Capitolo 3

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«Lauren, ti serve una mano prima che vada al lavoro?» urlò Britney, dal piano di sotto, mentre lentamente saliva le scale.

«Sto bene mamma, grazie» le rispose, continuando a guardarsi allo specchio, seduta sulla sedia, con addosso la sua amatissima giacca di pelle nera, rimasta chiusa per anni nell'armadio.

Britney sorrise vedendo come la figlia cercava di sistemarsi quel suo ciuffo ribelle. Nelle ultime settimane la donna aveva notato un cambiamento nell'atteggiamento della ragazza; sorrideva spesso, sembrava più tranquilla, e passava molto più tempo con Andrew.

Britney sapeva che questo era solo merito di Amy. Non era a conoscenza di che tipo di rapporto si stesse sviluppando tra le due ma, finché faceva star bene sua figlia, non aveva nessun problema con quello.

«Oggi sarai da sola a casa, va bene tesoro?»

Lauren annuì, ancora intenta a lottare con il suo ciuffo, finché Britney afferrò una mollettina dalla scrivania e glielo sistemò, attaccandoglielo. «Aaron e Taylor sono al mare con i loro amici e Andrew, torneranno più tardi.»

«Va bene mamma, non preoccuparti, tanto sta arrivando Amy» rispose, sorridendo come un'ebete davanti allo specchio. Era come se la sua vecchia cotta per quella ragazza più grande si fosse improvvisamente riaccesa. Nelle ultime settimane, oltre a fare fisioterapia, avevano parlato molto, e Lauren non avrebbe mai immaginato che Amy sarebbe riuscita a farla star bene semplicemente parlando.

Suonarono alla porta, e il sorriso sul viso di Lauren crebbe ancora di più. Britney si abbassò e le baciò la testa. «Vado al lavoro piccola, fai la brava, e non fare disperare Amy.»

«Tranquilla mami, a più tardi.»

A differenza del solito, quel giorno Amy non aveva il suo borsone con sé; salutò Britney e raggiunse Lauren nella sua stanza.

«Ciao» le sorrise Amy.

«Ciao» ricambiò Lauren, nascondendo dietro la schiena la mollettina che le aveva messo poco prima sua madre nei capelli; le sembrava di assomigliare a una bambina con quella cosa piena di brillantini addosso.

«Oggi niente fisioterapia» disse Amy, senza smettere di guardarla negli occhi. «Usciamo.»

Il sorriso di Lauren vacillò. «Amy...»

«Ti prego Lern. Esci con me» la supplicò, mettendo le mani in segno di preghiera. «Ti prego, ti prego, ti prego.»

Lauren sbuffò, ma poi, anche se titubante, annuì.

Amy, per la gioia, le si sedette in braccio stringendola forte. «Ci divertiremo, te lo giuro.»

«Sì» confermò Lauren, anche se non sembrava molto convinta.

Amy l'aiutò a scendere le scale, e poi a sedersi nella sua macchina, mentre la sedia veniva piegata e messa nel bagagliaio.

«Dove andiamo?» chiese Lauren non appena Amy mise in moto.

«A mangiare gelato nella tua gelateria preferita! Tuo fratello mi ha detto qual è. Perché non siamo andati lì, l'altro giorno, con Andrew? Ammetto che quella è anche la mia preferita.»

«Amy... non so se sia una buona idea... voglio dire... non ci vado da anni... e... non lo so, non vedo i genitori di Annie e Jade da prima che morissero...»

«Credo sia un buon momento per andarci allora. Non puoi essere felice se lasci indietro cose in sospeso.»

«Amy... e se m'incolpassero per la morte delle figlie? Voglio dire... loro non ci sono più, io sono qui...»

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