Stiles.

247 33 8
                                    

In quasi due ore avevo già personalizzato la mia stanza, quell’ambiente stile principesco non faceva affatto per me. Avevo tappezzato quei muri bianchi e neri con un bel po’ di poster dei My Chemical Romance e dei 5sos, comprese qualche foto dei miei attori preferiti. Vederli ogni giorno appena sveglia mi mettevano il buon umore, non so esattamente perché. Erano tutte persone che avevano segnato la mia adolescenza con più bassi che alti, le uniche che riuscirono a strapparmi un sorriso, che sia stato tramite una canzone o tramite il copione di un telefilm. La maggior parte dei miei film preferiti erano di carattere paranormale, come storie su vampiri, licantropi, zombie e fantasmi; quegli argomenti mi attraevano come una calamita ma paradossalmente io ero scettica su queste cose. Ero diventata realistica, evitavo di farmi finte illusioni da quando a undici anni la lettera di Hogwarts non arrivò.  Avevo però bisogno di qualcosa che smuovesse la mia vita, ma mi limitavo alla mia immaginazione.

E ora, qualcosa stava smuovendo la mia vita. Almeno credo.

        –E’ solo la mia immaginazione. –

    Sussurrai tra me e me. Sicuramente quel posto macabro aveva dato spunto alla mia fantasia, cercando di convincermi che ci fosse qualcosa di non normale che mi aleggiava intorno. Una parte di me sperava vivamente che fosse così, un’altra parte mi urlava di starne fuori perché sapevo a quali cose potevo cacciarmi dopo milioni di film horror. Avevo le spalle appoggiate contro la porta e osservavo il soffitto in silenzio.

Toc,Toc

Savannah, posso entrare?-

Sentii la voce di mio padre. Avevo quasi paura che avesse sentito i miei pensieri per quanto intensi fossero. Afferrai la maniglia e aprii la porta, trovandomi uno sguardo preoccupato fisso al mio.

 – Che c’è papà?- chiesi, perplessa. Feci due passi indietro per lasciarlo entrare e richiusi la porta alle nostre spalle. Papà si guardò intorno, ghignando:  aveva la stessa reazione ogni volta che guardava i miei poster, non gli piaceva niente che riguardasse il paranormale in generale. Si sedette sul letto e mi fece segno di fare lo stesso.

         –Vorrei sapere come stai. So che non è facile cambiare posto, cambiare abitudini, ambiente, scuola, amici…-

   –Papà, vuoi deprimermi?-

  –  In verità volevo tirarti su, ma lasciamo perdere.-

  Rise lui, alzando le spalle. Eravamo entrambi dei pessimisti cronici, vedere papà che cercava di fare l’ottimista era quasi uno shock. Però apprezzai tantissimo il suo sforzo, forse cambiare casa gli stava davvero facendo bene. La nostra casa nel Maryland, la zona, il supermercato,  ogni cosa riportava sempre a mia madre e il pensiero di lei lo stava distruggendo. E distruggeva anche me. Distruggeva la speranza di una vita serena, distruggeva l’umore di una famiglia.

Non volevamo dimenticarla, ovvio, ma avevamo bisogno di tempo e di qualche cambiamento.

Papà aveva rischiato seriamente di entrare in depressione e l’idea di andarcene partì da me. Fu una scelta drastica, dovetti lasciare tante cose: il mio ragazzo, la mia migliore amica, la mia band. E papà lo sapeva, sapeva che fondamentalmente la colpa era sua e si sentiva ancora un po’ male per non aver saputo superare la cosa.

Ma andava bene così, ero una tipa forte, ero la donna di casa e avrei fatto di tutto per mio padre… era l’unica persona che mi rimaneva.

Lo abbracciai forte così, all’improvviso. Gli volevo un gran bene, era sempre stato il mio punto di riferimento.

-Ti voglio tanto bene papà.-

- Hei, principessa. Sei davvero tu? – disse, divertito, stringendomi forte. In effetti non ero affatto solita a dimostrargli  affetto. In verità non sono solita dimostrare affetto a nessuno, ma in quel momento sentivo il bisogno di mio padre, più di chiunque altro. Sospirai e piano mi allontanai dalle sue braccia a malincuore e gli accennai un sorriso.

Nathaniel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora