7. friendship

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« Sei riuscito a fare visita alla nonna domenica? » mi chiede il mio amico, mentre prendiamo posto in un bar.
« Purtroppo no » rispondo sedendomi.
« Giornalisti? » Intuisce, ed io annuisco. L'altro giorno con tutto quel trambusto non riuscì nemmeno ad andare a trovarla. Che scocciatura tutti quei giornalisti, mai una volta che mi lascino in pace.
Sono rimasto l'unico qua in Corea, gli altri membri sono tutti in vacanza.

Lo ero anche io, prima.
Prima che arrivasse quella chiamata da mio padre.
Mia nonna poco meno di un mese fa si è sentita tremendamente male e l'hanno dovuta portare all'ospedale in urgenza. Io sono corso a casa per restare vicino a lei. Sono sempre stato molto assente nei suoi confronti. Con il lavoro e gli impegni la vedevo solo qualche volta all'anno. Una volta tornato volevo recuperare quel tempo perso stando insieme a lei.

Ma non feci abbastanza in tempo. Ormai se n'era andata.

Arrivai all'ospedale mentre mio papà abbracciava la mamma.

« Papà dov'è la nonna? » chiesi impaurito.
« Sta meglio ora, vero? » continuai.
Era ancora tra le braccia della mamma quando si girò verso di me e con gli occhi lucidi mi guardò facendomi cenno di no con la testa.
Corsi verso la sua camera dell'ospedale dopo aver chiesto al personale. Mi convinsi di aspettarla lì, in qualche modo ero del tutto sicuro che sarebbe tornata. Non riuscivo a credere fosse morta.
Mi sentivo tremendamente in colpa. Una lacrima mi scese dagli occhi. Io. Il suo unico nipote, che non riuscì a rivedere neanche nei suoi ultimi minuti di vita.
Tirai un forte pugno al materasso.
Lo smossi talmente tanto che da sotto il cuscino uscì una catenina dorata. La raccolsi e notando la fessura la aprì. Appena guardai al suo interno i miei occhi si riempirono di lacrime lasciandomi vedere tutto sfocato, finché non le feci uscire tutte. Scoppiando a piangere.

« Be riprovaci oggi » mi consiglia Paul.
« No oggi non sono molto in forma » rispondo.
« Ci stai ancora male non è così? Sai che non è colpa tua » mi consola lui.
Fossi stato nel bel mezzo del lavoro, allora, non avrei potuto fare niente purtroppo, però ero in vacanza. Cazzo, perché non sono stato con lei? Sapevo benissimo della sua salute cagionevole, ma nonostante ciò, ho preferito andarmene e lasciarla per l'ennesima volta.
Lo guardo, ma prontamente abbasso la testa fissando il mio caffè caldo.

• • •

Ore 16:47
Mi stendo sul letto dopo aver passato le mie solite ore di lavoro.
Leggo il programma di stasera sul gruppo.
"Martedì 10 Luglio: Incontro ore 18:15, cena e tempo libero per il centro di Seoul fino alle ore 23:00 per il rientro in famiglia.
Ritrovo: stazione centrale delle corriere".
A quanto pare stasera avremo altro tempo libero.  Victoria è andata via da poco, i suoi genitori sono a lavoro e io sono a casa a badare Soohyun, il figlio minore. In questo momento sta facendo i compiti. È un ottimo studente e intelligente per la sua età. Per me, infatti, non è per niente impegnativo fargli da "babysitter". Si gestisce sempre da solo nonostante gli chieda se abbia bisogno di una mano. Ovviamente non potrei fare molto, conosce ancora poco l'inglese.
Riguardo a ieri mi sento davvero sollevata. Quello di Domenica si trattò solo di un malinteso.
Chissà perché Silvia e Federica si divertano così tanto a fare di questi scherzi.  Vorrei tanto potermi vendicare, ma in fin dei conti non ne vale la pena. Mi basta sapere che tra me e le mie amiche non ci siano disguidi.

Stasera Victoria non riuscirà a portarmi in centro perciò dovrò farmela a piedi fino alla fermata. Mi ha comunque inviato gli orari della corriera. Dovrebbe passare esattamente per le 17:36.

Ma che ore sono adesso?
17:02. Meglio che mi sbrighi se non voglio perderla. Mi preparo e scendo.
« Ciao Soohyunie, mamma e papà arriveranno presto. Io adesso devo andare, okay? » gli dico scandendo bene le parole inglesi per farmi capire al meglio.
« Okay, ciao Clary! » mi risponde lui in italiano sorridendo ed io faccio lo stesso.
Penso abbia capito bene.

IKNOWWHOYOUARE // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora