1. SEOUL

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"Caro diario,
è passato solo qualche giorno da quando sono arrivata qui a Seoul, ma posso dire di amarla già. Il lavoro mi piace, la professoressa mi ha assegnato al reparto vendite di una compagnia di computer che tratta con l'estero, così da sfruttare le mie competenze linguistiche.
Ancora non riesco a comprendere appieno le motivazioni che hanno spinto la scuola a scegliere proprio la Corea come destinazione per lo stage, dato che nessuno di noi ragazzi conosce una singola parola di coreano, ma non mi posso lamentare. Ho sempre nutrito un grande interesse per questo paese e la sua cultura, ed è davvero strano per me percorrere sentieri che fino a poco tempo prima potevo permettermi di ammirare solamente in foto, camminare per strada e sentire riprodurre a tutto volume la musica che tanto amo, il Kpop, quel genere che in Italia sembra tanto destinato a non prendere piede.
Oggi è domenica, il mio primo giorno libero da quando sono qui, e probabilmente lo passerò insieme a Sofia e Jenni, le mie due più care amiche. Ne stavamo discutendo giusto l'altro giorno, e visto che il nostro sarà un soggiorno di tre mesi abbiamo deciso di comune accordo di fare un semplice giro per la città, così da saperci orientare meglio.
Si stanno avvicinando le 9 del mattino e credo proprio sia ora di alzarmi e fare qualcosa di produttivo perciò ti riscriverò quando avrò tempo. 
-Clarice"

Chiudo il mio diario lasciando la penna al suo interno, lo poggio sul comodino situato accanto al letto e mi alzo per prepararmi e andare al piano di sotto per fare colazione.
Vengo ospitata da una famiglia coreana che, nonostante la barriera linguistica, si è rivelata abbastanza carina e socievole. Loro parlano infatti un inglese abbastanza scarno a differenza della figlia Victoria, di 20 anni (tre/quattro anni più grande di me) il cui inglese si può definire impeccabile, e proprio per questo ho legato maggiormente con lei, a differenza dei genitori e del fratellino di 11 anni con i quali mi è appunto molto difficile relazionarmi.
Scendo le scale e mi dirigo verso la cucina dove sono già tutti seduti a tavola accogliendomi con un clamoroso "Annyeonghaseyo" ed io faccio lo stesso.

«Cosa hai programmato di fare per il tuo giorno libero, Clarice?» mi chiede la signora, in inglese, con tono leggermente insicuro.

«Niente di particolare, farò un giro per il centro di Seoul insieme agli altri ragazzi italiani » rispondo.

«Se hai bisogno di qualche passaggio basta chiedere, d'accordo? » Se ne esce la figlia maggiore regalandomi un dolce sorriso.

Abitano in un area di periferia e solitamente non passano molti autobus o altri mezzi pubblici, perciò,  credo mi farebbe comodo un passaggio, almeno per oggi, che è domenica oltretutto.

«Ti ringrazio Victoria, mi farebbe molto piacere sempre se non reco disturbo » le dico ricambiando il sorriso.

Finita la colazione torno in camera, che devo ammettere essere molto graziosa. Non è molto grande, ma lo è abbastanza per contenere tutte le mie cose, ed in più include anche un bagno sempre molto minuto ma delizioso allo stesso tempo, di un colore tendente all'azzurro.
Metto una giacca dato che hanno previsto una leggera pioggerella nel tardo pomeriggio e non voglio rischiare di tornare a casa completamente bagnata, prendo la borsa ed esco dalla stanza aspettando Victoria giù dalle scale.
Aspetto giusto due minuti prima che la ragazza dai capelli neri mi raggiunga e insieme usciamo dalla porta d'ingresso.

Saliamo in macchina e non appena accende il motore le spiego dove mi sarei dovuta incontrare con le altre ragazze. Durante il lungo tragitto continuo a guardare fuori dal finestrino ammirando il paesaggio completamente diverso da quello che ho sempre visto in Italia.

Seoul è davvero fantastica.

«Va bene se ti lascio qui? » fa Victoria all'improvviso, risvegliandomi dai miei pensieri legati alla Corea. 

«Si, penso di riuscire a continuare da sola da qua in poi. Grazie ancora, ci vediamo stasera » le rispondo scendendo dall'auto e salutandola con la mano.

Fortunatamente, penso di avere un buon senso dell'orientamento e continuo a piedi i pochi metri che mancano per arrivare alla piazzetta di ritrovo.
Giro l'angolo e arrivo alla famosa piazza dove noto subito le due mie amiche che, come sto facendo io, mi vengono incontro.

«Sempre in orario...» mi dice Jenni scherzando.

«Sai benissimo che quella perennemente in ritardo non sono io, ma qualcun altro. -dico lasciandole sottintendere di essere lei stessa sempre in ritardo - Inoltre, la famiglia che mi ospita abita distante dal centro quindi è normale che io sia qualche minuto in ritardo» continuo in tono fiducioso.

«Qualche minuto?! Ma se saranno ormai venti minuti che aspettiamo!» replica Jenni mettendosi a ridere.

« Quindi adesso che facciamo?» salta su Sofia che non aveva ancora aperto bocca (stranamente direi) con un volto dispiaciuto.

«Sofi c'è qualcosa che non va?» le domando preoccupata.

«Ha litigato con Marco... di nuovo» risponde Jenni al suo posto.
«Come mai questa volta?» faccio.

Lei e Marco stanno insieme da ormai tre mesi, ma non hanno ancora trovato un punto d'incontro se così si può dire, non fanno altro che litigare e litigare e litigare, e ormai la cosa sta diventando una routine. Mi dispiace molto per lei, insomma è la mia migliore amica e non voglio vederla star male e se la relazione dovesse continuare così ancora per molto credo non avrebbe molto senso "mandarla avanti" ecco.
Poi se devo dirla tutta Marco non mi convince più di tanto, è uno di quei ragazzi che nonostante si fidanzi fa il cascamorto con altre, ovviamente non posso sapere se faccia lo stesso anche con Sofia, ma non mi va giù ... e noi ragazze possediamo il sesto senso perciò mai dubitarne.

«Sofi ti ho detto tante volte di lasciar perdere... ci sono tanti ragazzi che ti sbavano dietro e sicuramente sono molto meglio di uno come lui!» dico a voce abbastanza alta rivolgendomi alla ragazza dal volto quasi perso nel vuoto. So di essere dura qualche volta, ma vederla star male così mi fa perdere la lucidità e dico ogni cosa che mi passa per la testa.

«Dai ragazze ci facciamo un giro e cerchiamo di non pensarci, va bene?» propone Jenni, con il suo solito sorriso stampato sulla faccia, per scacciare un po' la tensione che si stava creando.


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Salvee, siamo due ragazze piene di film mentali da regalare. Questo è il primo capitolo, speriamo sia di vostro gusto eeee ci vediamo al prossimo capitolo!!!
(Ovviamente tutti i discorsi con la famiglia o con altre persone coreane avverranno in lingua inglese, ma per ragioni di comodità abbiamo scritto il tutto in italiano)
-MarSam✨

IKNOWWHOYOUARE // Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora