Capitolo 8

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Nadia

Era mattina. Era già mattina. Strinsi forte a me Loki tentando invano di fermare il tempo.
“Buongiorno tortorella.”
“Ciao leoncino.”
I suoi occhi verdi ancora semichiusi dal sonno mi fissavano, non senza farmi un certo effetto.
Sospirò. “Mi dispiace, ma devo proprio andare, è già tardi.”
Annuii debolmente. Non volevo alzarmi, volevo stare lì in eterno, con lui che mi sorrideva. Sprofondai nel suo petto, impedendogli qualsiasi movimento.
"Non mi rendere le cose ancora più difficili.”
Mugugnai.
“Vengono i dodici con lo zio a salutarmi stamattina, e non vorrei che ti trovassero qui, sarebbe troppo difficile da spiegare.”
Mugugnai di nuovo.
Mi strinse accarezzandomi i capelli.

“Amore mio.”

Lo bisbigliò piano, e io ebbi un brivido lungo la schiena. Mi resi conto che più sarei stata lì più le cose sarebbero diventate complicate. Mi misi seduta sul letto, rivestendomi svogliatamente.
E così era arrivata la fine di tutto. Non me ne capacitavo ancora, forse per questo ero così tranquilla. Mi voltai, e lo vidi fissare il soffitto con gli occhi lucidi.
“Magari non sarà così male.”
Ripensandoci potevo dirgli qualcosa di meglio.
“Non preoccuparti per me, è ciò che merito dopotutto. Le mie azioni mi hanno portato qui, e questa forse è l'unica cosa che faccio con almeno un risvolto positivo. Io sono arrabbiato perché quando varcherò quella porta saprò di starti facendo male, e non posso fare nulla per evitarlo. Questa impotenza mi dà sui nervi.”
“Non sarò sola, per questo il dolore se ne andrà presto lasciando spazio solo al grande vuoto che lascerai dietro di te. Però sappi che cercherò di essere felice. E cerca di fare lo stesso, okey?”
Annuì e si vestì in fretta. Scendemmo piano le scale e arrivammo proprio davanti alla porta d'entrata.
“Taurus è già qui fuori. Voleva darmi una mano con gli scatoloni.”
Prese una chiave da un mazzo appeso al muro. “Questa è tua, è la chiave di questa casa che mi sono fatto ridare da Virgo. Voglio che te ne prenda cura, trattala bene.”
“Non posso...”
“Per favore, ci tengo.”
La presi tra le mani e me la misi in tasca.
“Forse è meglio che tu vada nella tua stanza finché non me ne andrò via, poi potrai uscire liberamente quando la folla si sarà dispersa.”
“Come preferisci.” Mugugnai abbassando lo sguardo.
“Hey.” Mi prese il mento con la mano. “Non sei contenta di levarti un rompiscatole come me dai piedi?” Sorrise leggermente, cercando di sdrammatizzare la situazione.
Lo abbracciai forte. “Sei uno stupido.”
“Addio Nadia.”
Mi diede un piccolo bacio a stampo sulle labbra e si fiondò fuori, senza lasciarmi rispondere. Andai in camera, e dalla finestra potevo vedere tutto quello che stava succedendo.
Stavano piangendo tutti, ma nessuno osava avvicinarsi troppo al leader. Solo quando arrivò Aries che gli saltò al collo gli altri cedettero e iniziarono a riempirlo di qualsiasi forma di affetto. Avremmo sentito la sua mancanza, dal primo all'ultimo. Dopo poco lo vidi aprire un portale, mentre tutte le sue scatole venivano caricate su un arnese che le aveva direttamente teletrasportate da Sally. Quando sparì all'interno del passaggio il mio cuore si strinse procurandomi un dolore inaudito. Era andato. La folla si disperse e io tornai a casa, non riuscendo a smettere di piangere. Varcai l'ingresso e trovai Marco fare pigramente colazione sul divano.
“Sorellina, che hai?”
“Scusami, non ne voglio parlare. Ci vediamo a pranzo, ho del lavoro urgente da fare.”
Senza lasciarlo rispondere mi rintanai in camera ripensando a tutto quello che era successo. Appena toccai un pennello per distrarmi sentii la porta aprirsi dietro di me.
“Principessa?”
Chi l'aveva fatto entrare? Marco?
“Che vuoi?”
“Pensavo volessi compagnia.”
“Non dopo come ti sei comportato ieri sera, sei stato molto scortese.”
“Mi dispiace.”
“Non mi interessa, lasciami sola.”
Non era proprio il momento adatto.
“Fidati, Sally è molto più adeguata per lui. Lo metterà in riga con il suo caratterino.”
Lo scrutai appena. “Lasciami sola, ti prego.”
“Okey, me ne vado.”
Si chiuse la porta dietro, e io rimasi un attimo perplessa alle sue parole.
Punto uno: come sapeva del nome della ragazza? Punto secondo: come sapeva che aveva un caratterino che potesse mettere in riga Loki? Qualcosa non mi tornava. Ci rimuginai sopra tutta la mattina, ma non ne venni a capo. A mezzogiorno sentii chiamarmi Fenix dalla cucina. Lentamente la raggiunsi, e vidi che al tavolo si era già seduto Marco.
“Scusa per prima sorellina, non volevo essere invadente. Piuttosto, il ragazzo che ho fatto entrare chi era? Mi sembrava di conoscerlo. È quello delle rose?”
Meno male che non voleva essere invadente.
“Si chiama Aquila, di nome Davide. Era venuto per tirarmi su il morale, ma senza successo.”
Sgranò gli occhi. “Aspetta ma io lo...”
Dalla finestra entrò un piccione viaggiatore molto simile a Trixx che si posò sulla spalla del ragazzo.
“Oh, c'è posta. Grazie amico mio.”
Era un vizio di famiglia avere dei pennuti come animali domestici. Aprì la busta che reggeva tra le zampe e iniziò a leggere.
“Interessante.”
“Cosa?”
“La mia missione qui a quanto pare è annullata.”
Lo guardai confuso.
“Ti prego, spiegati meglio.”
“Beh, il leader di questa città si sposerà a breve con la figlia di Cetus, e io da uomo d'affari quale sono sono stato invitato al matrimonio. Quindi sembra non ci sia più bisogno di parlare della disastrosa situazione di questa città, visto che tutti i debiti saranno ripagati dalla madre della sposa.”
“Cioè, eri venuto per fare lo strozzino con Loki?”
“Loki? Lo conosci? E poi non si chiamava Leo? Comunque lui aveva semplicemente dei conti in sospeso con la mia azienda, ma meno male si è risolto tutto al meglio. Ah, c'è scritto che posso invitare una persona al matrimonio con me, inviterei volentieri te Nadia ma credo che già qualcun altro ti inviterà alla festa, quindi porterò Fenix.”
Lo guardai shoccata.
“No, scusa, che stai blaterando?”
“Massì, sicuramente Aquila ti porterà con sé, in fondo siete fidanzati no?”
Deglutii.
“No, non stiamo insieme, cioè sì... È complicato okey? Comunque perché dovrebbe essere invitato anche lui?”
“Ah, che peccato, vi vedevo così bene, sembrate proprio fatti l'...”
“Rispondi alla domanda!”
C'era qualcosa di troppo strano nella faccenda.
“Hey, calma sorellina. Comunque sarebbe strano che il cugino della sposa non partecipasse al matrimonio.”

