Capitolo 1

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Blu, viola, rosso, arancio, giallo, sono tutti colori collegati fra loro anche senza un'unione continua, riescono sempre a spiccare agli occhi di chi li guarda, non parlo dell'arcobaleno, ma del tramonto. Era da tanto tempo che non mi soffermavo a fissarlo e a guardarlo nei minimi particolari per concepirne la sensazione di libertà.

È una cosa davvero magnifica pensare che in un momento si possa osservare il sole lì, alto in cielo e in un altro vederlo sparire dietro ad una casa, alle onde del mare oppure ad una montagna.

Non si sa mai cosa ci si possa aspettare durante le notti. Alcune sono fredde e ci si accoccola nella coperta alla ricerca di qualcosa su cui si possa contare per stare bene durante il freddo, altre sono davvero calde, ma scommetto che in ogni caso quasi tutti abbiano un lenzuolo a portata di mano per l'eventuale 'mostro' sotto al letto.

Stasera ho avuto il tempo per pensare e riflettere su queste sensazioni soltanto perché in casa sono tutti usciti, non ho mia madre che strilla per ordinarmi di studiare, né mio fratello che mi spinge giù dal divano per guardare le partite insieme a mio padre.

Stavo pensando a cosa potessi fare, ma mi sono fermata ad osservare il tramonto, non è male come passatempo, l'unica cosa è che ormai è la luna a prevalere su tutto.

Sono le 21.07. Tra pochissimo dovrebbe chiamarmi Jason, il mio migliore amico, ma credo sia ancora alla lezione di canto come tutti i mercoledì, di solito fa presto.

Intanto mi accampo sul letto col computer sulle gambe e il caricabatterie allungato fino alla scrivania.

Eccolo:

-Pensavi che mi fossi scordato di te, vero Emy?

-Sinceramente?

-Si.

-Ecco, no. Sapevo che prima o poi mi avresti chiamata perché mi ami follemente.

-Certo, scontatissimo. Come stai? Dimmi che domani vieni a scuola.

-Non lo so Jason, ho fin troppe cose a cui pensare, si vedrà.

-Non hai nulla a cui pensare, è da tre giorni che non vieni, vuoi solo abbandonarmi.

Cade la linea, come sempre a casa mia d'altronde, e mi affretto a mandargli un messaggio: 'Non ti abbandonerò, a domani'.

Ormai è tutto un'abitudine, non c'è più nulla di concreto su cui basarsi. La mia vita è formata da me, il mio migliore amico e la mia famiglia.

Non ho mai desiderato di meglio, forse solo di cambiare un po' questa monotonia che sta diventando alquanto noiosa.

Sono una ragazza che crede nelle cause perse (anche in sé stessa quanto basta), che si sofferma a pensare su moltissime cose contemporaneamente, che è felice di avere buone amicizie anche se poche, che lavora sodo per ottenere risultati, che va bene a scuola. Una di quella ragazze che usano la Nikon per fotografare paesaggi e non le sue tette, che non si abbonda di trucco solo per essere più appariscente, che lascia andare le cattive abitudini, ma che perdona sempre, ogni minimo errore con delle scuse lo passa, è questo il mio errore più grande.

In tutto ciò, non sono mai riuscita a fare grandi cose. 'Andrà tutto bene' mi ripeto sempre, ma andrà davvero tutto bene se sono così diversa dalle persone che sono considerate 'icone' dalla società?

'Diciamo che siamo alla ricerca di gente diversa, ma la vera diversità sta in noi stessi.'.

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