"non siamo sposati"
"lo siamo stati, ma poi tu hai deciso che forse non ero più abbastanza per te" ribatte lui.
"non è stato questo il motivo"
"allora poi un giorno me lo spiegherai, penso di averne il diritto".Queste sono le sue ultime parole dopo le quali si gira dandomi le spalle e si avvia verso la porta.
"questo non vuol dire che non ho bisogno di te Matteo" dico con un filo di voce quando lui ormai è già andato via.
Lo conosco, so che quando fa così vuole attirare la mia attenzione, vuole fare la vittima per farmi correre da lui.
Dico a me stessa che non cadrò per l'ennesima volta nel suo tranello, ma so già che non sarà così.
Mi alzo dalla sedia e mi affaccio nel corridoio.
"Matteo" lo chiamo e lui si gira velocemente guardandomi con la coda dell'occhio e continua a camminare.Affretto il passo per raggiungerlo e lo prendo per un braccio cercando di fermarlo.
"scusami, non volevo essere così dura, è un momento delicato per me" dico tutto d'un fiato.Lui mi guarda un po' stranito, stanco direi.
Non dice nulla aspettando che io continui a parlare, il problema è che non so cosa dire, non so nemmeno io cosa voglio.Non voglio averlo vicino a me, mi farebbe sentire troppo in colpa per tutto ciò che gli ho fatto.
Ed il fatto che lui nonostante tutto mi abbia cercato per tutti questi anni e sia venuto addirittura a cercarmi peggiora solo le cose.
Forse sono troppo dura con me stessa, mi sono detta in certi momenti; forse ho esagerato a reagire così, ho sbagliato ad escluderlo dalla mia vita quando in realtà ne avevo tanto bisogno.
Il problema di tutto questo casino è che, nonostante tutte le sue attenzione, il suo amore e le sue premure, non era di lui che ero innamorata.
Non voglio nemmeno mandarlo via, forse per egoismo, perché voglio qualcuno che mi ami e si prenda cura di me.
"se vuoi puoi rimanere" continuo guardandolo negli occhi.
"non devo volerlo solo io, non devi farmi un favore facendomi restare. Voglio starti vicino in questo, non essere un peso."Non potendo più sostenere il suo sguardo, abbasso gli occhi. Lo prendo per mano e lo dirigo con me nella camera dove Martina è in coma.
"Quanti anni ha?" chiede dopo un lungo momento di silenzio. Sapevo che la domanda sarebbe arrivata prima o poi, non avrei potuto evitarlo.
"diciotto" rispondo senza guardarlo.
"diciotto..." ripete lui con un filo di voce lasciando le parole in sospeso nell'aria della stanza che ormai è divenuta pesante."un giorno dovrai raccontarmi tante cose" continua.
"si, dovrei"Ringrazio Elena che entra nella stanza all'improvviso facendo un gran baccano e attirando così l'attenzione di Matteo su di se.
"oh scusatemi, non sapevo che fossi ancora qui" dice mia sorella riferendosi a lui.
"tranquilla, stavo giusto andando via" pronuncia queste parole guardandomi dritto negli occhi con una certa severità, come per sgridarmi, mi ricorda molto lo sguardo che mi rivolgeva mio padre quando ero bambina e facevo qualcosa di sbagliato. Ed infondo è così, tutto, o quasi, nella mia vita è stato sbagliato e lui è tra le persone che ne hanno subito maggiormente le conseguenze."Credo sia arrivato il momento di dirgli la verità Beatrice" mi rimprovera mia sorella non appena Matteo mette piede fuori dalla porta.
Le rivolgo uno sguardo assassino e mi affaccio alla finestra. Lo vedo camminare verso il parcheggio, senza voltarsi nonostante sappia perfettamente che la finestra della stanza di Martina si affaccia da quella parte. Forse lo fa apposta o forse non ci fa caso.
Lo squillo del cellulare mi distoglie dai miei pensieri.
"Pronto tesoro? Come stai? Come sta Martina? Ma cosa è successo? Perché non mi hai chiamato?"Sono le domande che mi fa mia madre non appena rispondo al telefono. Mi giro con sguardo assassino verso mia sorella che mi mima un "scusa, ho dovuto dirglielo" con il labiale.
Racconto per sommi capi tutto ciò che è successo e lo stato attuale di Martina, mi avvisa che domani lei e papà verranno in ospedale, attacco.
Sono le 20:00, dopo la chiamata di mia madre sono andata a casa a farmi una doccia, mi sono riposata un po' e sono tornata in ospedale per dare il cambio a mia sorella. Lei stanotte dormirà a casa perché domani dovrà lavorare.
Entro nella stanza che è già piuttosto triste di suo, in più vedere Martina stesa sul letto, immobile, con una serie di macchinari, sapendo che è in uno stato di transizione tra la vita e la morte mi fa venire i brividi.
Non avevo mai pensato fino ad ora al fatto che mia figlia potrebbe morire prima di me, invertendo il corso naturale delle cose.
Sento un vuoto appesantirmi il petto, potrebbe morire, potrebbe non farcela ed io non gli ho mai raccontato di suo padre.
Comincio a sentirmi in colpa, mi sono sempre detta che prima o poi sarebbe arrivato il momento giusto per parlargliene, mi sono convinta del fatto che fosse ancora troppo piccola, dimenticandomi che il tempo scorre e nel frattempo ha compiuto 18 anni.
Quando era piccola non ho mai risposto alle sue continue domande: "dove sta il mio papà?", "a scuola tutti i bambini ce l'hanno", "come è fatto il mio papà?"; era solo una bambina e le ho sempre detto che prima o poi avrebbe saputo chi era il suo papà, fino a che lei non ha smesso di domandare e io non ho mai più aperto l'argomento.
Mi sento in colpa, in guerra con me stessa. I problemi li affronto sempre, il mio lavoro me lo ha insegnato, ma forse questo non vale per la vita personale.
Vorrei raccontare a mia figlia di suo padre, sento una necessità di farle sapere come è andata in realtà tutta la storia, di farle sapere che sua madre non è cattiva ma ha agito per amore, forse incoscientemente, ma infondo era solo una ragazzina.
Se è vero che le persone in coma sentono la voce di chi gli parla forse potrei iniziare a raccontarle ora l'inizio della storia, sia che si risvegli dal coma o che non ce la faccia, ha diritto di sapere.
Mi avvicino a lei prendendole la mano fredda e inerme e comincio a parlare: "correva l'anno 1994..."
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Sulla mia pelle
RomanceBeatrice, medico e madre di una ragazza di 18 anni, si ritrova a dover fare i conti con il passato che aveva volutamente occultato a causa di un uomo che l'ha cambiata per sempre. Cosa farà quando questo passato cercherà di entrare prepotentemente n...