«Lauren! Amy sta per arrivare! Smettila di fare i capricci!» Britney stava cercando di convincere sua figlia ad abbandonare quel letto, ma con i soliti scarsi risultati.
«Non ricordo di aver detto di voler fare fisioterapia, anzi, avevo affermato proprio il contrario» ribatté Lauren, non avendo nessuna intenzione di fare esercizi, né tanto meno di rivedere quella ragazza.
«Abbiamo sbagliato io e tuo padre a non fartela fare» rispose Britney.
Il suo obiettivo, oltre la fisioterapia, era quello di aiutare la figlia ad accettare le sue nuove condizioni fisiche, ed era convinta che Amy ci sarebbe riuscita. Era stato un attimo, ma quando le due ragazze avevano scambiato quelle poche parole al diploma di Aaron, aveva visto una luce diversa attraversare gli occhi di Lauren.
«Non m'importa mamma. Per favore, lasciami stare» la supplicò Lauren, guardandola con quel verde, una volta così luminoso, ormai spento. «Per favore mamma. Mandala via» continuò la ragazza non appena sentì il campanello suonare.
Britney sospirò, stava per accontentarla per l'ennesima volta quando si rese conto che, così facendo, non avrebbe aiutato sua figlia, ma, al contrario, l'avrebbe danneggiata di più.
Le lasciò una carezza e le sorrise. «Mi dispiace tesoro. Lo sto facendo per il tuo bene, un giorno capirai.»
Ovviamente Lauren si arrabbiò per quella risposta, e le tolse malamente la mano dal viso. Britney cercò di non far vedere la sua espressione afflitta, ma sapeva che, anche se l'avesse vista, non sarebbe cambiato nulla.
Sua figlia era intrappolata nella sua testa.
Non esisteva niente e nessuno al di fuori della sua disabilità.
Scese di sotto e andò ad aprire.
«Salve signora Morgan» la salutò Amy.
«Puoi chiamarmi Britney, tesoro.»
Amy annuì. «Ok, Britney. Dov'è la nostra Lauren?»
«È di sopra... ho tentato di farla alzare e di convincerla a vestirsi, ma non mi ha ascoltata» rispose, sempre più sconsolata.
«Non preoccuparti Britney, adesso ci penso io.»
«Sei sicura di farcela da sola? Ho ancora un po' di tempo prima di dover andare.»
«Sono sicura, è il mio lavoro e lo faccio tutti i giorni, non preoccuparti» le sorrise in modo rassicurante la ragazza.
Britney annuì. «In casa ci sono solo Taylor e Andrew. Se ti serve una mano, puoi chiedere a Taylor senza problemi.»
«Va bene, Britney. Posso andare di sopra?»
«Certo. Terza porta a sinistra.» Poi urlò per farsi sentire dalle sue figlie. «Lauren, Taylor io sto andando al lavoro! Lauren, Amy sta salendo, Taylor, se le serve una mano con tua sorella, aiutala per favore. Andrew fai il bravo.»
«Ok mamma. A più tardi» gridò Taylor in risposta.
«Ciao nonna.»
Aspettò qualche secondo in più, in attesa di una risposta da parte di Lauren che però non arrivò. Sconsolata afferrò la sua borsa e si diresse in ufficio.
Britney era la segretaria di uno dei più importanti studi legali della città.
***
Amy bussò alla porta due volte, ma non ottenne nessuna riposta dall'altra parte.
«Dovresti entrare» sussurrò Taylor, tirando fuori la testa dalla stanza di fronte a quella della maggiore. «Non risponde mai se non per mandarti al diavolo.»
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