Sono passati 3 anni 2 mesi e 10 giorni dall'ultima volta che ti ho visto. Sono passati 3 anni e 4 mesi dall'ultima volta che ti ho risposto a un messaggio. Mi correggo. Sono passati soltanto 8 giorni dall'ultima volta che ti ho risposto a un messaggio. 3 anni fa ricordo ancora che erano le 10:00 del mattino quando hai visualizzato e non risposto su whatsapp. Una settimana fa sono stata io alle 10:00 del mattino a non rispondere a te. Stavolta però, su Instagram come due perfetti sconosciuti. Quando all'alba del Capodanno ho trovato il tuo primo messaggio dopo 3 anni ammetto di essermi stupita, tuttavia pensavo che l'avrei fatto con molto più vigore, con molta più enfasi, magari con molta più gioia. Ho guardato lo schermo mentre mi stavo togliendo il vestito rosso che aveva indossato per andare a ballare. Ho alzato gli occhi, ho fissato il muro e ho pensato:" perché?". In realtà non avevi scritto proprio un messaggio, era la reazione a una storia, la storia che mostrava il mio vestito rosso per andare a ballare. A quel punto non sapevo come reagire alla tua reazione. Credo che in realtà non sapessi come reagire alla tua resurrezione, che non è durata tre giorni... è durata tre anni.
Pensavo che non saresti mai tornato dal mondo degli inferi, eppure eccoti qui. Pensavo che un giorno mi avrebbe fatto piacere il tuo ritorno. In realtà avrei preferito incontrarti fra 30 anni, vederti con la barba bianca, gli occhialini, un paio di figli e una moglie, mentre io sarei stata felice di farti i complimenti per la carriera o gli auguri di Natale.
Non credevo che saresti mai risuscitato e che io sarei stata costretta a risponderti solamente dopo 3 anni. Ciò che ho provato in quel momento è stato puro fastidio. Sì, perché ripeto non erano passati i 30 anni che avevo previsto e nonostante non sia una persona rancorosa, non sono riuscita a dimenticare la rabbia che mi ardeva dentro. Non credo fosse proprio rabbia. Sarebbe un privilegio definirla rabbia. Credo piuttosto che fosse ripugnanza nei tuoi confronti e nei confronti della tua resurrezione. Mi davi fastidio perché ti è bastato mandarmi un solo messaggio per farmi capire quanto non ti fosse servito a nulla scendere sino negli inferi per poi ritornare nel mondo dei vivi. Mi davi fastidio perché non sei cambiato nemmeno di una virgola. Sei sempre lo stesso, talmente uguale a quello di 3 anni fa che ti sei pure messo a ridere non appena, 2 messaggi dopo, ho previsto la tua risposta. Non saprei se definire te banale o me una donna che sa troppo di te.
Sono passati 4 anni da quando iniziammo a sentirci. La nostra non era una vera e propria frequentazione, non era una vera e propria conoscenza, erano messaggi innocenti di due compagni di classe, che però duravano tutto il giorno e tutta la notte. I messaggi durarono per mesi, probabilmente più di quanto io e te potessimo mai immaginare, ma durarono e questo è un fatto inamovibile. Ricordo che quando iniziammo a messaggiare 4 anni fa, io ero fidanzata con un altro e tu non sembravi preoccupato ne ti facevi scrupoli a cercarmi. Perché avresti dovuto? D'altronde eravamo solo compagni di classe. Io, da donna, avevo già intuito qualcosa di più. Nemmeno 4 anni dopo ti sei fatto scrupoli a cercarmi, eppure pensavo che nonostante io abbia visualizzato e non risposto, tu avresti continuato imperterrito come sempre. Magari sei cambiato davvero, o magari te ne sei pentito. Non so se lo saprò mai, probabilmente no, non credo importi più di tanto.
Ricordo di un discorso fatto un sabato pomeriggio in cui ti stupivi della mia stima nei tuoi confronti. All'ora dicesti che io di te sapevo soltanto un nome e un cognome. Nient'altro. Sì è vero, ti stimavo. Non era amore. Ti stimavo davvero, perché eri bello, intelligente, forte, schietto...In altre parole, il mio alter ego. Tu comunque continuavi a stupirti. Ricordo di discorsi fatti sulle stelle, sui pianeti, sulla luna, sulla spiaggia e la birra ghiacciata da bere insieme. Ricordo dei tanti sfoghi, soprattutto miei, mentre tu mi incoraggiavi e mi ascoltavi e continuavi a dirmi che "La vita è un biscotto, ma se piove si scioglie".
Ricordo di aver passato intere domeniche a pensare al modo con cui ti avrei dichiarato il mio amore. Non so perché proprio di domenica. Credo ci pensassi in quel giorno perché era l'unico giorno in cui non ti vedevo. Sì, mi ero innamorata di te e non te l'ho mai detto. È probabile che tu te ne sia accorto, ma è probabile che tu non ci abbia mai creduto fino in fondo. Come potrei biasimarti? Perché non te l'ho mai detto? Sentivo che era uno sbaglio. Non per me, ma per te che non mi amavi allo stesso modo. Sentivo che dirtelo sarebbe stato superfluo, inutile. È bastato allontanarmi da te due settimane per tornare e non trovarti allo stesso modo. È bastato a te allontanarti da me due settimane per non guardarmi più allo stesso modo. Ti ho pregato per giorni affinché tu potessi dirmi la verità. Avrei preferito che mi dicessi quanto non fossi davvero il prototipo della tua fidanzata perfetta. Avrei preferito che parlassi, ma stavi sempre zitto e cambiavi argomento e facevi finta di niente e alla fine quella pazza ero io. Alla fine la colpa era mia nonostante tu avessi iniziato a trattarmi male di fronte agli amici, nonostante abbia dovuto scoprire dagli altri che mi mentivi, nonostante tu non mi abbia nemmeno guardata in viso quando il primo giorno di scuola dell'ultimo anno di liceo sono entrata in classe.
Ricordo di aver scelto con cura gli abiti da mettere quella mattina. Non mi ero mai preoccupata così tanto per una maglietta quanto quel giorno e tu non l'hai nemmeno notata.
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QUELLO CHE NON TI HO DETTO
RomanceStoria di un amore mai rivelato. Storia di due compagni di classe che si innamorano con un sorriso, con qualche pagina di storia da ripetere e qualche pennarello rubato dall'astuccio. Storia di un amore mai davvero iniziato e mai davvero finito dopo...