io e te.

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lord, what you're doing to me
I have spent all my years in believing you
but I just can't get no relief, lord!
somebody, oh somebody
can anybody find me somebody to love?

cosa c'è di più semplice? di più chiaro, di più dolce, di più sincero? più affascinante di un petalo di ciliegio che lentamente scivola verso il suolo, si fa cullare dal vento che, con dolcezza, lo porta fino all'asfalto, aggiungendosi allo splend...

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cosa c'è di più semplice? di più chiaro, di più dolce, di più sincero? più affascinante di un petalo di ciliegio che lentamente scivola verso il suolo, si fa cullare dal vento che, con dolcezza, lo porta fino all'asfalto, aggiungendosi allo splendido mosaico di colori caldi e rosei che sta nascendo su quella strada. primavera. la stagione più bella per alcuni. e come non pensarlo? quando questi alberi si fanno di mille colori, e la vita sembra improvvisamente rinascere. tutto si risveglia, aprendo lentamente gli occhi e assaggiando i raggi del sole, che si sono fatti più caldi sulla propria pelle.

è un pomeriggio primaverile. e tu te ne stai lì, ad assaggiare un po' di quel delicato sole, che ti illumina i capelli e ti scalda la punta del naso. i tuoi occhi sono bassi, fissi su qualcosa. un libro. continui a leggere, senza mai distrarti. neanche l'arrivo di una bellissima ragazza, che ti porta un tè e lo posa su un tavolino, ti fa risvegliare dalla tua lettura. sei avvolto, completamente preso. sorrido, sembri su un altro pianeta. 

io non sono mai stato come te. io non sono mai riuscito a concentrarmi molto sulle cose, mi sono sempre lasciato distrarre. non so concentrarmi su una cosa soltanto, mi sembra di trascurare tutto il resto. e vedendo una cosa me ne torna in mente un'altra; e guardo un albero e mi ricordo di ciò che successe due anni prima sotto di esso, e a quel punto penso a come sono oggi, e cosa c'è intorno a me, e mi guardò di nuovo attorno. poi incontro i tuoi occhi, e mi sento felice.

guardandoti, invece, appare così facile perdersi nella pagina di un libro, in una tela dipinta, in una melodia proveniente da un vinile sul giradischi. e mi viene da chiederti se non ti accorgi di come quella strisciolina di sole ti accarezzi perfettamente la pelle, facendola splendere sotto il suo tocco. e tu mi rispondi: " mi accorgo di cosa? ", e a quel punto mi sembra di non essere quasi alla tua altezza, di aver parlato troppo, e porto via lo sguardo. " no scusa, sto solo dicendo cose senza pensare. "

non nasconderò di essermi sentito più che nervoso le prime volte che ci trovammo da soli. tu emanavi un'aria molto più matura della mia. tu che seppellivi il volto in tomi voluminosi, mentre io passavo le mie giornate a semplicemente guardarmi attorno. tu che eri tutta teoria ed io solo pratica. ora in realtà non è cambiato niente. se te lo chiedessi, se mi sporgessi verso di te e ti chiedessi se ti senti cambiato da quella mattina estiva, probabilmente mi mostreresti anche una di quelle espressioni un po' distanti che feriscono al petto. " ma sei impazzito? " diresti, con tono leggermente acido, in parte infastidito anche per aver interrotto il tuo ritmo di lettura per una domanda tanto stupida.

mi sembrava sempre di sprecare il tuo tempo. come quando mi mandavi un messaggio dicendomi di avere un po' di tempo tra le lezioni universitarie, ed io mi promettevo che avresti trovato lo stare insieme a me molto più piacevole di qualche pagina dall'odore un po' antico di chissà quale libro. spero sia stato così.

ora, visto che ho già detto che tendo a distrarmi facilmente, mi viene da domandarmi chissà quante copertine ho visto sfilarmi davanti, giorno dopo giorno da quando ti ho conosciuto — e da quando ti ho incontrato per la prima volta. quanti colori, più accesi e più freddi, sono state di fronte ai miei occhi, soprattutto in quelli che chiamavano i nostri appuntamenti silenziosi. non so se fosse soltanto una scusa quella di rimanere in silenzio, perché non ti piaceva il mio parlare molto ma eri troppo educato per dirmelo, e quindi fosse solo un modo per avere un po' di pace. a me però piaceva comunque, credevo che saremo riusciti a capirci anche senza dire niente, quasi telepaticamente.

