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Tutto sommato era una cittadina tranquilla. Wouldon era famosa per le case di legno dipinte tutte di bianco, per i tetti verdi e per la torta di pere e rum che le signore di mezza età cucinavano almeno tre volte a settimana. Jake Williamson era cresciuto lì. Suo padre, Abraham Williamson, insieme a suo nonno Jake, aveva fondato l'unica società che si occupasse di costruzioni nel raggio di miglia. In effetti potevano contare su un patrimonio non indifferente, quello che Jake junior avrebbe ereditato se avesse proseguito sulla strada dei suoi predecessori. Ma Jake non era portato per la fatica, il sudore, i calcinacci e la bocca impastata di polvere. Fin da quando era bambino aveva avuto la passione, ereditata dalla madre, per la scienza e la conoscenza. Aveva imparato a leggere a soli tre anni in un mondo in cui i due terzi della popolazione non sapeva neanche distinguere una A da una B. A cinque anni recitava a memoria passi di famosi poemi epici e si cimentava lui stesso a scriverne di simili. Poi, a otto anni, scoprì che la letteratura non solleticava il suo interesse quanto la medicina, la fisica e le scienze naturali. E si dedicò a quello fino al fatidico giorno in cui suo padre, stanco di dover fare tutto il lavoro da solo, impose la presenza del figlio nella società che con tanto sacrificio aveva fondato. A quattordici anni, Jake vide seriamente in pericolo la sua carriera di scienziato appena intrapresa.
Suo padre aveva costruito metà delle case e dei negozi di Wouldon e difficilmente avrebbe acconsentito al rifiuto del figlio per una causa tanto stupida. Per di più, Mr. Williamson non aveva altri maschi. Le sorelle di Jake, entrambe costrette a sposarsi con due signorotti locali, non avevano il benché minimo talento in quel campo e, come se non bastasse, erano donne, per carità. Né mai lui, fondatore di tale ricchezza, avrebbe permesso a due bamboccioni nati con l'oro nelle unghie di prendere le redini del suo lavoro. Dunque, Jake era l'unica speranza.
Dopo quattro anni di cinghiate, minacce, schiaffoni e un falò alimentato da tutti i suoi libri, l'erede aveva dichiarato la resa, con la condizione che i suoi amati libri fossero ricomprati e rimessi esattamente dov'erano.
Pur restio ad accettare l'unica condizione, Mr. Williamson alla fine acconsentì, a patto di vedere le mani di suo figlio sporche di calce per ogni giorno della sua vita.
Il ragazzo lavorava in cantiere dall'alba al tramonto con i rozzi dipendenti di suo padre e quest'ultimo che non faceva altro che abbaiare ordini in redingote e panciotto.
Il giorno in cui tutto cambiò sembrava un giorno all'inferno come tutti gli altri. Jake era sudato, ustionato dal sole cocente del Sud, sporco di fango e sabbia e trasportava pietre così pesanti da fargli lacrimare gli occhi. Il cantiere si trovava al limitare della città, accanto a un saloon poco raccomandabile che aveva la brutta fama di sfornare un paio di cadaveri a settimana. Quella mattina le urla e gli schiamazzi provenienti da quel posto erano il doppio rispetto alla media giornaliera. Un uomo sulla cinquantina, che puzzava tantissimo, uscì barcollando probabilmente ubriaco e si tamponava l'occhio con uno straccio logoro.
«Ragazzo!» lo chiamò il vecchio, con la bocca impastata «Vieni qui!» gli fece cenno con la mano libera.
Jake era impaurito visibilmente. Non era mai entrato in contatto con gentaglia del genere. Per paura che quel pazzo potesse fare qualcosa di avventato, finse di non aver sentito, si risistemò i riccioli sulla fronte e continuò a camminare.
«Ehi! Eeeehi! Dico a te! Smilzo! Vieni qui!» continuò l'ubriacone.
Non poteva più fingere adesso.
«S-salve» balbettò.
«Lascia quel masso e avvicinati, non ho più un udito sopraffino»
Jake si guardò intorno e non vide nessuno. Gli altri erano in alto o assordati dal rumore dei picconi. Lentamente appoggiò la pietra per terra e scavalcò la staccionata che circondava il cantiere.
