Capitolo 1

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Introduzione

Sarà una storia breve di 3 capitoli. Dopo "Live for him" qualcuno di voi mi chiedeva quando e se sarei tornata con altre storie sul Joker...eccola qui!
Il Joker di questa storia si ispira principalmente alla versione di "Arkham Origins". Fisicamente parlando.
Spero che questo primo capitolo vi piaccia! Fatemelo sapere lasciando una recensione : )

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Alzo gli occhi dai fascicoli accatastati sulla mia scrivania per la prima volta dopo ore; mi fa male la testa ed a quanto pare sono le due di notte passate. Sarei potuto essere a casa da un pezzo, ma ho imparato tanto tempo fa che è bene che un commissario di polizia sia uno degli ultimi a lasciare il distretto, soprattutto se la città che ha il dovere di proteggere è Gotham City.
Mi tolgo gli occhiali premendomi i palmi delle mani sugli occhi. L'Enigmista ci ha mandato dieci indovinelli stamattina, minacciando di uccidere altrettanti ostaggi se non li avessimo risolti entro mezzanotte. Dopo quindici ore passate a scervellarci sui quesiti impossibili di Nygma, ma soprattutto tentando di individuare la sua posizione, la mezzanotte era arrivata senza che avessimo concluso niente, e con lei una lettera che ci informava che non c'era nessun ostaggio e che l'intento del giorno era semplicemente dimostrare quanto fossimo idioti.
"Forse è veramente arrivato il momento di andarmene in pensione, questo circo mi ha stufato...prendo Barbara e la porto alle Maldive, dove non ci sono pazzoidi fissati con gli indovinelli, né con le piante, né psichiatri fuori di testa...", penso, impilando i fascicoli uno sopra l'altro lentamente. Mi sento sfinito, a livello mentale più che fisico.
Faccio per alzarmi in piedi, ma qualcuno bussa alla mia porta, così affondo di nuovo nella poltrona di pelle logora e biascico una risposta affermativa.
-Commissario Gordon- Montoya è stanca. Ha gli occhi cerchiati di nero e la cosa è piuttosto evidente anche se ha la pelle scura. Non ho idea di quando abbia attaccato stamattina, ma probabilmente è lì da più ore di me. Non appena si chiude la porta alle spalle e mi guarda, noto che nei suoi occhi oltre alla stanchezza c'è anche qualcos'altro. È allarmata.
-Che succede ancora? - Prego con tutto me stesso che non sia niente di troppo grave.
-Commissario, c'è il Joker-
"Dannazione"
Mi alzo in piedi, afferro il telecomando abbandonato sulla scrivania e lo punto sulla tv, posizionata in un angolo della stanza –Su che canale? -
Lei mi guarda smarrita -...no...Commissario...è...-
-Montoya, santo Dio! È in tv? O al telefono? – Stritolo il telecomando con la mano. Il modo perfetto per concludere la giornata. Anzi, per non concluderla affatto. Con lui non è mai facile, non è mai veloce. E finisce quasi sempre male. Io lo so meglio di tanti altri. "Barbara...".
-...è qui- Mi fissa con uno sguardo a metà tra l'allarmato e l'incredulo, come se nemmeno lei riuscisse a credere alle parole che le stanno uscendo di bocca.
Dopo un istante di completo shock in cui rimango dritto impalato dietro la scrivania, mi riscuoto e mi lancio fuori dall'ufficio e nel farlo le vado quasi addosso. In un'altra circostanza mi sarei scusato, ma adesso non ho altro in testa che non sia un enorme campanello d'allarme.
-Non ha esplosivi addosso, non ha armi. È pulito- Dice, cercando di starmi dietro.
-Impossibile. Deve esserci sotto qualcosa. Chiama gli artificieri, dì loro di setacciare tutti i piani del palazzo e le fogne sotto di noi. Se Joker ha piazzato una bomba da qualche parte, ci conviene trovarla subito-


