C'è un bambino che mi guarda.
Tommy ha gli occhi lucidi e non sa più come giocare.
Da piccino si divertiva a colorare usando tutti i pastelli possibili.
Gli alberi avevano la corteccia marrone e la chioma verde, ma a lui non importava. Tommy avrebbe usato il rosso sul verde e il blu sul marrone solo per utilizzare tutti i colori. Non lo faceva nessuno, ma a lui neanche questo importava.
Crescendo scoprì la plastilina. La teneva tra le mani, la modellava, la stringeva, dava forma alla sua creatività, ai suoi pensieri ancora acerbi.
Terminò anche quella fase e Tommy scoprì i numeri.
Non gli piacquero mai.
Non riusciva a comprenderne il senso.
Per quanto li studiasse, era consapevole che non sarebbe mai riuscito a trasformarli in sogni.
I suoi coetanei non erano come lui.
Numero 3 era il suo compagno di banco. Era il primo della classe quando si trattava di numeri.
Un perfetto vero protagonista.
Imparò alla svelta grazie all'utilizzo dei regoli.
Non aveva neanche bisogno di pensare, la sua bravura gli dava accesso a un'associazione immediata tra lo strumento di plastica e il valore.
Numero 3 apprese subito che, unendo dieci pezzi da uno si raggiungeva il dieci, tuttavia, il pezzo intero da dieci già esisteva. Cosi, per creare un numero elevato egli si limitava ad unire pezzi più grossi trascurando l'utilizzo di quelli più piccoli.
Mai si chiese come mai fossero stati inventati regoli dal valore superiore all'uno. Sarebbe bastata una grossa quantità del valore più piccolo per dare vita a qualunque numero esistente.
Crescendo, Numero 3, divenne sempre più bravo e iniziò ad applicare le sue conoscenze alle situazioni della vita.
La matematica lo portò ben presto a sostituire i regoli con i soldi.
Guadagnava molto, la sua giornata era scandita da una giacca da circa mille euro, una cravatta abbinata per l'occasione e una valigetta contenente la sua conoscenza in materia.
Gli operai che lavoravano per lui chiedevano un aumento, ma a Numero 3 non importava. Loro erano semplici pezzi da uno, completamente impotenti dinnanzi a un pezzo da dieci come lui.
Aveva già dimenticato che un dieci esiste perché ci sono dieci uno.
Il tempo passava e nonostante l'enorme fortuna economica, il bambino bravo coi numeri non era più felice.
Numero 3 sapeva che avrebbe potuto acquistare qualunque cosa, che avrebbe potuto visitare qualunque posto e che avrebbe potuto avere qualunque donna, almeno per una notte, ma nonostante queste possibilità non riusciva più a sorridere.
Scese in strada, aprì occhi, bocca e orecchie e capì.
Esistevano anche Numero 2, Numero 4, Numero 5, Numero 6 e cosi via.
Vivevano la vita alla stessa maniera di Numero 3.
Non era unico, era un numero.
Si chiuse in casa e non uscì più.
Il decimo giorno la sua azienda andò in bancarotta. Iniziò a sperare che accadesse qualcosa, che qualcuno lo salvasse. Ma niente. Era semplicemente uno fra tanti.
Numero 3 prese la scatola contenente i regoli, che custodiva fin da bambino e l'aprì.
Costruì un castello.
Un perfetto castello di regoli.
I pezzi erano vecchi e l'ultimo regolo da dieci si frantumò mentre lo stringeva apprestandosi a porlo sulla cima del castello.
Non era importante.
Aveva altri pezzi da dieci. Altri ricambi. Non servivano sogni o creatività. Erano tutti uguali.
Numero 3 cominciava a comprendere. Egli non era altro che un regolo. Un pezzo da dieci in un mondo-castello.
La sua esistenza si sgretolò con la polvere negli occhi, sapendo che non sarebbe stato il primo o l'ultimo, che tanti dieci valevano nulla come lui.
E Tommy?
È cresciuto anche lui.
Continua a guardarmi. Ha gli occhi spenti. Non sa più come sopravvivere.
Ora ha tanta rabbia e passa le sue giornate imbrattando i muri con i suoi spray colorati e fuggendo dalla polizia. Insieme a lui un altro piccolo gruppo di persone con lo stesso odio nelle vene.
Tommy si preoccupa per loro, ha paura che qualcuno possa essere preso.
Crescendo aveva scoperto l' hashish. Lo tiene tra le mani, lo modella per dargli una forma che gli consenta di bruciarlo più facilmente.
Lo fa respirare a tutto il suo corpo, lo aiuta a smettere di pensare, a dimenticarsi della sua creatività.
Ora è questo il suo sogno. E la sua fonte di guadagno.
Ora è convinto di riuscire ad aiutare i suoi simile passando loro la plastilina.
Adesso Tommy la pensa diversamente sui soldi.
Non li ama, ma ne ha bisogno.
Ne comprende il senso ma è consapevole che non gli daranno nessuna felicità.
Tommy sa che il suo corpo è l'unico essere ancora in vita. Gli organi non sono messi bene, lo spirito è fiacco e la sua mente annebbiata.
Non sarà una conclusione degna di un bimbo che sognava in grande.
Questa, però, non è la sua storia, lui non è il vero protagonista e questo è solo un racconto per bambini.