IL SALUTO

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Il tempo paga. Il tempo si vendica. Tu ti vendichi. Saremmo dovuti andare al teatro a vedere un musical. Non eravamo soli, tutti i nostri amici ci avrebbero fatto compagnia. Io e te non stavamo ancora insieme, ma ci bastava guardarci in silenzio per sapere cosa l'uno pensasse dell'altro. Ma non quel giorno. Salutai un paio di amiche. Tu eri lì accanto e te la prendesti perché non mie ero avvicinata a te. Non mi avvicinai a nessuno del gruppo di persone a cui appartenevi in quel momento. Eppure ti offedesti lo stesso. Purtroppo non lo capii subito. Arrivammo al teatro e tu mi sei stato distante tutto il tempo. Ogni tanto mi giravo, ti cercavo e tu mi degnavi solo raramente di uno sguardo. Persino durante la pausa, al bar, cercavo te. E ti passavo accanto e tu non ti giravi.
Non avevo idea del perché del tuo comportamento. Non sapevo cosa pensare. Durante il viaggio di ritorno piansi, perché non credevo di meritarmi quel trattamento. Dovetti aspettare il ritorno a casa prima di poterti scrivere e, finalmente, capire. Quando mi dicesti che volevi che ti salutassi, rimasi incredula. Non avevo assolutamente alcuna intenzione di evitarti, di ignorarti, di considerarti come gli altri. Tutto si risolse con un "mi manchi".
Passarono mesi e tante avventure quando tu, di proposito, salutasti tutti quelli attorno a me, tutti gli amici e le amiche distanti qualche cm da me. Salutasti tutti tranne me. Nonostante avessimo fatto pace e avessimo deciso di rimanere in rapporti civili, in seguito al nostro rapporto ormai finito, tu mi evitasti. Rimasi lì come una quercia piantata in mezzo a un prato verde privo di altri alberi. Rimasi lì in attesa di un gesto, che non arrivò mai e che avrebbe dovuto aprirmi gli occhi. Ancora io ci speravo. Ancora speravo nel tuo ritorno. O più semplicemente nel tuo saluto.

QUELLO CHE NON TI HO DETTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora