II

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L'aereo continuava a riempirsi, l'aria iniziava a mancarmi e come se non bastasse, ero capitata nel posto centrale di una fila a tre.
Alla mia destra un signore di terza età, che dormiva beatamente con la bocca aperta accasciato sul piccolo finestrino e alla mia sinistra, una ragazza riccia, con aria sofferente. Quanto manca ancora? Non ce la faccio più, continuavo a ripetermi, in fondo non ero mai stata brava a rimanere ferma per tanto tempo, soprattutto quando si trattava di situazioni in cui i miei movimenti fossero limitati e in cui il mio respiro si unisse ad altre decine di respiri a me estranei e sempre più soffocanti.

Quante cose erano cambiate in un anno e mezzo, i miei capelli, la mia tenacia, il mio modo di vestire, nemmeno mi truccavo più, se non un filo di mascara.
Io ero cambiata, Londra mi aveva cambiata.
Scrutai la mia immagine, riflessa sullo schermo del cellulare, maledetto ciuffo fucsia, neanche il gell era riuscito a tenerlo incollato, chissà se mi riconosceranno, che farò ora? Non posso stare a casa, di nuovo regole da seguire, niente Dando's, ma perché doveva andar male anche sta volta? Mamma sarà in ritardo come al solito, già, niente tram, solo campagna, di nuovo a casa.
<<AMORE MIO>> mi girai, mamma, dopo 547 giorni, di nuovo mamma.

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