con te anche il silenzio diventava interessante.

poi di solito mi mettevo più vicino a te, dopo che avevo finito di distrarmi con tutto ciò che c'era intorno a noi, e mi sporgevo a leggere qualche riga del tuo libro. e mi distraevo di nuovo. mi distraevo col profilo del tuo naso, con i tuoi occhi bellissimi e con la forma delle tue labbra.

le tue labbra. sapevano di primavera. sapevano di fresco, di rinascita, del sapore dei fiori che sbocciano. del sole. la tua bocca sapeva di sole. di felicità. mi piaceva guardare le tue labbra. il modo in cui le arricciavi delicatamente quando ti fermavi troppo a lungo su una frase complicata di qualche romanzo, e come le mordicchiavi quando eri preso nello studio. mi piaceva vederle schiudersi lentamente, e quello era il tuo segnale per dirmi che volevi un bacio, ma non avresti mai trovato il coraggio di dirlo a voce. e allora ti accontentavo io, cogliendo quasi la palla al balzo. ti avvicinavo a me, e ti stringevo più vicino.

anche ora, mentre i tuoi occhi sono fissi ancora su quella pagina, mi andrebbe di vedere le tue labbra schiudersi leggermente, e di interrompere la tua lettura con un bacio. o dieci. o di prenderti direttamente per mano e riportarti a casa, anche dimenticando il tuo libro sul tavolo, e rimanere di nuovo io e te. e far sbocciare la primavera anche in una stanza spoglia e piccola.

si può veder nascere il sole al chiuso? mi sembra di poter ammirare l'alba ogni volta che le tue ciglia scure e lunghe si sollevano, e le tue palpebre svelano i tuoi occhi ancora un po' assonnati. e il sole lentamente si fa imbarazzato, quasi messo all'angolo dalla tua bellezza, invidioso. e tu affondi il viso nel cuscino, dicendo di essere inguardabile appena sveglio. i tuoi capelli ti incorniciano il volto, e sotto al mio tocco sono soffici. " sei più bello del sole " rispondo piano, lasciando che le mie labbra vadano quasi automaticamente alla tua tempia, lasciandoci un bacio dolce.

e a quel punto sei davvero un fiore sotto di me, e lasci che la primavera ti faccia sbocciare, mostrandoti in tutta la tua vulnerabilità e bellezza, che a volte possono anche andare insieme. ti fai ammirare e ti fai riempire di complimenti. " takashi " sospiri piano, e la tua voce è come un vento fresco, di quelli che durante l'estate ti fanno sembrare di esser tornato in vita. le mie mani ti solleticano la pelle dei fianchi, e il mio naso quella del tuo collo. profumi di qualcosa di dolce.

e a quel punto io divento il tuo libro. a quel punto i tuoi occhi non scorrono più tra le frasi stampate ma tra le righe che compongono me. i miei capelli diventano il rifugio perfetto per le tue mani, e lasci che le tue falangi si stringano intorno alle mie ciocche scure, mentre le mie labbra si impadroniscono del tuo collo e delle tue clavicole. la tua maglia scivola via come un petalo, e di riflesso porti una mano a coprirti.

divertente, vero? ormai potrei disegnarti in ogni particolare, conosco ogni tuo centimetro, eppure sembri ancora imbarazzarti per così poco. sorrido, e lascio che anche gli strati di vestiti che ancora ci dividono scivolino via da me, sperando di farti essere più sicuro. sposti le mani sul mio addome, e le tue labbra si schiudono, mostrando insieme un'espressione sorpresa. sembra quasi che ti scordi come sono fatto, e ogni volta che sono di nuovo spoglio di fronte a te è la prima volta.  mi abbasso per rubarti un altro bacio al sapore di sole.

ed è primavera nel mio letto. è primavera dentro di te, e dentro di me. il momento più bello di tutti, mentre stringi ogni singola parte di me e le lacrime si formano agli angoli dei tuoi occhi, come perline. e non c'è più niente, se non io e te.

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