Il trillo costante della campanella risvegliò Lia dai suoi pensieri e, con il suo rumoroso ma gradito suono, le comunicava che la giornata scolastica si era finalmente conclusa.
Accorgendosi del chiacchiericcio dei suoi compagni e del rumore delle sedie spostate, Lia scosse il capo assonnata e cominciò a riordinare le sue cose; quella mattina non aveva prestato la benché minima attenzione alle lezioni e andare a casa, di certo, non poteva alleviarla dal peso delle parole che aleggiavano vorticosamente nella sua mente.
Varie emozioni si susseguivano in un girotondo di pura confusione, e il loro turbinio non permetteva l'emergere di alcun pensiero che non fosse rivolto al ricordo di quell'oscuro mietitore.
« Ti ascolto ».
Il losco figuro, nell'udire una tale risposta, si era lasciato prendere per un attimo dallo stupore; non si sarebbe mai immaginato un così repentino cambiamento da quella gattina impaurita, ma non tardò di certo a ribattere.
« Finalmente ti sei decisa a parlarmi, bambolina. Sai, pensavo che saresti di nuovo caduta tra le mie braccia». Mentre parlava, gli si era disegnato sul volto un inquietante sorriso compiaciuto.
Ignorando il commento, Lia proseguì: « Hai detto che dovevi parlarmi, no? Finiscila di divagare, sto aspettando. ».
La voce della ragazza aveva abbandonato, all'improvviso, quel tremore che un istante prima l'aveva fatta vacillare e, con un'intraprendenza che mai aveva dimostrato fino ad allora, stava adesso fronteggiando la sua più grande paura.
Se avesse davvero voluto ucciderla, di certo non gliel'avrebbe permesso. Non questa volta.
« Non c'è bisogno di scaldarsi tanto, bambolina. Volevo semplicemente informarti che da oggi in poi sarò al tuo servizio. Il mio unico scopo, da adesso, sarà quello di assisterti e di proteggerti. », e con un plateale inchino, abbassò il capo in segno di riverenza.
L'assurdità di quelle parole aveva colpito Lia in pieno.
Tra tutti i discorsi che aveva immaginato potesse farle, tra tutte le bugie che avrebbe potuto raccontarle, lui aveva optato per la più inverosimile. Se il suo obbiettivo era ingannarla, per lo meno avrebbe potuto scegliere qualcosa di più credibile.
« Tu, vorresti proteggermi?! » un tono sprezzante coloriva ora le sue parole, « Dopo tutto il male che mi hai fatto, il dolore che ho dovuto sopportare, adesso tu vieni a dirmi che vorresti "proteggermi"? E da cosa poi?! ».
Lia si sentiva fremere dalla rabbia, le mani le formicolavano, il viso cominciava ad arrossarsi e, sebbene non volesse cedere a nessun atto di debolezza, lievi lacrime di frustrazione cominciarono a scendere dal suo viso per infrangersi sul pavimento.
Una tetra risata riempì lo spazio intorno a loro.
« Sei davvero divertente, lo sai? Non riesco proprio a capire perché tu non abbia nemmeno un amico. ». Non sembrava intenzionato a voler smettere di sghignazzare.
Lia si era sentita scottare da quell'affermazione; nel profondo sapeva che ciò che aveva detto era vero. Lei era sola, e non soltanto in quel momento.
« C-cosa ne sai tu di me? Vieni qui dicendo di volermi proteggere e dopo... »
« Andiamo, smettila di lagnarti per ogni cosa... in fin dei conti, non vado di certo in giro a offrire il mio aiuto a chiunque mi capiti a tiro. ». Il suo tono, fino ad allora divertito e compiaciuto, si era alterato, provocando nella ragazza una scossa di paura che riuscì a mascherare con un'altra delle sue accese repliche.
« Di certo non te l'ho chiesto io! Insomma, chi vorrebbe l'aiuto di qualcuno che ogni notte ti uccide nei sogni? E poi, tu non dovresti nemmeno esistere. Cosa sei, la copia in miniatura del cupo mietitore forse? ».
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A Lovely Nightmare
Fantasy"Mai giudicare un libro dalla copertina", è questo che pensereste se anche voi conosceste Lia Davies un pò più a fondo, ma, a quanto pare, nessuno ha voglia di conoscerla davvero. Con una vita sociale solitaria e una situazione famigliare non certo...