La settimanale giornata delle pulizie

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A prima vista, il Polar Tang poteva sembrare un astruso casco da palombaro motorizzato, dai colori perfettamente non mimetici con l’oceano, nonché un ingiustificabile sotterfugio d’imbarcazione pirata, dalle modeste dimensioni.
 
In realtà, era molto grande.
 
Questo implicava un’estenuante intera giornata dedicata esclusivamente alle pulizie del sottomarino.
 
Considerando che chi vi abitava era una ciurma di venti uomini e una donna, si presupponeva un costante esaurimento nervoso di quest’ultima povera creatura, essendo gli Heart Pirates disordinati tanto nel cervello, quanto nella vita e lei redentrice dell’ordine nella loro casa sommersa.
 
In realtà, la principessa, non solo godeva di splendida salute fisica, anche se non mentale, ma era spesso pure una dei due Caporal Maggiori delle guerre  civili che si scatenavano quando la robaccia di un nakama invadeva ilterritorio di un altro. Pratica oramai propria della cultura e dell’essere stesso di un Heart, a quel punto, la ciurma si dipartiva in due schieramenti ed i due pirati protagonisti diventavano, appunto, i Caporali di una battaglia combattuta a forza di lanci di oggetti addosso agli avversari. Sebbene lo scopo fosse abbatterli tutti (letteralmente, assestando loro una bella mazzata sulla testa con una sveglia, una scarpa, un cadavere di Law o sopprimendoli crudelmente, con l’asfissiante subdola mossa del materasso volante) e conquistare il territorio nemico, alla fine le cabine risultavano talmente disastrate e piene di “macerie”, che i limiti dei possedimenti di un corsaro non si distinguevano gli uni dagli altri.
 
Ed a questo punto, il giorno di pulizia sarebbe dovuto essere un vero inferno e avrebbe potuto pure non esistere, data la sconsideratezza di tutti, se non fosse che Trafalgar D Water Law era un maniaco dell’ordine e l’igiene.
La sua cabina era tanto immacolata quanto il resto del sommergibile faceva schifo nei giorni di lotta.
 
Impossibile era far vivere il capitano in una discarica, come lo era riuscire a rendere gli Heart Pirates minimamente ordinati e responsabili.
Giunti ad un univoco compromesso, si era deciso che almeno il giovedì era giorno di pulizie generali.

Se dapprima i membri dell’equipaggio avevano espresso malcontento, in vista della faticosa opera del ripulire, in seguito ad una ROOM che per tre giorni aveva fatto viaggiare per gli oceani il Polar Tang aperto in due, con l’estrapolazione degli appartamenti del capitano, i quali solcavano le onde in modo pericoloso, ma indipendente, sotto lo sguardo tanto allibito dei nemici, che neanche erano in grado di bombardarli, si erano convinti che la cosa migliore era far contento Law, una volta a settimana.
 
Consapevole dell’enorme sforzo che l’accettazione di questa condizione  causava ai suoi uomini e di tutti gli infarti che avevano preso nel vederlo seduto alla sua scrivania a studiare o dissezionare un corpo, mentre le onde del mare minacciavano da ogni lato di affondare l’autonoma cabina errante del detentore di un Frutto del Diavolo, aveva deciso di alleviare le loro sofferenze, inventando una strategia di pulizia in completo stile Pirati del Cuore.
 
Fu così che la ciurma arrivò ad attendere impaziente e con gioia il giovedì e non esisteva forza contraria che li disturbasse durante le pulizie.
 
Quel giovedì mattina, navigavano particolarmente vicini ad una base della marina, ma questo non impedì al sottomarino giallo di riemergere, in vista dello scrostamento della salsedine, la mensile riverniciatura ed il completo lavaggio dei vari ponti.
 
Come poc’anzi accennato, il Polar Tang non era c’erto qualcosa che desse poco nell’occhio e ci volle giusto un quarto d’ora, prima che un marine di ronda ai piani alti della base, scorgesse da una finestra, in discreta lontananza, la gialla lattina a forma di pesce.
 
Fatto scattare l’allarme per gli imminenti attacchi pirata, svegliando e reclutando pure i soldati che avevano fatto la guardia notturna, ben presto una piccola, ma degna flotta era pronta ad ingaggiar battaglia col famigerato Chirurgo della Morte e ciurma.
 
“Signore! I pirati sono tutti sul ponte!” la vedetta, cannocchiale alla mano, cercava, deglutendo e digrignando i denti per l’ansia, di intuire quale fosse la prima mossa di quei pazzi criminali.
 
Aveva fatto la ronda, quella notte. Aveva gli occhi stanchi e brucianti, le palpebre pesanti, occhiaie che potevano far concorrenza a quelle del ragazzo dalla katana maledetta che impartiva ordini alla sua ciurma, sulla terrazza superiore del sottomarino.
La mente del povero marine era certamente spossata, lenta e ancora rimuginava un rimasuglio delle tre ore di sonno che era riuscita a concedersi.
Ma non era pazza.
Di questo, il soldato semplice Victor Edogawa, in servizio da quattro anni e cinque mesi, a soli sei dalla sua promozione, ne era certo.
Non era la prima volta che dei simpaticissimi rompipalle decidessero di attaccare l’unità a cui lui apparteneva, la mattina dopo il suo turno come guardia notturna.
Ciò detto, il fatto che tutti gli Heart Pirates si fossero armati di scopettone e secchio e si erano divisi in due squadre, l’una agli antipodi del ponte rispetto l’altra, con l’orso al centro, munito di bandierina da gara nella zampa, doveva star succedendo davvero.
        
“Signore!”, richiamò l’attenzione del proprio superiore, una volta deciso che sì, lui non aveva le allucinazioni da colpo di sole o troppa inalazione di salsedine, né stava fantasticando nel mondo dei sogni e dunque doveva riferire al Commodoro quanto stava accadendo.
“Sembra che i pirati non siano intenti ad attaccarci, Signore. Sembrano piuttosto starsi preparando per giocare tra loro.”

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