Si avvicinò tremolando, anche se faceva di tutto per nasconderlo. Qualcosa gli diceva che quel vecchio non era poi così pericoloso. Oppure si stava sbagliando di grosso.
«Posso... Posso esservi utile, Sir?»
Il vecchio diede una fragorosa risata, tanto da farlo lacrimare. Quand'ebbe finito, si passò un dito sotto l'occhio sano e tossì. Poi sputò. Poi tirò su col naso e se lo pulì con la manica della camicia rattoppata su quasi tutta la superficie.
«Non mi chiamano "Sir" da quando quello stupido Archie aveva lasciato cadere la sua stupida bambina nel fiume e io, che quel giorno non avevo niente da fare, mi sono buttato in quel pantano putrido per salvare la mocciosa. Allora la prendo e gliela riporto su e gli dico "sta' attento, ragazzo, non ne trovi di coraggiosi come me che non hanno paura della melma!" E lui "vi ringrazio, Sir". Ma dico io. A me? Qualsiasi "Sir" non si sarebbe mai buttato nel pantano. Non si sarebbe mai sporcato il culo ingessato, no! Piuttosto lasciava annegare la mocciosa! E lo avrei fatto anch'io se non fossi stato colto da un istinto eroico, quel giorno.»
Jake non sapeva cosa dire. Rimase impalato con un mezzo sorriso che assomigliava più a una smorfia di dolore.
«Comunque» continuò il vecchio, abbassando la voce e avvicinandosi con la mano sulla bocca «devo chiederti un favore, ragazzo»
Jake impallidì.
«Il fatto è che lì dentro c'è Arnold Saccheggio e mi ha detto che voleva giocare e io gli ho detto "va bene". Non si può dire di no ad Arnold Saccheggio. E così lui ha vinto, ma per un pelino, giuro, e a me mancano tre dollari per ripagare quanto scommesso e se lui non li vede mi ammazza. Mi ha già dato un avvertimento.» disse indicandosi il cencio malridotto.
«Sono uscito perché Frank lo sta tenendo a bada, è silenzioso Frank, ma è forte, come una scorreggia dopo i fagioli, eh eh!»
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. Soldi. Voleva solo tre miseri dollari.
«Beh, io, ehm... Non ho l'abitudine di portarli con me al lavoro, sapete...»
«Certo che no, certo che no. Ma se tu potessi procurarmeli, ragazzo, te ne sarei molto grato, salveresti la vita di un vecchio che non ha molto ancora da vivere»
«Certo, ehm, dovrei andare a prenderli, tornerò tra pochiss...»
«Vengo con te.» sorrise e Jake contò due denti mancanti.
Fantastico. Niente di meglio che farsi vedere in giro con un furfante del genere. Ma prima trovava quei soldi, prima si toglieva il pensiero.
Non osava entrare in cantiere, con suo padre che vigilava costantemente anche sui granelli di polvere, ma si diresse verso la città.
Più stava a contatto col vecchio e più si faceva nauseante la puzza che emanava il suo corpo. Sembrava cavolo andato a male. Era più basso di lui di una spanna, tanto che riusciva a vedere dei rametti incastrati nei capelli folti e sporchi di uno sbiadito biondo cenere.
Jake, se pur in tuta da lavoro, sembrava un damerino in confronto.
Lo stava conducendo, attraverso una viuzza periferica, verso un panificio costruito da suo padre, il cui proprietario, Mr. Loockan, era suo amico. E il figlio di quest'ultimo era amico di Jake. Sperava che fosse lì, altrimenti li avrebbe chiesti a Mr. Loockan comunque.
Pensando a questa soluzione, Jake non si accorse che il vecchio lo stava fissando, mentre teneva il suo passo in modo sorprendente per un uomo della sua età, ubriaco per giunta.
«Chi ti ha ridotto così, ragazzo?» chiese, con le dita ancora premute sull'occhio.
«Cosa?»
«Chi ti ha ridotto così?»
«Cos... Non capisco, Sir.»
Questa volta non rise.
