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EMILY

La mia vita non si potrebbe definire un gran che. Sono nata, non so se per mia fortuna o sfortuna, in una famiglia molto benestante, anzi a dir poco ricca, ricca da far schifo.
Per anni mia madre ha cercato di avere un figlio, ma invano.
Poi tutto ad un tratto, quando stava per arrendersi, sono nata io. Ero il miracolo della famiglia.
Ero Emily Parker, unica figlia del sindaco di tre città, più precisamente di :
_ Astria city,
_ Flowe city e
_ Bake city

Ero e sono figlia unica e l'unica cosa che mi potrebbe mancare è la bellezza.
Sono bassa e abbastanza cicciotella, cioè non sono grassa ma neanche magra. Ho il viso a forma di palla, capelli scuri, naso a patata, bocca grande, occhi marroni (ecco loro sono belli, sono l'unica cosa che mi potrebbero definire bella) e sopracciglia molto, ma molto folte.
Tutto accompagnato da circa un migliaio di neo e un centinaio di brufoli, i quali ricoprono ( in bella vista) il mio corpo.

I sedici anni passati ho trascorso la mia vita in scuole private. Li dovevo studiare tutto il tempo e durante il poco tempo che trovavo, leggevo.
Mi piace leggere e leggo ogni tipo di libro da quelli d'amore a quelli di guerra.
Nelle varie scuole private che ho frequentato non avevo amici, non perché le persone mi ingnorasserò anzi tutt'altro, ma lo facevano solo per via del mio cognome e dei miei genitori; insomma per soldi.
Per questo poco a poco mi sono allontanata da loro. Preferivo stare sola che vivere nella menzogna.

Per fortuna come regalo dei miei diciassette anni, mia madre ha accettato il mio desiderio e mi ha inscritta a una scuola normale.
Magari li troverò un vero amico.

Il mio diciassettesimo compleanno è stato la settimana scorsa ed è stato un inferno. Ho passato tutta la giornata coi tacchi alti a salutare gli amici di papà, ha fare la figlia intelligente e premurosa, ha sorridere a persone che non ho mai visto prima e ha scartare regali, la quale maggior parte non mi piacevano.

Mi avevano regalato, una marea di vestiti firmati alcuni fatti di pelle di coccodrillo, borse con pelli di panda,
Gioielli che neanche mia nonna metterebbe, addirittura uno mi aveva regalato un cavallo... Io odio essere ricca.
Mi sarebbe piaciuto avere in dono semplicemente un libro da leggere o
dei biglietti per il luna park più vicino.
Voglio essere un adolescente normale,
una magari che passa tutto il tempo con gli amici a fare baldoria e a preoccuparsi di non essere sgamata dai genitori.

Comunque, oggi è una bellissima giornata perché io è la mia famiglia abbiamo finito di riordinare i scatoloni del trasloco.

Esatto, abbiamo traslocato. Ci siamo spostati dalla casa ad Astria City alla casa di Bake City. Il motivo?
Domani inizia il mio nuovo percorso scolastico da normale cittadina e i miei hanno voluto accompagnarmi.

A Bake City non mi conosce nessuno, quindi spero non sia difficile confondermi con gli altri.

Non vedo l'ora, sono cosi in ansia.

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" Emily...svegliati la colazione e pronta" mi sussurra dolcemente, mia madre, all' orecchio. " Buongiorno, anche a te mamma, cosa si mangia?"
"Per iniziare una nuova avventura non c'è meglio che una fetta di Tiramisù accompagnata da un buonissimo succo di frutta, che ne pensi?"
"Penso sia ottimo! Grazie mamma"
E detto questo gli do un bacio sulla guancia. Poi lei si alza e se ne va.

Adoro mia madre, al contrario di mio padre, che lavora tutto il tempo, lei c'è sempre. Ogni volta che ho un problema, lei riesce a trovare dal nulla la giusta soluzione; salvando, avvolte, completamente la situazione.
E poi lei mi fa sentire bella, cosa che come ho gia specificato prima, io non sono.

Mi alzo, faccio il letto, poi indosso il paio di jeans neri che avevo preso per l'occasione e una maglietta bianca, con una taglia in più rispetto alla mia.
Le scarpe che avevo scelto da abbinare sono un paio di vans nere e bianche. Non stavo male, l'unica pecca era la mia faccia, ma quella non puoi comprarla.
Almeno non dovevo rimettermi l'orribile uniforme degli anni scorsi.

Poi esco dalla mia bellissima camera, ancora da decorare, e scendo le scale,
non vedo l'ora di mangiare quella fetta di Tiramisù.

Appena arrivo in cucina, mi siedo e inizio a mangiare. Nel frattempo mio padre si avvicina a me e mi saluta" ciao, tesoro. Pronta per il tuo primo giorno da ragazza normale?"
"Si, papà, non vedo l'ora"
"Non ti ho mai vista cosi agitata e felice, vederti cosi mi fa sentire in colpa."
"Perché?"
"Perché mi sono accorto troppo tardi che tu non ami frequentare le scuole private"
" non ti preoccupare papà, volevi solo il meglio per me. Avrei dovuto dirtelo io prima e poi meglio tardi che mai".
" ma come è intelligente la mia bambina"
E detto questo mi abbraccia poi una lacrima bagna il suo viso.
" su amore, non fare cosi. È grande non è più una bambina, la devi lasciar andare..." lo consola mia madre.
"Ma, aspetta papà perché sei triste?"
"È triste perché non può accompagnarti a scuola" risponde mia madre al posto di mio padre, mentre io per poco non mi soffocavo con la forchetta.
"Dai papà non fare cosi. Ti prometto che appena torno starò un po' di tempo con te".
"Davvero?" Mi chiede lui con dei occhi pieni di speranza.
" si"
"Evviva" urla, poi esce dalla cucina saltellando dalla felicità.

No, non è strano mio padre. È semplicemente fatto cosi. È il suo modo per dimostrarmi il suo affetto.
Dopotutto sono la sua unica figlia e per quanto io sia triste perché sta poco con me, non è colpa sua.
È il sindaco. Penso non sia facile gestire tre città.
Comunque sia, ora si è preso un mese di vacanza e non vedo l'ora di passarlo insieme.

Ora, però devo andare a scuola. Ah che emozione.

Mi alzo,prendo lo zaino, saluto i miei e esco di casa. Mi aspetta una bella passeggiata.

Il paesaggio intorno alla strada è bellissimo, gli alberi racchiudono una sinfonia meravigliosa, mentre i raggi del sole riscaldano un po' il mio cuore, un sacco di novità mi aspettano.

E io sono pronta.

L'amore non ha TEMPODove le storie prendono vita. Scoprilo ora