Mi si gelò il sangue nelle vene.

Cugino?

“Come fai a sapere che sono cugini?”
Sbuffò.
“Sono affari sorellina. La mia azienda studia le famiglie benestanti per capire l'andamento del mercato. È un discorso complicato, sta di fatto che mi hanno presentato brevemente anche la gerarchia di Cetus. In pratica lei ha adottato sua figlia Sally, in realtà appartenente alla costellazione dell'aquila come il tuo amichetto. In questo modo le due famiglie sono diventate alleate, per questo sono così ricche.”
Ripensai a quella sera del ballo. Aquila aveva detto di essere là con sua cugina. Quindi era lei. Ma perché non me l'aveva mai detto?
“Ah, okey, adesso è tutto chiaro. Scusa se ti ho tempestato di domande, ma lui non mi ha mai detto nulla a riguardo.”
“Sarà un tipo riservato, chi lo sa.”
Mandai Trixx a chiamarlo, dovevo parlargli, e non solo. Per una volta, avrei usato il mio potere.

Poco dopo suonarono al campanello.
“Allora piccola che volevi dirmi?”
Cominciammo a camminare per le vie della città, era più prudente che stare in casa con Marco.
“Volevo chiederti una cosa. Visto che sei sempre invitato agli eventi mondani dell'alta società, parteciperai anche al matrimonio di Loki e Sally?”
Deglutì.
“No, non mi interessano queste cose. E poi io non centro niente con loro.”
Mentiva ancora, perché?
“Eppure da quel che ho capito tu e la sposa siete cugini, non è un po' strano?”
Deglutì di nuovo.
“E tu come lo sai?”
“Beh, ho notato una certa somiglianza tra voi due. Dimmi, era lei che quella sera ti aveva accompagnato al ballo?”
Si massaggiò i capelli. “No, non era lei, non è la mia unica cugina.”
Aveva raccontato un'altra balla. Mi stavo innervosendo.
“Siete tanto legati?”
“A te che importa? Non dovevamo parlare di questo.”
Percepii dalle sue emozioni che erano praticamente cresciuti insieme. Mi dispiaceva un po' usare il mio potere, ma di scelte non ne avevo.
“Mi stai nascondendo qualcosa visto che cerchi di sviare il discorso?”
“Assolutamente no!”
Ci misi un attimo per realizzare ciò che avevo intuito. Avevano fatto una scommessa quella sera, su me e Loki. Dovevo saperne di più.
“E che mi dici della vostra scommessa?”
L'avevo messo alle strette. Gli si illuminarono gli occhi.
“Tu, è vero, adesso ricordo! Tu hai il potere di leggere nella mente!”
Sbuffai. “Non esattamente, ma ci sei andato vicino. Comunque grazie, mi sono resa conto di essere caduta nella trappola di un viscido impostore. Ora se permetti, me ne vado. Ah, e non cercarmi più.”
“Principessa aspetta!”
“Mi fai schifo!”
Me ne andai ferita e delusa. L'ultima cosa che avevo captato era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Appena eravamo arrivati all'evento di quella sera entrambi ci avevano adocchiato e avevano scommesso su chi sarebbe riuscito per primo a "conquistare" l'altro. Non per amore, ma per puro divertimento. E Loki la stava perfino per sposare. Probabilmente l'avrebbe usato come giocattolino al suo servizio.
Una bambola.
Io dovevo impedirlo. Se la situazione non voleva risolversi da sola, l'avrei risolta io.

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