«Oh, non fare lo stolto che sa far di conto, ragazzo. Si vede lontano due miglia che qualcuno ti ha spennato come un pollo. E se anche i polli non sanno volare, con le piume avevano almeno una speranza, no?»
Un vecchio, ubriaco, che si era appena azzuffato con un tale Arnold Saccheggio per una scommessa, con un occhio tumefatto, aveva appena capito e visto la sofferenza di un ragazzo appena incontrato. Jake era sconcertato.
«Non... Non credo che sia il momento adatto per parlarne, Sir...»
«Avanti, ho tutto il giorno, non ho niente da fare!»
Molto probabile.
Quasi sicuramente viveva di scommesse e furtarelli qua e là.
«Non ti va giù di sporcarti le mani, eh?» incalzó «Vuoi startene a scorrazzare per i campi tutto il giorno al sole ma ai genitori non piace e ti mandano a lavorare, eh? Non è così?»
Quasi.
Senza neanche dargli il tempo di rispondere, riprese «Conoscevo un ragazzo come te. Una mezza cartuccia, ma si divertiva a rubare oggetti di scarso valore per poi rivenderli alle signore purosangue a prezzi esorbitanti, vestito di tutto punto. Beh, è durato poco. Lo hanno arrestato, poi lui è scappato e l'ho incontrato moribondo nei pressi del lago Hoidan. L'ho rimesso un po' in sesto, povera bestia, e dopo qualche ora mi dice che stava andando a Fort New Walk, ma era stato assalito da un orso e quindi... Beh era ridotto male, ma è sopravvissuto. Non so se ci è mai arrivato a Fort New Walk. Ci siamo divisi a WhiteOak, a est del lago.»
«È perché voleva andare lì? A Fort... com'era?» chiese Jake, tanto per parlare.
«Per andarsene, ovviamente. Fort New Walk "Il porto delle speranze", "Il molo degli inizi", lo chiamano in tanti modi. Non lo conosci?»
«Mai sentito, Sir.»
«Strano. Beh, dicono che se vuoi lasciarti il passato alle spalle e cominciare una nuova vita devi andare lì. "Tutti sono stati a Fort New Walk almeno una volta nella vita. Alcuni ci sono rimasti. Ma nessuno è tornato indietro." Così dicono.»
«Ed è così, Sir?»
«Ah, non lo so. Non ci sono mai stato. Ma ci sto andando. Io e Frank ripartiamo domattina all'alba.»
Jake non era mai stato un ragazzo sconsiderato, avventato o istintivo. Ma in quel momento avrebbe tanto voluto diventarlo.
«Ed è... un villaggio, Sir? Oppure una città?» chiese, intravedendo la porta del panificio dov'era diretto.
«Niente di tutto ciò» disse il vecchio scuotendo la testa «è un porto, dicono. Prendi una nave e vai dove ti pare a realizzare i tuoi sogni. I tuoi veri sogni.»
Ad ogni parola la curiosità di Jake prendeva piede sempre di più. Ma dove diavolo sarebbe andato, una volta salito sulla nave? In più quello sconosciuto aveva un modo di parlarne così reverenziale e misterioso che sembrava stesse descrivendo il paradiso in terra.
«Siamo arrivati. Aspettatemi qui, Sir, per favore.»
Quello rise di fronte a tanta educazione. "Mai visto un ragazzo così" pensò.
Il panettiere non si fece pregare quando Jake gli chiese i tre dollari. Dopotutto, aveva promesso di restituirglieli la sera stessa. E così, l'improbabile coppia fece la strada a ritroso per tornare da dove erano venuti. Nel tragitto continuarono a parlare di quel posto misterioso e di cosa avrebbe fatto il vecchio una volta arrivato lì. Jake, con grande stupore, trovò in lui una piacevole compagnia, se non per il tanfo, almeno per le storie che raccontava. Sembrava averle vissute tutte lui quelle strambe avventure. E tutte, diceva, avevano tracciato la strada per farlo arrivare a Fort New Walk. O almeno, per dargli la spinta per mettersi in viaggio.
«E dunque voi, Sir, cosa farete una volta arrivato?» gli chiese Jake, realmente incuriosito.