Ci sono almeno dieci agenti che lo circondano. Gli puntano le pistole addosso. Non sento altro che i respiri accelerati di tutti i presenti e qualche mormorio, appena metto piede nella stanza.
Joker è più alto dei miei uomini, i suoi capelli verdi spuntano al di sopra delle loro teste, seguiti dai suoi occhi. Mi sembra di vederli luccicare non appena si accorge della mia presenza.
-Jimbo- Sussurra. Gli agenti che lo circondano aprono un varco che mi permetta di poterlo vedere per intero, senza smettere di puntargli le pistole cariche addosso –Ssssssh. Chi parla per primo a voce alta perde...-
Indossa una camicia viola scuro, niente giacca. Pantaloni eleganti dello stesso colore e delle scarpe di vernice nere.
-È tutto quello che indossava quando è arrivato? - Non gli tolgo gli occhi di dosso neanche per un istante, anche se appare stranamente rilassato. Ma lui non è mai quello che sembra. Sarebbe capace di batterti una pacca sulla spalla e un secondo dopo tagliarti la gola.
-Aveva anche un gilet verde. Se lo è tolto da solo, insieme alla fondina con la pistola. Ci ha consegnato tutto di sua spontanea volontà-
-Va bene- Faccio qualche passo verso di lui e mi schiarisco la voce –Allora...-
-Hai perso!- Ride. Qualche agente sussulta, al suono acuto della sua risata. Alcuni di loro sono molto giovani...anche se non si è mai troppo vecchi o troppo esperti per abituarsi a quel suono. Si infila sotto la pelle di chiunque.
Lo ignoro e gli faccio un cenno con la mano -Alza i piedi-
Joker mi risponde con un sorriso divertito –Come mi conosci bene, commissario...Sono veramente commosso!-
Alza un piede e poi l'altro, rivelando due coltellini lunghi una ventina di centimetri ciascuno, incastonati in uno spazio abilmente ricavato sotto le suole delle scarpe.
-Le vecchie abitudini sono dure a morire...deformazione professionale temo! - Ghigna ancora mentre si toglie le scarpe e le lascia per terra. Qualcuno le recupera immediatamente, togliendole da vicino a lui. Noto i calzini colorati a scacchi, ma ovviamente non proferisco parola.


-Che cosa vuoi?- Mi siedo davanti a Joker, appoggiando le mani sul freddo tavolo di metallo. Lui fa lo stesso, quasi per prendermi in giro, ma le sue mani sono ammanettate, e lo stesso vale per i piedi. Guardo brevemente il vetro alla mia sinistra. Dietro di esso ci sono una dozzina di agenti che assistono al nostro colloquio, ma dall'interno della stanza il vetro è a specchio. So perfettamente che il Clown lo sa.
Joker abbassa leggermente la testa per passarsi le mani tra i capelli, e come al solito quasi mi aspetto che le sue dita si macchino di verde.
-Uhm, niente- Si stringe nelle spalle e le sue labbra rosso scuro si piegano all'ingiù.
Mi sfugge un sospiro frustrato.
"Calma James...hai appena iniziato"
-Sei venuto qui senza motivo? Non mi pare nel tuo stile- Provo a leggere qualcosa oltre la sua espressione, che rimane assolutamente neutra fino a che non concludo la frase e alza un sopracciglio.
Penso che stia per ribattere, ma alla fine scuote semplicemente la testa, ridacchia per qualcosa che non capisco e punta gli occhi verdi cerchiati di nero verso lo specchio.
-Spero che sentiate tutti bene quello che sto per dire, perché non mi piace ripetere le cose due volte- Volge nuovamente lo sguardo su di me –In realtà, c'è una cosetta che vorrei che faceste per me-
"Mia figlia è su una sedia a rotelle per colpa sua".
È la prima volta che mi trovo faccia a faccia con lui da quella terribile notte in cui ha provato a farmi impazzire. Anche se non l'ho mai dato a vedere, io so quanto ci è andato vicino. Da una parte quasi mi sembra che non sia mai accaduto, dall'altra sento ancora le sue risate convulse e quella canzoncina spaventosa che mi rimbombano in testa...e Barbara. Barbara me lo ricorda ogni santo giorno. Mi ricorda che razza di pazzo maniaco sia l'uomo che mi sta guardando, con quella pelle assurdamente bianca e uno sguardo così allucinato da farmi abbassare gli occhi per un istante.
Cerco di spazzare via quei pensieri e gli faccio un cenno con la testa perché vada avanti.
-Voglio che mi arresti, Jimbo- Dice con tono solenne.
Ora sono io ad alzare un sopracciglio, e la cosa sembra non andargli a genio –Mi pare il minimo. Sei qui. Ti aspetti che ti lasci andare? -
Joker alza gli occhi al cielo e si sporge verso di me, per poi agitarmi le mani ammanettate davanti alla faccia –C'è nessuno li dentro?!- Mi sta dando dell'idiota, ma sono bravo a mantenere una certa impassibilità davanti a situazioni simili, anche se con lui è molto più difficile del solito.
-LO SO che non mi mostrerai l'uscita con un quel sorriso ebete che sfoggi di solito alle cerimonie ufficiali...ma quello che sto cercando di farti capire, caro Jimbo, è che sono qui...perché VOGLIO ESSERE QUI. Ti è più chiara la faccenda ora? O devo chiedere a uno dei tuoi tirapiedi di portarmi un foglio con una matita? -
-Hai piazzato qualche esplosivo nel commissariato? -
La bocca scarlatta del Clown si piega ancora all'ingiù, e sul suo viso si fa largo un'espressione offesa –Cosa?! Perché avrei dovuto? -
-Non lo so. Per lo stesso motivo per cui l'altra settimana hai fatto saltare in aria la banca a sud di Gotham forse. A proposito, perché l'hai fatto? -
Lui si stringe nelle spalle e per un attimo sembra pensarci su, anche se sono quasi sicuro che stia facendo finta. Non credo a una sola parola di ciò che mi ha detto finora -Non mi ricordo, forse mi annoiavo. Oppure sono innocente-
-...Allora vuoi essere arrestato. E posso sapere perché? -
-È una domanda da perfetto uomo medio. COMPLIMENTI. Ancora non capisco come mai la tua psiche così angosciosamente normale non abbia ceduto del tutto al mio trattamento...- Riflette scrutandomi, con la fronte leggermente aggrottata. Un brivido di paura mi oltrepassa dalla testa ai piedi al ricordo di quella notte, di quella canzoncina raccapricciante che non riesco a non ricordare.

