I raggi del sole che filtrano dalla finestra ed il rumoroso suono della sveglia mi costringono ad aprire gli occhi.Dopo aver passato un bel po' di minuti a lamentarmi e rigirarmi tra le lenzuola decido finalmente di alzarmi pronta per affrontare il primo giorno di scuola.
Andarmene da Milano dopo anni è stato traumatico, ma per motivi di lavoro di mio padre eccomi tornata nella mia città natale: Roma.
In famiglia siamo solo io e mio padre. Mia madre se ne andò di casa circa tre anni fa, non so molto di lei, so che abita in Svizzera e a quanto pare ha un nuovo compagno.
Come so queste cose? Facebook. Ho creato un profilo falso ( dato che mi ha bloccato) per sapere qualcosa sulla sua vita.
Ora non mi interessa più di tanto, non guardo mai il suo profilo e la penso raramente.
Il perché ha abbandonato me e mio padre? Classica storia, i miei non andavano molto d'accordo così mia madre decise di farla finita.
Il perché io sia con mio padre e non con lei? Quando se ne andò di casa io ero a scuola ed al mio rientro non la trovai. Chiesi ovviamente spiegazioni a mio padre e la telefonai immediatamente senza ricevere una risposta, continuó così per circa un mese. Poi ci lasciai perdere.
Ci aveva lasciati senza neanche salutarmi.
Due mesi dopo io e mio padre decidemmo di trasferirci a Milano per cambiare aria, ma qualche mese fa gli hanno offerto una proposta di lavoro decisamente migliore di quella attuale , e lui ovviamente l'ha accettata.
Ci siamo trasferiti a Roma circa due settimane fa, e devo dire che non me la ricordavo così bella.
Da mia madre ho preso i capelli neri e gli occhi azzurri. Infatti le somiglio molto, eccezione per il naso all'insù e le labbra carnose, ereditati dal mio papà.
Ho molta autostima in me stessa, mi reputo una bella ragazza e per questo vengo etichettata da tutti come una ragazza presuntuosa e vanitosa, ma chi mi conosce davvero bene sa che non lo sono.
***
<<Sto scendendo Ester, un attimo! >> dico alla mia amica in chiamata che mi sta aspettando sotto casa.Quando vivevo qui a Roma Ester era la mia migliore amica, e dopo anni ci siamo ritrovate per caso qualche settimana fa ad un bar, e da quel giorno abbiamo stretto di nuovo i rapporti.
<<Bhe, buongiorno. Pronta?>> esclamó Ester con il suo classico sorriso smagliante.
Anche lei è una bella ragazza, un po' più bassa e magra di me, capelli molto lunghi color miele e occhi castani.
<<Preferirei essere nel mio letto a dormire e guardare serie tv, ma sì sono pronta>> risposi sinceramente.
***
A Milano frequentavo il liceo Scientifico, ed ho deciso di continuarlo anche qui a Roma.L'edificio è davvero grande, comprende il liceo classico, scientifico e linguistico.
Ester fa parte del liceo linguistico che si trova al primo piano, mentre il biennio dello scientifico al secondo piano, il triennio e le classi del classico (che sono davvero poche) al terzo piano.
Durante il tragitto casa-scuola Ester non aveva fatto altro che parlarmi della struttura della scuola.
***
<<Signorina Bianchi, benvenuta nella nostra classe, le dispiace presentarsi? >> disse la professoressa guardandomi attentamente.Mi alzai sotto lo sguardo attento di tutta la classe ed iniziai a presentarmi << ciao, sono Celeste Bianchi, ho 16 anni e vengo da Milano, però per motivi famigliari sono tornata a Roma. >>
<<Tornata? >> mi domandó la professoressa con sguardo confuso.
<<Si, ho vissuto la prima parte della mia vita qui, poi mi sono trasferita a Milano ed oggi eccomi qui>>
<<Tutto qui? Non ha nient'altro da aggiungere? >>
<<Tutto qui. >> risposi mettendomi seduta.
***<<Celeste Bianchi, che incoerenza di colori>> sento dire.
Mi giro e capisco che a dirlo è stato un ragazzo, molto carino direi: classico ciuffo scompigliato ed occhi scuri, dalla lontananza non riesco a capire il colore preciso.
<<Si, hai qualche problema? >> da quando io ed il mio ex ci siamo lasciati non nutro una forte simpatia per i ragazzi.
<<Calmati signora apatia, stavo solo scherzando! >>
<<Buono a sapersi. >>
<<Hai il ciclo? >>
<<La smetti di crederti simpatico? >>
<<Io sono simpatico!>>
<<Si, come la merda>>
<<Bianchi, Morozzi volete rendere anche me e la classe partecipi della vostra conversazione? >> ci riproverò la Torre.
<<Oh, non mi pare il caso>> ghignó divertito il ragazzo di cui non so ancora il nome.
<<Allora credo che non vi dispiacerà continuare la conversazione fuori dall'aula! >>
Ed ecco come il primo giorno riuscì a farmi cacciare dall'aula per colpa di un ragazzo con l'ego gonfiato nel petto.