Capitolo 1

17.2K 729 56
                                    

''Buonanotte mamma'', sospirai quando il suo respiro si regolarizzò e fui certa che si fosse addormentata. Le lasciai un delicato bacio sulla fronte e abbandonai la stanza in punta di piedi temendo di poter destare il suo sonno già di per sé poco quieto.

''Dorme?'', la voce acuta di mio fratello, Alfredo, fermo sullo stipite della porta di fronte, mi spaventò facendomi sussultare.

''Sì'', mormorai chiudendo cautamente la porta dietro alle mie spalle.

''Gli incubi non la lasciano riposare degnamente da settimane'', sbuffò lui. Il tono incrinato della sua voce mi fece intendere quanto anche lui fosse preoccupato per lei.

''E' normale dopo ciò che abbiamo passato'' dissi io schivandolo, scendendo poi le scale con l'intenzione di dare da mangiare a Thiago, il nostro cane, che, udendo i miei passi si avvicinò scodinzolando allegramente; lo invidiai poiché era l'unico a non sentire il peso dell'aria soffocante che vi era in casa nostra da ormai quattro mesi. Mio fratello seguì i miei movimenti con l'intenzione di riprendere il discorso lasciato in sospeso al piano superiore.

Io, d'altra parte, mi diressi in cucina e mi abbassai al livello dello scaffale che conteneva il cibo del nostro animale, cercando, però, solamente di evitare la bomba che Alfredo avrebbe azionato di lì a poco.

''Meg'', cercò di attirare la mia attenzione alzando lievemente il tono di voce. Tuttavia, notò la mia propensione ad ignorarlo, così afferrò un mio polso e fissò le sue iridi chiare nelle mie.

''Meg'', continuò poi, accertatosi di aver la mia totale partecipazione ''tutti noi siamo reduci di una situazione sconvolgente e non devi farti carico del dolore degli altri trascurando totalmente quello che tu porti dentro''
Fissò un punto indecifrabile della stanza "Tu" potei osservare i suoi pugni stringersi ai lati del suo corpo "Tu ha vissuto il quadruplo tutto questo. Tu hai vist-"
"Basta" non mi accorsi che fossi sul punto di piangere finché non udii la mia voce incrinata. Le immagini di quella mattina stavano riaffiorando nella mia mente così cercai di scacciarle chiudendo gli occhi e esaltando dei lenti ma profondi respiri come mi aveva detto di fare la psicologa che stavo frequentando.

''Io...'' soffiai fuori abbassando lo sguardo ''io posso farcela. Guarda nostra madre Alfredo'' dissi puntando il mio indice verso il piano di sopra alludendo alla camera  di quest'ultima ''...lei ha bisogno di me, di noi''.

Lui sospirò, voltando lo sguardo fuori dalla finestra, dove le macchine sfrecciavano, ignare della nostra statica vita. E' così buffo e doloroso constatare come la vita degli altri proceda in modo dinamico, tutti i giorni, mentre la tua continua ad essere ferma in un punto fisso che non riesci a superare, non importa quanto tu provi a farlo. ''Non ne posso più Meg'' soffiò le parole in un tono così fievole che quasi credetti fossero state frutto della mia mente.

''Lo so'' mi avvicinai lentamente verso il suo corpo e lo strinsi in un abbraccio di consolazione  reciproca ''lo so. Mi manca così tanto''. una calda lacrima, che affrettai ad asciugare, solcò il mio pallido viso. 

''Anche a me'' strinse saldamente la presa e lasciò un piccolo bacio tra i miei capelli.

''Dormi con me?'' sussurrò poi, staccandosi dalla morsa e guardandomi negli occhi. Annuii. ''Prima però devo dare da mangiare a Thiago. Aspettami in camera''

Annuì di rimando e si affrettò a salire le scale; poi d'un tratto assestò il suo passo e girò nuovamente il volto verso il mio. ''Ce la faremo Meg, vero?''

Avrei tanto voluto che la risposta fosse indubbiamente affermativa, che non avessi nulla su cui rimuginare, che le cose fossero diverse. La vera risposta era che non ne ero certa, che lo speravo vivamente ma che purtroppo, indipendentemente da noi, le cose non sarebbero cambiate, o migliorate, che ci avrebbero continuato a trascinare nella loro morsa dolorosa. Tuttavia, mi limitai a forzare un sorriso. ''Certo. Certo che ce la faremo''

***

Quella mattina sarebbe stata il primo giorno di scuola dell'ultimo anno e anche il primo dopo la sua morte. Mi svegliai non appena la sveglia suonò e mi alzai dal letto di mio fratello, nonostante la volontà fosse davvero minima. Non avevo voglia di rivedere le facce dipinte di compassione dei miei compagni, non avevo bisogno della loro pietà. Tuttavia, cercai di rimandare tali idee in un angolo remoto della mia mente, e mi rasserenai riflettendo sul fatto che fosse realmente l'ultimo anno e che poi avrei finalmente frequentato il college e che magari avrei potuto tenere alle spalle tutto questo presente che mi stava divorando lasciando della vecchia me nulla se non le macerie. Ma il passato non va da nessuna parte. Dovetti ricordare a me stessa.

Le nocche di mio fratello che bussavano alla porta mi risvegliarono dal mio stato di trance. Era solito alzarsi sempre mezz'ora prima per poter fare tutto con calma, cosa che io assolutamente non facevo.

''Sei sveglia?'', aprì la porta e mi mostrò un sorriso rassicurante -seppur fosse solamente un ombra del suo vero e solito sorriso che non vedevo da tempo- capendo perfettamente la mia condizione.

''Annuii'' e mi avvicinai a lui lasciandogli un tenero bacio sulla guancia. ''Buongiorno'' gli dissi e lo superai dirigendomi in bagno. Ci misi poco per prepararmi: non applicavo del trucco da quel giorno e non sentivo di doverlo fare. Mi guardai allo specchio e le guance arrossate, gli occhi gonfi e le borse sotto di esse furono ciò che vidi, ma non coprii nulla: dimostravano semplicemente il mio dolore che non dovevo nascondere.

Mi diressi al piano inferiore, per preparare la colazione consapevole che mia madre non avrebbe messo piede fuori dal letto ancora per un paio d'ore. Afferrai il pentolino dalla credenza e vi ci versai dentro del latte mettendolo poi sulla fiamma. Il profumo di mio fratello attirò la mia attenzione: al contrario mio aveva cercato di rendersi ''presentabile''.

Mi aiutò a preparare e nel giro di venti minuti eravamo nella mia macchina, pronti a dirigerci verso scuola.

Una volta giunti a destinazione, mio fratello tentennò prima di aprire lo sportello e scendere dall'auto; poi si voltò verso la mia macchina, notando il mio temporeggiamento. 

''Non scendi?'' domandò alzando un sopracciglio e poi increspandolo.

''Sì'', sussurrai col il cuore che mi martellava nel petto ''dammi solo due minuti. Vai, arrivo subito''

Mi rivolse un ultimo sguardo prima di avanzare verso il cancello mentre io, da finta ''guerriera'' che dimostravo di essere, cercavo di calmare in mio ansito.

''Andrà tutto bene'', ripetei a me stessa e mi sforzai tanto di credere alle mie parole.

Presi coraggio e abbandonai la mia vettura, varcando subito dopo il cancello della mia scuola. Non appena lo feci, gli sguardi di tutti furono puntati su di me. Feci affidamento su tutta l'audacia che possedevo in corpo per evitare i bisbiglii delle persone che mi circondavano ma, non appena mi avvicinai al portone, la voce acuta di Layla, la ragazza più perfida che avessi mai conosciuto nella mia breve vita, giunse alle mie orecchie.

''Non mi aspettavo di rivedere Tired a scuola" sbuffò una risata " dopo che si trova costretta a sgobbare da una parte all'altra per compiere i lavori domestici che la sua depressa madre non riesce a svolgere dopo che il marito si è fatto fuori''

Sputò fuori quelle aspre parole non preoccupandosi della mia presenza, eretta di fianco a lei, e del dolore lancinante che avrebbero potuto provocarmi. O forse era solo quello che desiderava: farmi del male.

Tuttavia non abbassai lo sguardo, ma mi costrinsi a fissarla con tutto l'odio che possedevo in corpo, per poi voltarmi e attraversare l'entrata sentendo lo sguardo di tutti puntato addosso.

Alone ||Justin Bieber||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora