Flattery

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[ Cigarettes after sex, Affection ]

{ I know that you said I get mean when I'm drinkin' but
Then again sometimes I get really sweet so
What does it mean if I tell you to go fuck yourself
Or if I say that you're beautiful to me?
It's affection, always



Era bello, fatto di luce dei lampioni e pallore di stelle. Era piccolo e sciocco e superficiale, ma era bello. Mi sedevo con lui su cuscini di seta, lo stringevo fra le mie braccia - pelle contro pelle come fratelli sulla riva del mare - e gli ripetevo i suoi difetti. Uno dopo l'altro, con voce dolce come una ninnananna, fino a farlo addormentare.
Aveva cercato spesso di disegnarsi, mentre mi supplicava di dargliene la capacità - o per lo meno di parlare di lui, in modo che attraverso me potesse conoscersi, comprendersi, accarezzarsi. Non si era mai toccato da solo, mai mai mai. Le sue mani erano legate insieme dalle mie indistricabili catene. Ma lui era aria volatile, era luce liquida, era polvere di fata e granelli di cenere.
Rideva come vento fra tendine di perle, tintinnando e avviluppandosi, scivoloso come sapone e liscio come seta. Inafferrabile. Potevo toccarlo, ma affondavo in lui come nell'acqua. Non era fatto per essere sfiorato, no: il suo corpo esisteva per essere guardato e riverito, ma mai posseduto, no.
Lui era il mio rosario, la mia litania. Era fatto per le luci della ribalta, per il palco e la fune dell'equilibrista, era fatto per essere ammirato da folle e cercava dai miei occhi tutto l'affetto che avrebbe ricevuto da una platea - ma avevo una riserva di amore limitata, non potevo sprecarla tutta per lui. Non era certo così importante.
Eppure consumai intere mine di matite per descrivere il suo profumo, aria estiva di notte, colma di cicale e fieno tagliato e calura, e menta e fiori selvatici e spine rosse e poi borotalco, gesso, inchiostro, e poi nicotina e sudore e burro cacao al caramello. Era intere stagioni, interi cicli di vita. Era formato da dettagli, piccoli e dolorosi come pietruzze nelle scarpe. E quanto gli piaceva, oh, quanto gli piaceva. Poteva stare steso per ore a farsi osservare, nudo nella sua pelle di stelle e giovinezza, nutrendosi solo degli sguardi di ammirazione, le ciglia socchiuse a schermare occhi liquidi di compiacimento ed eccitazione.
Si svendeva su un balcone di notte, la pelle liscia e bella rischiarata dalle stelle e accarezzata dall'aria, stava lì a inzupparsi di attenzione e a bere gli sguardi della gente. Ne aveva bisogno in modo spasmodico e sofferente, e non ho mai capito cosa traesse da quegli occhi affamati che lo violavano, cosa nell'esibirsi davanti a mani tese per ghermirlo e lacerarlo facesse accendere così tanto la sua anima. Ogni notte tornava da me un po' più sottile e un po' più altezzoso, rinvigorito dall'ammirazione e imbaldanzito dal desiderio altrui. La sua essenza rimane qui, fotografata nelle mie palpebre e cucita ad ago e filo nel mio palato. Era un animale da circo, un esibizionista. Lo accarezzavo, ma solo i miei occhi riuscivano a toccarlo. Gli sguardi erano mani viscide che si aggrappavano alla sua pelle senza mai lasciarlo andare - lo gratificavano, lo nutrivano, lo consolavano, lo facevano stare bene.
E mi parlò una notte, con le luci spente e il viso disteso e sorridente. Non voglio altro, disse. Voglio che mi guardino. Ti prego, fai in modo che mi guardino sempre. Puoi rendermi bello abbastanza? Puoi rendermi quello che desiderano? Cambiami. Non voglio altro.
Glielo negai.

Avrei scritto libri interi sui suoi occhi, liquidi laghetti di acqua torbida illuminata dal crepuscolo, infinito inseguirsi di grigio, argento, azzurro, e poi dorato e verde e indaco, indaco come lo spazio e come l'immaginazione, come i sogni e come l'ametista. Avrei descritto fino ad avere fiato la sua pelle levigata nelle profondità del tempo, liscia come un vetrino di mare e pura come il ghiaccio illuminato dal sole, e avrei decantato per piazze e piazze lodi ai suoi capelli sottili e fini e chiari come la prima luce di primavera, che erano onde di spuma e straccetti di nuvole sotto le dita. Avrei descritto le sue lacrime e le sue risate come le prime di ogni bambino e i suoi sorrisi come affilati dardi inzuppati del veleno del più debole dei serpenti, capace di ferire ma non uccidere.
Mi odiò e lo farà per sempre, chiuso a chiave nella sua vetrina antiproiettile, nascosto sul fondo dell'armadio. Sapeva la verità. Era il mio gioiello, il mio tesoro, la più bella bambola della mia collezione. Non posso permettere che qualcuno lo veda. Deve essere solo mio, per l'eternità.
Perché è per questo che è stato creato.

Aveva amato se stesso come un Narciso consapevole, che si annega non per baciare se stesso, ma per non baciare nessun altro. E forse aveva amato anche me, nella profondità sincera e intoccata della sua anima, quella pura, quella innocente.
Mi chiedo sempre se riesca ancora a respirare, laggiù. Non vedrà mai più la luce del sole.




It's affection, always
Oh you gonna see it someday
My attention's on you
Even if it's not what you need }

ReizeWhere stories live. Discover now