38

5.9K 199 36
                                    

-Karine è venuta e mi ha detto che stavi male e voleva che venissi qui per farti sorridere- disse prendendomi in braccio posandomi sopra il ripiano del lavandino, -lo so, ha detto la stessa cosa a me prima di venire da te- risposi appoggiando la testa sul suo petto, -so che sono situazioni difficili e tu hai paura che possa succedere qualcosa, ma...-, -io ho paura che tu, un giorno, non ti presenterai a casa- ammisi con le lacrime agli occhi, -io senza di te non riuscirei a vivere- continuai guardandolo seria, ricevendo un carezza sulla guancia, -non ti devi preoccupare di niente, te l'ho promesso, non ti lascio- mi rassicirò baciandomi subito dopo, -Jasmine basta- disse asciugandomi le lacrime, -quando arriviamo?- chiese Karine entrando in stanza, -fra poco- rispose Stephen prendola in braccio,
-l'ha detto anche la mamma qualche ora fa- rispose incrociando le piccole braccia, -questa volta manca poco- dissi accarezzandole una guancia, -Diego ha vomitato addosso a Sveva- disse appoggiando la testa sul petto del padre, prima che lui incominciasse a farle i grattini, -vado a prenderlo- lo avvisai prima di uscire dalla porta.

Rimasi per il resto del viaggio in stanza da letto a guardare Karine dormire sdraiata sul petto di Stephen mentre lui dormiva sulle mie gambe .
Arrivati a destinazione notai quanto fosse bella la giornata ma, per farlo apposta, dieci minuti dopo arrivò il diluvio.

-Starò qualche giorno qui, poi dovrò andare in Colombia per una cosa- mi spiegò dopo essere entrato in camera da letto, -non avevi dei problemi con i colombiani?- domandai ricordando tutto, -per questo vado li- rispose senza problemi, girandosi a guardarmi, -da quando ti hanno fatto allontanare da me, li ho torturati piano piano, ho fatto saltare in aria milioni di posti dove c'erano loro o le loro merci, non si dovevano permettere anche solo a pensare di ammazzarmi, di ammazzarti e di ammazzarla, non avevano capito chi avessero davanti- continuò facendomi preoccupare tantissimo, -non ci vai tu da loro, che idea di merda è? Dopo tutto quello che gli hai fatto ti possono ammazzare in qualsiasi momento, insomma sei nel loro territorio- risposi arrabbiata, -la colombia adesso è mia, voglio solo andare per controllare-, -non ci vai- ripetei incazzata, -Jasmine- mi richiamò, -un cazzo Jasmine ok? Ho paura, troppa paura- parlai andando in bagno per sistemare le mie cose, -ne abbiamo già parlato- mi avvertì seguendomi, -non abbiamo mai parlato di questa cosa seriamente, ti sembra normale che io stia con l'ansia addosso ogni santo giorno? Come se un giorno partissi e stessi fuori, ti verrebbe l'ansia no?- chiesi guardandolo, -morirei di paura, ma è diversa la questione- rispose prendendomi in braccio, stringendomi stretta a se, -non ti devi preoccupare- ripeté sopra la mia pelle, provocandomi dei brividi, -lo faccio però e sapere che non potrei più rivederti mi fa morire- risposi piangendo, appoggiando la testa sulla sua spalla, -Jasmine devi capire che non è facile farmi fuori, ti ricordi cosa mi hai detto al matrimonio?- chiese dopo, facendomi sorridere a quel ricordo appoggiandomi dopo ad un mobile, -non mi dovevo far ammazzare da nessuno se no mi avresti ammazzato tu- continuò costringendomi a guardarlo, -non mi succederà niente- continuò sorridendomi mentre io annuivo, accarezzzandogli la guancia, -ti devo dire una cosa- ammisi preoccupata, guardandolo terrorizzata, -so che la tua reazione probabilmente sarà brutta e quello che ti dirò ti porterà ad odiarmi a morte, so che mi lascerai e  mi caccerai via ma ti prego, promettimi che mi farai vedere i miei figli- parlai, -che hai fatto?- domandò incrociando le braccia  guardandomi subito dopo serio; scesi dal mobile e mi avvicinai a lui prendendogli il viso per lasciargli una bacio sulle labbra.

-Quando me ne ero andata via, quella volta che mi avevi tirato lo schiaffo, una donna della polizia era venuta a parlarmi, sapeva tutto di me e ci sono state delle cose che ho fatto da ragazzina che mi potevano mettere in prigione per almeno tre anni e non pensavo minimamente in quel periodo che poteva crearsi tutto questo tra di noi; mi aveva proposto di diventare una spia per tenerti sotto controllo, all'inizio non ho accettato ma lei continuava a dirmi che tu eri un mafioso, per metterti in cattiva luce, dicendomi tutte queste cose mi continuava a tornare in mente come mi avevi trattato in quel mese ed ho accettato- spiegai sedendomi sul letto guardandolo impaurita.
Vidi piano piano i suoi muscoli facciali fargli cambiare totalmente espressione: schifato ed incazzato nero. -Fammi finire, poi puoi fare tutto quello che vuoi- lo zittì, -ogni volta che tu eri fuori andavo sempre a sbirciare nel tuo ufficio ma non trovavo mai niente di importante, sapevo che tenevi tutto nel computer; continuai a cercare per due settimane finché non trovai in uno dei tuoi libri un foglietto con scritto dei nomi di città straniere- spiegai prendendo un respiro profondo per calmarmi, visto che stavo raccontando la storia con il singhiozzo. -Ho inviato la foto di questo foglio alla poliziotta ma evidentemente queste coordinate non mettevano nei casini te ma altri mafiosi, mi sono pentita subito di aver fatto questo e allora ho cercato di hackerare i loro computer e per fortuna ci sono riuscita, so che non ti aspettavi questo da me ma ci sono altre cose sotto dopo questa, ho fatto finta di lavorare per loro ma intato scoprivo cosa stessero scoprendo loro- finì tirando fuori dei fogli dalla mia valigia consegnandoli subito dopo.

Lo ammirai leggere i dati e, appena finì, alzò la testa verso di me, guardandomi; non sapevo che sguardo fosse, era strano, era lo sguardo che aveva con tutti e sapevo di averlo perso completamente ma non riuscivo più a vivere con quel peso.

Lo conosco, sarà incazzato nero perché pensa che lo abbia preso in giro e forse pensa che io lavori con la polizia ma non è così; non riesco neanche io a credere di essere riuscita a manetere questo segreto per tutto questo tempo ma la maggior parte di quel periodo lho passato a codermi semplicemente i momenti stupendi che passavo insieme a lui, l'unico problema era che la poliziotta mi stava addosso e non potevo di certo dirlo a lui sennò l'avrebbe scoperto, quindi ho continuato a far finta di stare dalla sua parte e per fortuna mi sono ricordata di come si usasse seriamente un computer: ero bravissima da ragazza a fare tutte queste cose.

-Hai un giorno per stare con Karine e Diego- mi avvertì, -domani te ne vai- finì uscendo dalla stanza, sbattendo subito dopo la porta.

Because I don't let you go 2 ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora