che ne dici se io provassi a fare delle deduzioni sui clienti del pub e ogni volta che sbaglio, bevo-"
"E se in qualche modo riesci a indovinare, io dovrei bere?" John annuì "Beh credo che si possa fare, anche se credo che sarà troppo facile per me-"
"Aspetta, non ho finito."
Sherlock si appoggió al tavolo, incuriosito. John notó un familiare scintillio di intrigo nel suoi occhi. "Quello era solo il tuo turno. Quando sarà il mio turno, potró porti una domanda qualsiasi a cui dovrai rispondere con assoluta sincerità. Se risponderai, berró. Se non lo farai, berrai tu."
Sherlock si poggió sullo schienale della sedia; John poteva quasi sentire gli ingranaggi girare nella sua testa.
"Non mentiró" disse alla fine. Guardando oltre John, fece un cenno al barista, e poi tornó a guardare il suo coinquilino.
"Cosa...?"
"Gli ho detto di portare altri due gin and tonic quando avremo finito questi."
"E andranno sul mio conto, presumo" sospiró John. Probabilmente avrebbe dovuto aspettarselo.
"No. Gli ho già dato la mia carta."
"Tu... davvero?" John sgranó gli occhi, scettico.
"Suppongo di dovertelo"
"Sì, è vero, ma non... voglio dire, non era necessario"
"Non esserne troppo euforico, John, condividiamo tutti i nostri soldi comunque"
Nonostante fosse vero, nessuno dei due lo aveva mai ammesso ad alta voce. Consideró per un attimo quanto fosse strano che due uomini indipendenti avessero deciso di unire le proprie finanze senza essere in una relazione; allora perché quell'idea gli faceva estremamente piacere?
Mentre John era perso nei suoi pensieri, il barista era passato e aveva poggiato i drink che Sherlock aveva promesso.
"Vuoi giocare o preferisci continuare a fissarmi con sguardo assente per tutta la notte? Non che mi dia fastidio, ma le persone cominciano ad avere sospetti e so che a te non piace che venga insinuato-"
"Cosa? Ah, certo- non mi da fast- ok, giochiamo" balbettó John. "Quindi, chi vuoi che analizzi per primo?"
"Lei" rispose Sherlock come se non stesse aspettando altro, indicando una donna dall'altro lato del pub. John la osservó con apprensione. Era seduta da sola al tavolo e doveva avere una settantina d'anni. Aveva davanti a sè un calice di vino bianco che apparentemente non aveva ancora toccato. I suoi vestiti, un mantello di pelliccia e una sciarpa ornata di intricati pattern floreali insieme ai vistosi gioielli la facevano sembrare appena uscita dagli anni '40.
"Ok allora" inizió John, finendo di bere il liquore nella speranza che gli infondesse coraggio "È vedova" disse incerto, sperando di aver indovinato.
"Bene. E?"
"Uhm... non è ricca, ma un tempo lo era. E probabilmente è una vera stronza."
Sherlock irruppe in una roca risata e John non riuscì a trattenersi dal sorridere.
"Ok, te lo concedo" disse Sherlock, bevendo come da penitenza. John si sentì molto soddisfatto di sè stesso." ma non è una vedova. Non si è mai sposata, ovviamente, viene qui per cercare marito, non per fissare un bicchiere. Perché dovrebbe andare in giro vestita in questo modo?"
"Perché hai bevuto allora?"
"Perché avevi ragione. Andiamo, guarda che faccia: è davvero una stronza! Stai migliorando"
"Ovviamente" disse John sorridendo.
"Tocca a te" Sherlock lo stava guardando incuriosito, ma lui aveva intenzione di cominciare piano. Il detective non era ancora abbastanza ubriaco da rispondere alle domande che voleva davvero chiedere.
"Hai mai avuto un migliore amico prima di me?"
"No" rispose Sherlock in tono piatto.
"E un amico in generale?"
"Ancora no, ma tu dovrai bere due volte, grazie"
"Perché? Non vale due!"
"Mi hai fatto due domande e io ho risposto ad entrambe, pensaci meglio la prossima volta. E adesso bevi."
John avrebbe protestato contro la logica di Sherlock se non fosse stato occupato a bere due sorsi del suo nuovo cocktail preferito. Si pulì la bocca con il tovagliolo e si rivolse all'amico.