«Ah, ragazzo. Io sono vecchio. I vecchi vogliono poche cose ma fatte bene, perché si sa - ed è vero - che i vecchi hanno un talento nel rompere le scatole a chicchessia per qualsiasi cosa. Io vorrei una bella casa, anche piccola, una moglie che mi scaldi la minestra e il cuore e qualcosa da fare per passare il tempo. Magari un orto da coltivare o cavalli di cui prendermi cura. Ma non voglio essere troppo ottimista» rise.
Osservava con curiosità e un pizzico di malinconia le donne affacciate alle finestre piene di fiori, una intenta a metter fuori la torta per farla raffreddare, una che parlava con la vicina mentre lavava i panni, un'altra che ancora scriveva la lista della spesa... E guardava anche le verande in legno, i prodotti esposti sulle pareti esterne dei negozi, gli uomini in camicia e bretelle che passeggiavano in attesa del pranzo. Probabilmente lui non aveva mai avuto nessuna di queste cose.
«Una vita semplice. Tutto qui.» concluse infine.
Jake non poté fare a meno di provare un po' di pena per lui.
All'arrivo al cantiere, che si intravedeva poco più in là, Jake pensava che avrebbe ricordato quell'uomo in modo piacevole, nonostante tutto. Ma non quello che stava per accadere di lì a poco.
Esattamente nel punto in cui si trovava lui venti minuti prima, suo padre, livido in volto, con i pugni serrati e una vena pulsante visibile dal colletto della camicia.
«Tu... Io non...» era furente «Dove diavolo eri finito, disgraziato ragazzo?!» muggì. Poi si accorse dell'ignobile compagno.
«Cosa... Chi è... Che ci facevi con quell'animale...  Ti ha dato di volta il cervello, ragazzo?!» sputacchiò mentre per poco non si strappava i capelli.
«Rilassati, amico, il tuo ragazzo mi ha solo accompagnato in un posto, io sono un forestiero, non conosco questa graziosa cittadina...»
«Fila. In. Ufficio. Adesso.» sibilò il padre a denti stretti, come se nessuno avesse mai proferito parola.
Jake non poteva fare altro che obbedire, calcolando che, se non lo avesse fatto, le conseguenze sarebbero state ancora peggiori.
A testa bassa, scavalcò la staccionata e si voltò verso il vecchio.
«È stato un piacere avervi conosciuto, Sir. Ah, e... chiedo scusa a nome di mio padre per avervi offeso. Buon viag...» Il rumore arrivò prima del dolore. Suo padre lo colpì così forte, uno schiaffo in piena faccia, che si sorprese del fatto che fosse rimasto ancora in piedi. Si portò una mano sulla guancia e, lacrimando, vide l'autore di quell'atto violento alzare le mani in aria come a pentirsi di quel che aveva fatto.
Che strano.
Poi capì.
«Osa di nuovo alzare un dito su quel ragazzo e non ti spezzerò solo quel dito. Ti sparerò alle mani e poi in quella testa piena di merda di maiale.»
Il vecchio aveva puntato la pistola esattamente in mezzo agli occhi di Mr. Williamson. Jake era a bocca aperta, fermo come uno stoccafisso.
«Prima quegli stupidi libri» mormorò il padre guardando la canna della pistola «poi te ne vai in giro con certi... esseri. Non so se il tuo obiettivo è quello di rendermi la vita un inferno, Jake, ma ci stai riuscendo benissimo.»
«Beh» rispose prontamente Jake «occhio per occhio».
Santo cielo, che cosa aveva detto?
Mr. Williamson ebbe uno scatto che represse subito quando ricordò di avere una rivoltella puntata addosso.
«Torna a casa. Ci vediamo stasera a cena.» minacciò implicitamente e se ne andò.
«Adesso è tutto chiaro!» rise un'altra volta il vecchio, riponendo la pistola nel fodero.
«Vengo con voi» dichiarò Jake alla fine.
«Lo sapevo! Eh eh, ci vedo lungo, io! Va' a fare i bagagli, ragazzo, e procurati un cavallo. Ci vediamo domattina all'alba.»
«No, Sir. Partiamo adesso.»

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