Chapter ten: When The Party's Over

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Erano passati tre giorni.
Al mio risveglio il cielo era completamente pieno di nuvole, che non avevano intenzione di lasciar passare un raggio di Sole. La città sembrava addormentata; nessun cinguettio degli uccellini, nessun vociare lungo i marciapiedi. Ogni tanto si udiva il motore di una macchina che creava una nube di fumo.
Poi mi ricordai, vedendo l'orario sul telefono, che era domenica.
Una domenica cupa, scura.
Una domenica silenziosa.
A pensarci bene, il fatto che fosse domenica non giustificava affatto quell'aria strana.
Anzi, rendeva il tutto ancora più strano.

Il profumo dei cornetti, appena sfornati da mia madre, invase la cucina e aprí immediatamente il mio stomaco, facendomi fiondare su di loro.
《Vedo che hai un po' fame》
La voce dolce di mia madre mi diede il buongiorno, e io l'abbracciai. Il suo profumo mi invase, lo adoravo.
Sapeva di cocco e vaniglia.

Mia madre mi disse che avrebbe fatto un pranzo di lavoro con i suoi nuovi colleghi, così decisi di chiedere a Jughead se avesse voglia di andare da Pop's.
Appena lo vidi sorridente, mi riempii di felicità. Vedere di nuovo il suo sorriso, dopo tutto ciò che stava passando, era come una vittoria sia per me che per lui.
《Vedo che sei felice》
<È perché lo sei tu>
Mi diede un bacio prima sulle labbra, poi sulla fronte.
Le sue labbra erano calde e sempre morbide.
Un paradiso.

Non facemmo in tempo ad entrare nel locale, che i nostri sorrisi, specialmente il suo, scomparvero in una nube.
A noi si era avvicinato un gruppo di motociclisti che indossavano tutti la stessa giacca di pelle, raffigurante un serpente. Era quella dei Serpents.
Jughead mi strinse forte la mano e si mise leggermente davanti a me, come da "scudo"
《Jughead Jones, figlio ed erede al trono del re dei Serpents!》disse l'uomo più grande del gruppo.
<Non ci sperarei molto> disse Jughead in modo freddo.

L'uomo lo guardó da capo a piedi socchiudendo leggermente gli occhi, per poi fermarsi su di me e spalancarli, aggiungendo al suo volto un piccolo broncio.
《Vedo che hai già impegni》disse riferendosi a me.
Jughead stava per rispondere in modo alquanto brusco, lo sapevo già vedendo la sua pelle contrarsi. Così gli diedi un piccolo colpo per fargli capire di non dire nulla.
L'uomo sputó quasi colpendo le scarpe di Jughead, poi estrasse quel sacchetto dalla tasca del jeans, nascondendolo tra le mani. 《Quanto vuoi per consegnarmelo?》chiese a Jug.
《Stasera esco con lei.
È la mia ragazza》disse con i denti serrati.
L'uomo si stava alterando, così un motociclista gli disse qualcosa all'orecchio e se ne andarono, alzando parecchio fumo del motore, insopportabile per le narici.

Cercò di sorridere, aveva paura e si vedeva; gli strinsi la mano più forte ed entrammo nella tavola calda.

La sera prese il posto del giorno, raffreddando l'aria e scurendo il paesaggio.
Andai con Jughead al parco, mano nella mano senza staccarci un attimo. Mi portó a vedere una statua la cui leggenda diceva che ogni 100 anni, il suo primo e vero amore la veniva a trovare per riportarla in vita.
Chissà se il vero amore esistesse davvero.

Non era molto tardi, così decisi di tornare a casa da sola.
La città non era ancora deserta, c'erano anche degli adulti con dei bambini. Insomma, potevo stare tranquilla.

Ma l'avevo detto che Jughead non sapeva che qualcuno mi avrebbe fatto del male.

Camminavo lungo il marciapiede, ero quasi arrivata a casa e non vedevo l'ora di buttarmi sul letto; ad un tratto, come i ruggiti dei leoni, si avvicinarono a me due moto appartenenti a due uomini molto grandi, sia di età che di statura a quanto vedevo.
Erano l'uomo che stamattina aveva parlato con Jughead e l'altro che gli aveva sussurrato qualcosa nell'orecchio.
Qualcosa contro di me.

Tutto successe molto in fretta.
Mi dissero che l'avrei pagata; uno mi bloccò le mani e mi tappó la bocca mentre l'altro mi stava spogliando per abusare del mio corpo.
Cercavo in tutti i modi di liberarmi da quelle prese quasi d'acciaio, morsi perfino un dito dell'uomo che lasciandomi andare per un secondo riuscì a farmi gridare aiuto.
L'uomo che mi bloccava mi diede un colpo sulla testa, facendomi quasi svenire.
Ma lo sapevo che qualcuno stava arrivando a salvarmi, che il mio aiuto aveva funzionato.
Negli ultimi secondi prima di svenire completamente infatti sentii tante voci gridare, l'una sull'altra.
<Jughead...> sussurrai.

Ma non era Jughead il mio "salvatore" in quel momento.

Era Archie.

*title song: When The Party's Over -Billie Eilish*

//Spazio autrice//
Non vi sareste mai aspettati che il "salvatore" fosse Archie eh ;)♡ Nel prossimo capitolo scoprirete il perché di questa scelta e preparatevi perché sarà molto lungo ma super wow😂 Scusatemi se ieri non ho postato ma non avevo molta ispirazione, così mi sono voluta prendere più tempo. A domani🐍♡

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