"Va bene, sono pronto. Tocca a te"
"La stessa donna. Dimmi di più"
John tornó a guardare la vecchia seduta al suo tavolo. La sua faccia, come aveva fatto notare Sherlock, sembrava modellata in un permanente sguardo corrucciato e non aveva ancora toccato il vino. John cercó di pensare come Sherlock, vedere le cose come lui le avrebbe viste. Aveva passato talmente tanto tempo con il detective da riuscire a imitare perfettamente ogni sua mossa.
"È una scrittrice e... e credo che ti sbagli. Non cerca uomini, cerca ispirazione."
John si voltó verso Sherlock, sperando di trovare in quegli occhi glaciali una qualsiasi traccia di approvazione o di stupore, ma essi rimasero inespressivi.
"Perchè?" fu tutto ció che disse.
"Il suo dito medio della mano destra è macchiato di inchiostro e ha questa espressione perchè sta pensando. Se stesse cercando di attirare l'attenzione avrebbe almeno sorriso all'unico uomo anziano qui nel pub, invece sembra concentrata sulla coppia davanti a lei" disse indicando un uomo e una donna che parlavano.
Sherlock non disse ancora nulla, ma prese in mano il suo bicchiere e bevve.
"Ti ho stupito? Avevo ragione?" lo stuzzicó John.
"Stavi ascoltando"
"Ascolto sempre."
"Lo so" rispose il detective in tono tanto basso che John non lo avrebbe udito se non avesse osservato attentamente i movimenti sue labbra. "Ma no, non mi hai stupito. Ovviamente useró la tattica del depistaggio. Credevi non avessi notato l'inchiostro? Stiamo giocando, John, e io intendo vincere"
John scosse la testa "E va bene, tocca a me"
Si prese un momento per controllare gli effetti del liquore sul suo avversario prima di decidere la domanda. L'unica cosa che mettesse in dubbio la sua sobrietà e la sua prontezza mentale erano gli occhi, di un colore fra il blu, il verde e il grigio, che si erano assottigliati quasi impercettibilmente. Era un cambiamento che solo lui sarebbe riuscito a percepire, o almeno gli piaceva pensarla così. John, d'altro lato, era decisamente sbronzo, specialmente perché non aveva mangiato niente dall'ora di pranzo così come Sherlock, che non aveva toccato cibo eccezion fatta per un muffin ai semi di girasole che John lo aveva costretto a mangiare qualche ora prima. A volte John si domandava come Sherlock avesse fatto a sopravvivere prima di lui.
"Perché ti rendo perplesso?"
Sherlock lo guardó enigmaticamente per un attimo; John cercó di restituire lo sguardo ma si sentiva troppo come se l'amico stesse dissezionando chirurgicamente i suoi pensieri. Prima che lo distogliesse, comunque, Sherlock, afferrò il bicchiere e bevve.
"E dai, rispondi alla domanda!"
"Tu hai deciso le regole, non io" a John stava cominciando a dare fastidio il fatto che il detective avesse sempre ragione.
"Probabilmente ti servirà presto un altro drink. A me no, credo che mi basterà per tutto il resto della serata. Il gioco è troppo facile. Mi sta venendo sete."
"Mi stai sfidando"
"Le due doti deduttive non smettono mai di sorprendermi"
"Dovresti sapere che questi stupidi giochetti non faranno effetto su di me."
"Ah davvero?" Adesso John se la stava davvero cercando.
"Va bene, allora dimmi di cosa sta discutendo quella coppia nell'angolo, se sei così intelligente. Forse Lestrade dovrebbe chiamare te e io dovrei seguirti"
"Ah, sì, lo vedo come i miei stupidi giochetti non hanno alcun effetto su di te. Grazie per la dimostrazione, Sherlock. Adesso mi hai convinto"
"La coppia" sibiló Sherlock a denti stretti.
John sospiró.
