Mentre il sole accarezzava l'immensa distesa di spighe di grano che si muovevano sospinte dal vento caldo del Sud, e i grandi campi di cotone risplendevano alla luce del giorno come un mare di cristalli, una giovane donna, in piedi davanti alla finestra della sua camera, guardava silenziosa lo spettacolo che le si stagliava davanti agli occhi.
Miss Charity Withers aveva appena compiuto diciannove anni. Era una donna esile, dai lineamenti delicati, pallida come chi non aveva mai avuto il piacere di essere baciato dal sole e aveva un portamento elegante come tutte le donne della sua famiglia. I suoi capelli castani erano legati in una crocchia stretta dietro la nuca e i suoi occhi, dello stesso colore, erano cupi e meditabondi. Se ne stava lì a guardare la bambagia lucente da un'ora buona, tesa come un filo del bucato, con le mani dietro la schiena.
La famiglia Withers, da secoli proprietaria di immensi appezzamenti di terra, aveva fatto la sua fortuna grazie alla fiorente industria di cotone e, inoltre, era ben inserita nel commercio di grano e orzo in tutto lo stato. Il padre di Charity, Jeremy, era morto due anni prima per una grave malattia alle ossa, che lo aveva prima reso incapace di camminare, poi di muovere qualsiasi arto, infine di respirare, lasciando così le redini del suo impero al fratello minore, Joseph, il quale, oltre alle sue ricchezze, aveva preso anche sua moglie, la madre di Charity.
Joseph ed Eliza si erano sposati un anno dopo la morte di Jeremy, appena terminato il periodo di lutto, in modo che fosse più facile far passare a lui l'eredità del fratello.
E, da quando tutto questo era accaduto, Charity non aveva fatto altro che sperare di scomparire, per ogni giorno trascorso in quella casa.
Il pranzo della domenica era un momento sacro a Soyland. Ci si lavava la mattina presto, si indossavano gli abiti migliori e, cosa più importante, si doveva far sfoggio di tutte le buone maniere imparate fin da bambini. Cortesia, educazione e finti sorrisi erano obbligatori per una signora per bene. Anche se andava tutto a rotoli. E Charity era ben addestrata.
A mezzogiorno Madame Bellamy bussò tre volte alla porta e Charity la fece entrare.
«Miss Withers, il pranzo è servito».
«Grazie, Theresa, scenderò tra un momento».
La governante, nonché tata di Charity, chinò il capo e uscì, lasciando la porta socchiusa.
Charity si tormentò le mani per qualche altro minuto, passeggiò avanti e indietro per la sua stanza altre tre volte, poi tirò un respiro profondo e si decise a scendere.
La sala da pranzo era impeccabile, come sempre. Da quando Jeremy Withers era morto, l'arredamento era stato completamente stravolto: le pareti in pietra viva erano state ricoperte di specchi dalle cornici pregiate, mensole stracolme di trofei e statuette in oro erano inchiodate con precisione lungo il perimetro della sala e un orribile arazzo raffigurante una battuta di caccia - di cui probabilmente era protagonista lo stesso zio Joseph - ricopriva l'intera parete di fronte all'entrata. Tutto era stato chiaramente architettato per lasciare gli ospiti a bocca aperta di fronte alle magnifiche imprese di Joseph Withers. Ma Charity sapeva che tutte quelle cianfrusaglie erano messe lì solo per nutrire il suo ego smisurato.
Quando entrò, gli occhi di suo zio, seduto a capo tavola, e della cugina Clarisse, si posarono subito su di lei. Sua madre, alla destra dello zio, tenne la testa bassa.
Charity chinò il capo in segno di saluto. Le sue labbra non si mossero quando pensò "vorrei che tu morissi in modo brutale".
«Ti aspettiamo da... uhm, sette minuti, Charity» la accolse lo zio, con la sua voce bassa e strascicata.
I suoi occhi grigi avevano il colore del ghiaccio sporco. Ma lei non lo guardò.
«Perdonate il ritardo, zio. Mi sentivo poco bene».
Clarisse diede uno sbuffo sonoro.
«I ritardi non sono tollerati in casa mia, Charity»
"Non è casa tua" pensò lei.
«Ora, ti prego, accomodati» riprese «E... puoi aiutare Madame Bellamy a pulire la cucina, dopo pranzo».
Mise in scena una perfetta dimostrazione di stizza, che lo zio prese per buona. Se per lui quella era una punizione, per Charity era un sollievo.
«Come desiderate, zio».
Oh, quanto godeva nel vederla strisciare come una povera serva.
«Stasera» annunciò, mentre veniva servita la zuppa «avremo ospiti. E sarei felice di vederti indossare qualcosa di più... consono. Magari Clarisse potrebbe prestarti uno dei suoi abiti».
