Capitolo 1

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Era lì. In piedi davanti a lei.

La sua figura si stagliava dall'alto del muretto di pietra spoglia che circondava il perimetro del parco giochi.

Lia tornava adesso dalla lezione di pianoforte, ormai l'orizzonte si colorava con le tonalità del rosso e dell'arancione e, in preda al terrore più totale, la piccola musica non osava né muoversi né respirare.

Lui invece, ora seduto sui talloni, dava le spalle a quello spettacolo di luci abbaglianti, facendo così risplendere i capelli corvini. Sul viso numerosi tagli gli infondevano un'aria minacciosa e le occhiaie scure e profonde e gli occhi color cremisi non contribuivano di certo a renderlo un personaggio meno terrificante.
La ragazza avrebbe voluto scappare, mettersi al sicuro, o per lo meno gridare, urlare, esternare tutto quel groviglio di emozioni che minacciava di lasciarla senza forze.
Non poteva fare a meno di guardarlo, di farsi condizionare da ogni sua mossa, di farsi sconvolgere da quel ghigno presuntuoso e a tratti provocante.
All'improvviso però ci fu un movimento, e infatti, con un balzo, il losco figuro discese dalla sua postazione di vedetta per dirigersi verso Lia; ancora tremante e impaurita, la giovane riuscì a smuovere a malapena un piede prima che, a pochi centimetri dal suo orecchio, lui le si avvicinasse abbastanza da sussurrarle con un sorriso malizioso: « È arrivato il tuo incubo peggiore ».
A quel punto estrasse la sua arma, una falce nera che teneva nascosta inspiegabilmente dietro la lunga giacca scura e, con uno sguardo divertito, la protese verso la testa di lei come a volerla tagliare di netto, ma questo fu solo ciò che Lia immaginò, prima che chiudesse gli occhi e si lasciasse andare alla paura più profonda.


Si era risvegliata su una panchina vicina con la testa adagiata sulla borsa di tela.

Il sole era quasi del tutto scomparso, probabilmente era rimasta incosciente per un pò, ma distesa su quella superficie lignea e liscia impiegò solo alcuni secondi per riconquistare la propria consapevolezza e, alzatasi di scatto, si guardò intorno preoccupata.

La nemesi dei suoi sogni, il protagonista dei suoi incubi era ormai scomparso.
Dapprima Lia pensò di essersi immaginata tutto, di aver avuto un'allucinazione a causa dell'insonnia o di una lieve anemia, ma dovette presto ricredersi.
Lì nella sua mano destra era stato lasciato un biglietto; la carta era ruvida e scura e le dita di Lia la studiarono con attenzione, come fosse un'antica pergamena.

Colta da un connubio di sensazioni che fondevano la paura e lo sgomento alla curiosità, la ragazza, con mani tremolanti e insicure, aprì il biglietto piegato in quattro. Non appena lo lesse, però, si portò le mani al volto e implacabili lacrime cominciarono a rigarle il viso; a quel punto, senza far più caso a ciò che le accadeva intorno, fece cadere il messaggio ai suoi piedi, rivelandone così il contenuto: «Ci rivedremo presto...».


Salve a tutti, io sono Silvia. Per che non mi conoscesse, sono solo una timida ragazza che si diverte un mondo a scrivere ciò che immagina e che spera di cuore nel vostro apprazzamento per questa piccola parte della mia storia. (Per chi avesse delle critiche, può sentirsi libero di riferirmele, ma ovviamente con un tono cordiale e civile)

Detto questo, mi auguro che la nostra avventura insieme via sia gradita quanto lo è per me.

A presto, la vostra Silvia


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