"Giusto. Vuoi che ti dica perchè stanno litigando?" non ottenne alcuna risposta. Mentre osservava la giovane coppia, che non sembrava starsi godendo la serata, speró che nessuno lo vedesse seduto con il suo coinquilino che lo guardava male, e pensasse la stessa cosa. Forse lo aveva provocato troppo, in fondo non gli importava chi avrebbe vinto quella stupida gara. Non era nemmeno del tutto sicuro di come si stabilisse il vincitore: il primo a sentirsi male o a scrivere alla proprio ex perde? No. Lui e Sherlock sarebbero sembrati una coppietta dannatamente felice, anche senza essere una coppia.
"Okay, ho capito" dichiarò con voluta arroganza, incrociando le dita. Sherlock alzó un sopracciglio con aria scettica.
"Lei è segretamente nazista e lui le ha bruciato la collezione di libri di Twilight."
"Le tue... uhm... prove?" chiese il detective con un magnifico tentativo di rimanere serio, nonostante a John non sfuggisse il sorrisetto che si era formato all'angolo della sua bocca.
"Beh, lei sembra ariana e lui le sta strofinando le ginocchia come se avesse marciato tutto il pomeriggio. E poi lui sembra uno stronzo."
Sherlock fece un sorrisetto e John cominció a ridacchiare, subito seguito dall'amico. Entrambi presero i bicchieri, brindarono e bevvero.
"Va bene, va bene. Tocca a te"
"Sherlock, non dobbiamo per forza continuare a giocare, possiamo parlare come persone normali. È stata un'idea stupida"
"La normalità è noiosa e mi piace questo gioco, quindi non è possibile che sia stupido. Fai la tu domanda"
"Oh" mormoró John, guardandosi le mani e sorridendo "la mia domanda... giusto... possiamo prendere un altro shot prima?"
"Ovviamente"
Nel tempo che Sherlock impiegó a ordinare gli shot e tornare al tavolo, John aveva pensato alla propria domanda.
"Allo sconfiggere la noia!" brindó Sherlock, sedendosi e alzando il bicchierino.
"Brindiamo" continuó John. Questa volta andó giù molto più velocemente dei primi due, il che poteva voler dire solo una cosa: stavano cominciano a ubriacarsi. E a meno che Sherlock non fosse un qualche tipo di robot, il che non sarebbe stato poi così assurdo, anche lui doveva cominciare a sentire qualcosa.
"La tua domanda. Velocemente, stanno arrivando altri due gin and tonic"
John non aveva realizzato quanto avesser bevuto fino a che Sherlock non glielo fece notare.
"Perché io?" chiese senza pensare.
"Perché tu? Cosa intendi? Spiegati"
"Perché hai scelto me come coinquilino? Non capiró mai perché tu abbia scelto di vivere con un estraneo, ma perché proprio io fra tutti?"
Sherlock si schiarì la voce, esitante. Se John non avesse avuto tanta tequila in corpo, si sarebbe sentito imbarazzato, invece era solo impaziente.
"Rispondi o bevi Sherlock"
"E va bene. Mi serviva un assistente per il lavoro"
"Questo non risponde alla mia domanda. Chiunque avrebbe potuto farlo: Molly, Mrs. Hudson, uno dei tuoi senzatetto, ma hai scelto me, un completo estraneo. Perché io?"
Le parole scivolarono fuori dalla sua bocca senza controllo. Sherlock lo stava fissando con i suoi occhi glaciali e non c'era modo di capire i pensieri che vi si celavano. Avvicinó il bicchiere alle labbra e bevve. John alzó gli occhi al cielo, scoraggiato.
"Ti risponderò, ma volevo bere prima" l'interesse di John si risveglió "Sei un medico militare, quindi sapevo che non saresti stato debole di stomaco o volubile. Mi serviva un occhio esperto. Hai un disturbo psicosomatico, il che mi affascinava, e sapevo che non mi avresti infastidito con chiacchiere sull'etichetta, l'educazione e i l'esprimere i miei sentimenti. Avresti apprezzato ció le mie abilità senza esserne offeso, cosa che nessun altro fa. Eri tutto ció che stavo cercando, e l'ho capito non appena hai messo piede nel Saint Bart's Hospital" spinse delicatamente il bicchiere di Sherlock verso di lui
"Tocca a me"
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The last drop
FanfictionDove Sherlock e John decidono di combattere la noia con una notte di pesanti bevute. Questa storia non è mia, ma di @Phyona (fanfiction.net). È la mia prima traduzione quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori o incongruenze, kisses. -moony