Strip Poker, con amore, la tua ciurma

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- Perché la serenità del Captain viene prima della nostra serietà -

Le prime impressioni sono quelle che contano.

"È ridicolo."

E questo valeva anche per Trafalgar Law.
Beh, forse nel tempo si era costretto a scendere a compromessi con quella che era stata la sua prima impressione per ciò che attualmente era uno dei suoi beni più preziosi.

Sicuramente perdere tutto e tutti era ciò che più aveva contribuito alla sua rivalutazione.
Riflettendoci, la sua resa e l'accettazione di quell'improbabile ammasso di stoffa e pelliccia erano state determinate anche da un adorabile broncio, che gli era stato rivolto dopo che aveva tanto delicatamente pronunciato le gentili parole che esprimevano il proprio giudizio per quell'imbarazzante cappello a macchie.

"Avanti, tesoro, sii comprensivo."
Sua madre gli aveva passato una mano tra i capelli un paio di volte, un gesto che Law ricordava vederla compiere da sempre, e che crescendo aveva imparato ad amare sino al punto che con qualche carezza tra i suoi arruffati capelli corvini, si sarebbe addormentato nel giro di pochi minuti, nonostante la sua insonnia.

Il futuro più brillante medico del mondo aveva appoggiato la guancia contro la gamba della genitrice, mentre attendevano in piedi e in mezzo all'ampia via che Lamy tornasse dalla bancarella verso la quale era corsa, sfuggendo di mano al capofamiglia.
Il dottor Trafalgar aveva raggiunto moglie e figlio dopo qualche attimo con un sorriso leggermente impacciato.
"Scusami, cara. Lo sai com'è insistente Lamy quando si tratta di gelato."

La donna aveva ridacchiato, conscia che il proprio amato fosse un po' troppo permissivo con la piccolina di casa, ma almeno la loro bambina si sarebbe presto scordata delle fredde parole del fratello.

Il marito le aveva nuovamente sorriso, complice dei suoi pensieri, e aveva poi guardato il loro adorato primogenito.
"Sai, tua sorella ha speso tutti i suoi risparmi per farti questo regalo." Aveva fatto un cenno con il mento in direzione del cappello a macchie che Law stringeva nel pugnetto, più per rabbia e imbarazzo che perché temesse di perderlo con una presa più debole.

Il giovane prodigio della medicina aveva squadrato il padre con un cipiglio inquisitorio, prima di riportare la propria attenzione su quel maledetto copricapo.
"Papà, ma a me non piace. È oggettivamente brutto. Tu andresti in giro con questo coso in testa?"

L'adulto sarebbe rimasto positivamente colpito dalla dialettica che il suo figlioletto riusciva a sfoggiare già a sette anni, con la quale gli aveva rigirato il problema con una breve e concisa frase, ma se il piccolo Trafalgar era tanto sagace era innanzitutto per una dote ereditata, e poi il medico doveva dar peso ad un'altra questione.
Si era inginocchiato così da poter incatenare le proprie iridi di un nocciola scurissimo con quelle chiare che Law aveva preso dall'altro genitore.
"Non sei costretto a indossarlo sempre. Potresti metterlo solo ogni tanto in casa, cosa ne dici?"

Law si era premuto maggiormente contro la gamba della madre. Non gli piaceva l'idea, neanche un po'.

"Vedi, figliolo..." Il padre l'aveva richiamato con tono basso e gentile. "... i regali non sono dovuti e proprio per questo dovrebbero essere apprezzati. Nessuno è tenuto a donare, e chi riceve è quasi come fosse un privilegiato. Qualcuno di speciale, non credi?"
Gli aveva fatto l'occhiolino e Law aveva capito perfettamente quello che aveva voluto spiegargli, indeciso se continuare a fissare il proprio papà con adorazione, giacché tutto ciò che diceva era terribilmente giusto, o se provare a dare un secondo sguardo a quel cappello.
In fondo glielo aveva comprato la sua sorellina e se lei aveva deciso di regalarglielo, significava che reputava Law importante.

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