Dicembre 2018
La luce filtra dai buchi della tapparella. Mi alzo sudata, come sempre. Anche se questo inverno non è caratterizzato da temperature fredde, mia sorella tiene sempre i riscaldamenti accesi e come se non bastasse sul suo letto c'è un'esagerata quantità di coperte.
Mia sorella, Elena, è una assistente di volo, per questo la vedo poco. Vive in casa mia da 3 anni. Da quando ha trovato il suo ex marito con una altra donna in casa sua durante una cena a lume di candela.
Lei era spesso in viaggio a causa del suo lavoro e lui ha pensato bene di trovarsi "compagnia".
Da quel giorno è diventata una donna insopportabile, ha solo 32 anni ma si comporta come se ne avesse 60.
Nonostante ciò ama il suo lavoro e sua nipote, Martina, ovvero mia figlia.
Mi alzo, mi faccio una doccia veloce e corro in cucina a preparare la merenda per Martina. Anche se ormai ha 18 anni mi piace preparale la merenda come quando era piccola.
Lei si lamenta dicendo che non vuole tutte queste attenzioni da parte miae che ormai è grande. Quest'anno fa il quinto liceo e poi dovrà sostenere gli esami di maturità.
Io ricordo ancora i miei come un momento divertente e bello della mia vita nonostante le ansie e lo studio. Spero che finirà l'esperienza scolastica con un bel ricordo e con un buon risultato come è successo a me.
Esco di casa e sono in macchina, apro il finestrino per far spannare il vetro, non metto mai l'aria calda della macchina perchè mi fa venire la nausea.
Oggi è martedì, devo operare. Mi aspetta una operazione a cuore aperto.
Prima di ogni operazione sono calma, determinata e soprattutto concentrata, visualizzo nella mia testa tutto ciò che dovrò fare, dal primo all'ultimo minuto in cui sarò in sala operatoria.
Amo il mio lavoro, è ciò a cui ho sempre aspirato e devo dire che la mia bravura in ambito scolastico e la mia curiosità mi hanno aiutato molto.
La mia famiglia non era messa benissimo economicamente e la facoltà di medicina era ed è tra le più costose.
Mia madre mi ha sempre appoggiato in tutto mentre mio padre era più restio, forse perché sentiva di più il peso economico sulle sue spalle visto che era l'unico a lavorare, così mi diede un ultimatum: devi laurearti con buoni voti nel minor tempo possibile.
Compresi subito il suo sforzo per mandarmi all'università e le difficoltà di famiglia, perciò cercai anche un lavoro come cameriera la sera.
Nel minor tempo possibile mi laureai in medicina chirurgica e misi da parte anche un po' di soldi. A quel punto mio padre iniziò a guardarmi con occhi diversi e non come una figlia capricciosa.
Arrivo in ufficio, una pila di lastre sulla mia scrivania. Che gioia! Mi metto il camice e accendo il computer per leggere i dati dell'uomo che oggi opererò. E' anziano, il che rende le cose più complicate, ha subito un altro intervento al cuore ma di minore importanza e ha cambiato due protesi al ginocchio.
Almeno non è un estraneo in sala operatoria.Comincio a lavarmi le mani, la procedura vuole che il lavaggio duri all'incirca due minuti per mano prima di operare ma io a volte resto anche di più, per il semplice fatto che l'acqua mi trasmette un certo calore e una certa tranquillità prima di entrare nel freddo della sala operatoria.
Nell'antisala operatoria c'è già il paziente con vicino i due anestetisti che lo stanno preparando. Piego le braccia a 90 gradi con le mani verso l'altro e l'infermiera mi infila i guanti di lattice sterili, mi rivolge un sorriso che lo interpreto come un incoraggiamento visto che mi aspettano diverse ore in sala operatoria.
Quando opero mi estraneo in un altro mondo in cui ci siamo solo io, il mio paziente e i bip del monitor che segna i battiti cardiaci.
Procedo con la teracotomia, ossia gli apro completamente il torace per avere libero accesso al suo cuore.
Ogni volta mi sento come se stessi spogliando il mio paziente cercando di scoprire i suoi segreti più intimi, e se vogliamo guardarla in un'altra prospettiva si può dire che è così visto che vedo delle parti di lui alle quali solo io e i miei assistenti abbiamo accesso.
Ora devo isolare il cuore per cui ricorro alla circolazione extracorporea tramite un macchinario che sostituisce la funzione del cuore.
Questa parte mi mette sempre un po' di inquietudine perchè in questo modo è come se spegnessimo il cuore del paziente.Procedo con la sostituzione della valvola aortica difettosa che viene rimossa e rimpiazzata da una protesi meccanica. Ristabilisco la normale anatomia dei vasi e mando la scossa elettrica per far ripartire in cuore.
A dirlo sembra una passeggiata, semplici mosse che ho fatto e rifatto nella mia vita nel corso degli anni.
Sono passate sei ore e ho i nervi a pezzi per la tensione che accumulo quando sto in sala operatoria, è come se per tutta la durata dell'intervento fossi in apnea e risalissi in superficie quando viene applicato l'ultimo punto alla ferita.
Torno in ufficio, tutto è come lo avevo lasciato, mi butto sulla sedia e guardo fuori dalla finestra. E' buio, sono entrata in sala operatoria alle 11 e ora sono le 5:30 e a dicembre a quest'ora è notte.
Mi accorgo di essere sudata ed il primo pensiero è che dovrò farmi un'altra doccia appena rientrata in casa.
Prendo il cellulare che non tocco da questa mattina e ho 3 messaggi, il primo è di mia figlia che mi avverte che dopo la scuola va a studiare da Miriana, la sua migliore amica che ormai considero mia nipote visto che la conosce dal tempo delle scuole elementari.
Il secondo messaggio è di mia sorella che mi dice che questa sera non ci sarà a cena, esce con quel tipo, il pilota.
Ed il terzo è da un numero che non ho salvato in rubrica: " Finalmente sono riuscito a rintracciarti, non è stato facile, come al solito ti nascondi. Quando ti sentirai pronta a parlare con me chiamami a questo numero".
Che maleducato, non si è nemmeno firmato. Rimango per un po' pensierosa cercando di capire chi possa essere.
E' sicuramente un uomo perché ha scritto "riuscito", è sicuramente una persona che non vedo da molto tempo visto che ha dovuto "rintracciarmi", soprattutto mi dice che devo essere pronta per parlare con lui, cosa potremo mai avere in comune io e questa persona per dovermi "preparare" a parlarci.
Bussano alla porta e mi distraggo dai miei pensieri. L'infermiera mi chiama perché il paziente si è risvegliato per cui poso il telefono in borsa ed esco dall'ufficio.
Verso sera, una volta finite le visite, mi avvio verso l'auto e mi ricordo del messaggio. Prendo il cellulare e lo leggo per la seconda volta. Vuole parlare con me... mi ha rintracciato... non è stato facile... perché come al solito mi nascondo... Mi nascondo... Ci penso bene, torno con la mente al passato e ora so chi è il mittente di quel messaggio.
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Sulla mia pelle
RomanceBeatrice, medico e madre di una ragazza di 18 anni, si ritrova a dover fare i conti con il passato che aveva volutamente occultato a causa di un uomo che l'ha cambiata per sempre. Cosa farà quando questo passato cercherà di entrare prepotentemente n...