♪ ♫ "Quando il mondo crolla addosso e tu piangi a più non posso, quando tutto è brullo e nero e tu sogni il cimitero, suggerisco cari amici, c'è un bel trucco per esser felici, e la città ti sorriderà! IIIMPA-ZZI-SCI!!! IMPA-ZZI-SCI!!!" ♪ ♫

Scuoto la testa nel tentativo di scacciare via le immagini che scorrono come impazzite nella mia mente.
Joker se ne accorge e non fa nulla per trattenere un ghigno soddisfatto -...ma io e te lo sappiamo, vero? Io e te sappiamo che un po' ha funzionato...come sta Barbara? -
Non so quanto a lungo riuscirò a resistere prima di riempirlo di botte. Ma non vorrei proprio rovinare più di trent'anni di carriera in una scazzottata con uno psicopatico assassino.
-Non hai risposto alla domanda-
La porta della stanza si apre all'improvviso, e Sarah, una delle agenti più giovani che lavora al distretto avanza velocemente verso di me, portandomi una tazza di caffè. È piuttosto carina e potrebbe essere mia figlia. Le sorrido e lei ricambia velocemente; ha una certa fretta di lasciarci di nuovo soli. Ne capisco perfettamente il motivo.
-Giovane, carina, bionda. Sicuramente ambiziosa. Mi ricorda qualcuno! - Ridacchia Joker –Peccato che io sia già impegnato-
Sarah sobbalza, poi mette la quinta ed esce.
-Aaaaaah, le donne. Sono delle ingrate-
-Non hai risposto alla domanda- Ripeto, cercando di riallacciarmi al discorso di prima.
-Forse perché non è con te che voglio parlare. Sai perfettamente con chi voglio avere questa conversazione...penso che tra poco sarà qui. Tu che ne dici? -
Vuole parlare con Batman. Ma perché venire al commissariato per farlo?
Rimango in silenzio, poi mi alzo, prendo la tazza di caffè e faccio per uscire dalla stanza. Ha ragione comunque, lui sarà qui tra poco. Si infila nelle nostre linee telefoniche continuamente e con una facilità estrema. Sempre che non abbia piazzato qualche cimice in giro. Non voglio saperlo. Lui ci serve, e anche se non è giusto...è necessario. A Gotham lo è.
Per quanto riguarda Joker, non so che altro fare se non rinchiuderlo lì e aspettare. Magari Batman riuscirà a cavargli fuori da quella boccaccia il vero motivo di quell'assurda visita.

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⏰ Last updated: Dec 18, 2018 ⏰

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