40. Ricordi d'infanzia

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TALITA’S POV


Come spesso capita in questi casi la maggior parte degli studenti non presta mai attenzione alle noiose assemblee, invece si dedicano a girovagare furtivamente per la scuola sperando che nessun professore o inserviente li sorprendi ad ingannare il tempo. Questa volta anche io ho deciso di approfittarne.

Mentre Liam adempie ai suoi doveri di rappresentante degli studenti e mentre gli altri ragazzi sono occupati a conversare con studenti di altre classi, io ho deciso di rinchiudermi in  un posto dove non ho passato più molto tempo dall’ultima volta.


Il teatro è deserto  come sempre e tiro un sospiro di sollievo rivedendo la platea dall’ingresso principale. Le poltroncine sembrano così comode ricoperte di quel velluto rosso che ho quasi voglia di sdraiarmi per lungo su tre di esse e schiacciare un pisolino. Quest’idea è subito rigettata quando ricordo che questo posto è pieno di polvere e sporcizia.

Mi dirigo con la mia tracolla verso i quattro scalini del palco e raggiungo le così dette dietro le quinte. L’eccitazione di essere in un posto così, da sola è inverosimile, sembra quasi che sia un posto solo mio, di mia proprietà, oppure un posto segreto che solo io conosco sebbene sia a conoscenza che tutto il corpo scolastico sappia dell’esistenza di un teatro.


Trovo la solita sedia sporca in un angolo e un finto tavolo di scena lì vicino, un posto perfetto per scrivere un po’ a mamma. Devo informarla di tutto quello che sta accadendo. Non posso dirlo a papà perché sono sicura che si arrabbierebbe, ma a mamma posso dirlo, anzi, posso scriverlo.
Tiro fuori dalla mia borsa il mio diario dopo essermi messa comoda nella mia scrivania surrogata e premo il bottoncino della mia penna cominciando a scrivere la solita introduzione banale ‘Cara mamma …’

“Sono curioso di sapere cosa cazzo scrivi sempre lì dentro.”


La sua voce rimbomba nello spazio e io mi spavento più del dovuto. Oggi non fa altro che spaventarmi e da quel che vedo questo lo fa solo ridere di più.
Seduto in un angolo buio, non illuminato dalle alte e appannate di sporcizia finestre, c’è Harry. Cerco di chiedergli cosa diavolo ci faccia qui ma devo prima riprendermi dal colpo.


“Allora?”- chiede ancora alzandosi dal suo nascondiglio mentre io ritrovo la voce.
“Perché sei qui?”

“Perché mi piace qui.”- risponde semplicemente appoggiandosi al finto tavolo di compensato duro. I suoi occhi cadono sulle pagine ancora semi vuote del mio diario cercando di curiosare ma lo chiudo prima che possa riuscirci con un tonfo sordo. Sogghigna ancora e questo suo comportamento sembra così strano. La sua voce è debole e se non fosse per la poca luce riuscirei a vedere i suoi occhi che immagino rossi e lucidi. Sento come se avesse appena pianto.


“E’ successo qualcosa?”- chiedo cercando il suo sguardo.
“Cos’altro potrebbe succedere ora come ora?”- tutto può succedere.

“Non lo so, hai pianto.”
“Come lo sai?”- chiede dall’altra parte del banco con la solita voce lieve.
“Lo so e basta.”
“Tu sai sempre tutto vero?”- non rispondo a questa insinuazione, io non so tutto ma forse riesco a percepire molte cose. – “Dimmi solo che andrà tutto bene.”- dice dopo pochi secondi di silenzio e io sono sempre più rattristata dalla situazione in cui si trova. Vuole rassicurazione. E un’amica rassicura un amico.

“Certo che andrà tutto bene.”- affonda le dita tra i capelli coprendo il suo viso dalla mia visuale e mi sembra disperato. Annuisce anche se poco convinto.


“Sono rilegato a scuola dopo le lezioni da lunedì prossimo.”- comincia sospirando. – “Per aver picchiato quel ragazzo.”- è vero, dopo che il direttore è venuto a prenderlo in cortile non l’ho più visto. Ma quanto è sfortunato?
“Non posso aiutarti per questo lo sai.”


“Lo so. Qualcuno lassù ce l’ha con me.”- dice quasi ironizzando, quasi. – “Spero non sia tua madre che mi punisce per averti baciata.”- ridacchia cercando di sdrammatizzare. Di solito le battute pungenti sono il suo forte ma ora sembra completamente prosciugato d’allegria.

“Non lasciarti abbattere così Harry.”- lo guardo con compassione e anche con un po’ di ammirazione. Non so se io sarei riuscita a reggere una situazione del genere. – “Risolviamo  un cosa alla volta, sai che ti aiuterò.”

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