DUE CUORI, UN NATALE

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Il profumo di caffè svegliò dolcemente Mary che aprendo gli occhi, lasciò sbiadire il sogno che stava facendo fino a dimenticarlo del tutto. Scese dal letto infilando le pantofole rosse e stiracchiandosi le braccia.

La luce del sole delle undici s'infilava negli spiragli della finestra chiusa, lasciando sul muro, nero per il buio, degli squarci bianco dorati. Mary la aprì e una leggera brezza fredda entrò di prepotenza nella stanza e l'alito caldo che le usciva dalle narici si condensava in piccole nuvolette bianche. Nonostante fossero sedici anni che viveva in quella casa, il paesaggio, non smetteva mai di meravigliarla.

Il sole si stagliava alto sopra la massa di case colorate coi panni stesi sul balcone o fuori dalla finestra ad asciugare. Il rumore cittadino la investí come una delle onde del mare che s'infrangevano a riva, dopo la città, lì in fondo all'orizzonte.

Una piccola striscia blu salata.

La chiuse di colpo e dopo essersi messa un paio di jeans e una maglietta bianca legò i suoi lunghi capelli neri con un nastrino rosso. Un paio di occhiali sottili, tondi , con la montatura nera, le incorniciavano gli enormi occhi castani.

Dopo aver preso il cellulare ed essersi chiusa alle spalle la porta della camera, scese le scale, diretta in cucina, verso il dolce profumo che l'aveva svegliata.

- Ciao, come butta? Io sono Lucas, ho preparato il caffè ne vuoi una tazzina? -

Mary si paralizzò, un estraneo coi capelli biondo cenere, gli occhi verdi e un bianco sorriso era seduto sullo sgabello della sua cucina, nella sua casa e aveva anche la faccia tosta di chiederle se voleva una tazza di caffè.

La prima cosa che le venne in mente fu la mazza da baseball, in salotto, di suo fratello. Fece due passi indietro, tenendo gli occhi incollati a quel ragazzo, come se fosse un alieno. Ma la sua schiena si schiantò contro qualcuno, rendendola ancora più agitata.

Voltandosi, però, vide la faccia rassicurante di sua madre.

- Ah, buongiorno Mary. Vedo che hai già conosciuto Lucas. Ti ricordi che zia Teresa è andata a lavorare a Milano? Bhe collabora con sua mamma e lui adorava così tanto i racconti su Napoli che ce l'ha portato.-

-E zia Teresa dov'è?-

-È venuta qui stamattina a presentarmi Lucas, ma mentre parlavamo le è suonato il telefono e l'hanno richiamata al nord per un problema in fabbrica. -

Mary impallidì, si sentì svuotata dentro. Il significato della parole di sua madre le rimbombava chiaro nella testa, perché tutto ciò poteva significare solo una cosa: quel ragazzo snob, nordico , che sembrava una statua , avrebbe passato il natale con loro.

In macchina, seduta di fianco a lui, sentiva che lo odiava, lo odiava con tutto il suo cuore. Era arrivato dal nulla per rovinarle il natale e questo non glielo avrebbe mai perdonato .
Quando furono scesi e la madre li ebbe salutati, ripartì , sparendo in una nuvola di smog di scarico, grigio e denso.

Dall'altra parte della strada arrivarono Luigi, Rosa e Gabriele, i suoi migliori amici. Una volta seduti al tavolo iniziarono a chiacchierare e Lucas raccontava delle barzellette così divertenti che anche Mary si lasciò trasportare dalle risate, ma quando se ne accorse tornò seria e inespressiva.
Raccontò loro che il natale , per lui , era un punto di fuga, una porta felice per evadere dal suo mondo pieno di tristezza. Così si dichiarò fan delle tradizioni natalizie e aggiunse che avrebbe voluto imparare anche le loro, già che si trovava lì.

Rosa s'illuminó, lo prese per un braccio e correndo lo trascinò fuori, tra le strade chiassose e intasate, i negozietti e le pasticcerie di Napoli. In ogni posto in cui si fermavano il suo sorriso si faceva un po più grande e i suoi occhi verdi scintillavano di meraviglia.

Le sei di sera rintoccarono in tutta la città e gli amici dovettero tornare a casa, Mary lo fissò attentamente quando salì sull'auto , con grazia ed eleganza, e mentre parlava estasiato a sua madre del pomeriggio appena trascorso. Come se non avesse mai mangiato una pizza, né fosse entrato in un negozio.

Decise che in fondo non era così cattivo come credeva, era come un piccolo cucciolo curioso.
Quel sorriso nordico si stava arrogantemente facendo strada nel suo cuore.

Dopo la cena a base di frittura di pesce e struffoli (dolci tipici natalizi) giocarono tutti insieme a tombola e ogni ora che passava , Mary sentiva che qualcosa in lei cresceva.

Andarono tutti a letto in attesa del fantomatico arrivo di babbo natale e Lucas andò nella stanza degli ospiti. Verso le due del mattino lei non aveva ancora chiuso occhio, il pensiero di lui la scuoteva come il ramo di un albero, così decise di andare a bussare in camera sua.

Lui gli aprì subito e richiuse la porta , sedendosi sul letto, aspettando.

-Ciao, forse abbiamo iniziato male. Io sono Mary.- lei tese un braccio verso di lui , ma lui fu più svelto e l'attiró a sé sul letto baciandola.

Alle quattro del mattino il sole iniziò a sorgere e loro , uno nelle braccia dell'altra, sdraiati nel letto osservarono l'alba del giorno di natale, insieme.

Non sapevano cosa sarebbe successo poi, se la distanza li avrebbe allontanati, se sarebbero rimasti insieme per sempre o se si sarebbero svegliati ognuno in camera sua scoprendo tristemente che era solo un sogno.

L'unica cosa che importava in quel momento era la magia del natale che li aveva fatti incontrare.

E fuori da quella finestra piccoli fiocchi di neve bianca iniziarono a cadere dal cielo.

FINE.

LIETO FINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora