Stavo uscendo da scuola, continuavo a pensare.. gli scrivo o non gli scrivo..
Mi arriva una chiamata 'Marco', ero emozionata dato che avrei rivisto mia figlia dopo tanto tempo. "Pronto Marco, dimmi tutto" - "Ho avuto un contrattempo ma sto arrivando, aspettami di fronte alla scuola tua", chiudo la chiamata e salutando le mie amiche attraverso la strada e mi siedo sulla panchina vicino a dove ero d'accordo con Marco. Intanto che aspettavo, ascoltavo un po' di musica, canzoni rilassanti da stendere un po' i nervi, ero così tesa.. un po' per Beverly un po' per Marco.. cioè, un uomo sulla quarantina del quale oltre al nome so solo ciò che ha voluto raccontare, mi sta venendo a prendere a scuola. Ovviamente ai miei non ho detto nulla, "Ma', resto a scuola per il progetto di geografia.." - "Ok", la chiamata di mia madre non poteva mancare.
Ecco Marco, è arrivato guidando una Range Rover Velar nera opaca, sembra la scena di un film d'azione ero incantata. Si accosta al marciapiede, tira giù il finestrino, appoggia il braccio alla portiera e si tira un po' giù gli occhiali da sole, mi guarda negli occhi e mi dice "Silvia, che aspetti ?! Beverly non vede l'ora di conoscerti".
Salgo in macchina, mi siedo sul sedile davanti accanto a Marco e sento delle paroline provenire dai sedili posteriori "Silvia, ciao". Mi è venuta la pelle d'oca, mi sono girata e ho visto un angelo seduto sul seggiolino, una creatura con la pelle molto chiara, gli occhioni verdi e qualche ricciolino biondo che le scendeva sul viso.. quanto è graziosa. Marco ha ragione, siamo identiche.
Marco accelera per partire e mi spavento, tornando con i piedi a terra, sembrava un sogno. Mi giro e guardo la strada, in silenzio.
"Hai già pranzato ?" - "No, non ancora. Sono appena uscita da scuola e nella pizzeria di fianco c'era troppa gente.."
"Ti va di andare a mangiare qualcosa in un posticino qua vicino ? C'è un locale che piace tanto a Beverly"
"Papà, mi piace quel posto. Ci sono tanti farber"
"A volte devi andare a intuito su cosa ti stia dicendo, non parla ancora molto bene e per di più mescola l'italiano e il norvegese" - "Per me va bene, andiamoci"
Marco mi ha detto che in quel locale ci andavano spesso quando Natalia stava qualche giorno fuori casa, era il loro posticino.
Arrivati al locale Marco ci fa scendere dalla macchina "Vado a parcheggiare poco più avanti, c'è un parcheggio in fondo alla via, aspettatemi sotto alla scritta neon".
Scendiamo dalla macchina e Beverly mi prende la mano, mi guarda e mi dice "Aspettiamo qua, dove c'è la scritta". Un paio di minuti di silenzio, vedo Marco camminare verso di noi, lei mi molla la mano e gli corre incontro. Gli sussurra qualcosa all'orecchio. Marco tiene la bambina in braccio, si avvicina e mi sussurra "Di solito non è molto socievole, le piaci". Sorrido.
Entriamo e sento subito un buon profumo di pizza e pastasciutta. Ci sediamo e ordiniamo, durante il pranzo parliamo del più e del meno. Beverly intanto si è addormentata in braccio a Marco. E' così buona. Marco paga il conto, usciamo e mi chiede cosa volessi fare. "Ora deve dormire due ore, vieni da me e rispondo ad ogni tua domanda su di noi, su di lei", saliamo in macchina e andiamo da lui.
Arriviamo al condominio, parcheggia e prendiamo l'ascensore, mentre apre la porta "Vuoi il caffè ? Metto la bambina nella sua cameretta e arrivo, intanto accomodati in salotto". Entro in casa e c'è un signore vestito bene, che educatamente mi chiede il giubbotto "Grazie", si è reso conto che l'ho guardato non capendo, "Ha ragione, io sono Luigi, autista e maggiordomo del signor Esposito" - "Ah"
"Silvia, eccomi. Vieni, andiamo in salotto. Linda, prepara un caffè per la signorina." - "Ecco a lei signorina, zucchero ? Latte ?" - "Sì, entrambi per favore. Grazie"
"Linda per ora siamo apposto così, lasciaci soli.. Bene Silvia, ora siamo solo io e te. C'è qualcosa che vuoi sapere ?"
"Vorrei sapere chi sei, come puoi permetterti tutto questo.."
"Sono figliastro di Sergio Paso, direttore e amministratore originario della società di orologeria 'Officine Esposito', ero un dono per lui, era innamorato perso di mia madre tanto da dare il mio cognome alla sua impresa. Grazie al mio cognome ho avuto una spinta in più nel mondo del lavoro, ho fatto diversi corsi e anni di studi. Ho un paio di lauree e attestati in lingue straniere, informatica e marketing. Anche se è stato lungo il percorso che ho fatto, è stato facile essere ciò che sono ora, ingegnere informatico. Lo ritengo un buon lavoro, poiché mi permette di avere una bella macchina, un appartamento in centro con un panorama su piazza Duomo, un maggiordomo, una governante e.."
La bambina piange, si sta svegliando.
"Puoi andare tu a prenderla ? Mi preparo che ti porto a casa".
Vado da Beverly, la prendo in braccio e le metto una copertina per tenerla al caldo. Vado verso la camera matrimoniale, dove Marco si stava sistemando la camicia "Vorrei rimanere ancora un po' qua, con voi". Mi guarda e mi sorride. "Più che volentieri, più che altro sono quasi le sette e non vorrei far preoccupare tua madre" - "Mia madre non si preoccupa, più che altro stasera lavoro.."
"A che ora inizi ? Ti porto a casa se devi prepararti e poi ti accompagno" - "Inizio alle nove"
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BEVERLY
Romansa(ho un po' preso spunto dalla mia storia) E' finito prima che tutto potesse iniziare Gioia, amore, bugie, difficoltà ma soprattutto, tante emozioni Buona lettura, cari lettori e care lettrici