Un'altra delle sue mosse per umiliare lei ed esaltare la figura della stupida, inutile Clarisse.
Tutti sapevano che non era sua figlia legittima. Quando la sua defunta moglie scoprì di essere incinta, zio Joseph non era in casa. Non era nemmeno nello stato. Era partito per lavoro ed era via da quattro mesi. Lui aveva sempre cercato di diffondere la notizia falsa che la signora Withers era rimasta incinta prima che lui partisse, ma una domestica che lavorava per lui da anni - la quale aveva tutta la simpatia di Charity - andò a spargere in giro la voce che Clarisse, in realtà, fosse figlia di Mr Gregor, acerrimo rivale in affari dello zio.
E dopo la nascita della bambina, Mrs Withers morì in circostanze misteriose (e Charity non poteva fare a meno di pensare che l'avesse uccisa proprio lui) e della domestica non si ebbero più notizie.
In ogni caso, Clarisse non ne sapeva nulla ed era cresciuta viziata, indisciplinata, stupida come una gallina e brutta. Davvero brutta. Non c'era da stupirsi se a ventitré anni non aveva ancora trovato marito.
Non disse nulla quando suo "padre" lanciò quella provocazione a Charity. Si limitò ad un'alzata di spalle e continuò a divorare la zuppa.
«Come desiderate, zio» ripetè Charity, consapevole del fatto che in qualsiasi vestito della cugina ci sarebbero state comode tre di lei.
Soddisfatto, ma non del tutto, zio Joseph non fiatò per il resto del pranzo, se non per ricordare a Charity della sua "punizione".
Fu più che un piacere aiutare Madame Bellamy in cucina. Con lei poteva parlare di tutto, senza sentirsi giudicata per la sua momentanea mancanza di buone maniere. Tra i domestici poteva fare quel che voleva.
«Devi stare attenta, tesoro» le disse sottovoce, mentre asciugavano i piatti «ho sentito da John il giardiniere che stasera arriverà una vera e propria delegazione da Wilow, un bel gruppo di bell'imbusti pieni di quattrini in cerca di, beh... quattrini. Comportati bene e non rischiare di far arrabbiare tuo zio».
«Mi comporto bene sempre, Theresa. Se lui decide di tormentarmi non è di certo per mio volere. E poi, se continuo a sopportare i suoi stupidi scherzi è solo per mia madre. Non voglio che le faccia del male. Anche se se lo meriterebbe tutto» mormorò Charity, con l'amaro in bocca.
«Ma cosa dici? Come puoi dire una cosa del genere su tua...»
«Lo ha voluto lei. È stata lei a scegliere di risposarsi, ha scelto lei di rendere quell'insulso essere l'erede del patrimonio di mio padre, ha scelto lei di darmi in pasto alle sue fauci. Non è stata in grado di opporsi, non gli ha mai detto di no, anche quando si trattava di me! Sua figlia!»
«Ma, tesoro, devi comprendere che forse tua madre non poteva opporsi, non poteva scegliere di...»
«Poteva» la interruppe ancora Charity «Poteva scegliere di rimanere vedova fino a quando avesse trovato un uomo degno. Ma non lo ha fatto. Ed è proprio questo il punto: se scegliere di restare sola avrebbe comportato delle conseguenze, non scegliere ne ha comportate di ancora più gravi. Non si può semplicemente lasciare scorrere tutto e non fare niente. Ha commesso un grave errore che sta continuando a perpetrare, Theresa. E questo non posso perdonarglielo» concluse.
A meno che non si stesse sbagliando di grosso, Theresa aveva appena iniziato a piangere. E per non dover stare lì a consolarla, decise di tornare in camera sua, quella che ormai era diventata la sua cella.Verso le sei del pomeriggio, zio Joseph mandò su un'acconciatrice per arricciarle e pettinarle i capelli che, alla fine, sistemò con uno chignon tenuto da un fermaglio d'oro. Alcune ciocche ricadevano sulle spalle e sulla schiena, come richiedeva l'usanza del tempo. Il vestito le era stato comprato da un sarto venuto lì per l'occasione. Era già pronto e le stava bene, non aveva avuto bisogno di ritocchi. Sua cugina, invece, aveva passato tutto il pomeriggio a prendere misure, cucire e ricucire un abito sontuoso fatto su misura per lei. A Charity piaceva il suo vestito: rosa pallido, decorato con pizzo bianco e perle, che lasciava scoperto il collo. L'unico difetto era il corpetto striminzito che le impediva quasi di respirare. Ma, anche a questo, ci aveva fatto l'abitudine.
Poi, alle sette in punto, cominciarono ad arrivare gli ospiti.
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Fort New Walk
Adventure"Tutti sono passati da Fort New Walk almeno una volta nella vita. Alcuni ci sono rimasti. Ma nessuno è tornato indietro."