2 - Devastante come un vulcano

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Due mesi prima
Milano – Hell Club – ore 23.30

Ci sono dei momenti della vita che quell'inferno che hai dentro, quello che ti brucia l'anima, quell'anima più profonda e oscura, spinge come un folle, come un vulcano mai spento che vuole esplodere. E tu sei lì, inerme, non sai come fare, ma sai che, se lo lasci libero, quell'inferno ti risucchierà nel suo vortice e puoi sparirci dentro, affondare nella sua lava, perderti come nei gironi danteschi e non riuscire più a risalire. In quei momenti, l'unica salvezza è farlo uscire attraverso una strada protetta, una strada con alte mura di cinta, che permettano alla tua anima di liberarsi, ma non affogare e bruciare in quel fuoco incandescente.

Giorgio Berruti si trovava quella sera proprio in uno di quei momenti. Gli capitava spesso ultimamente, da circa due mesi sentiva quella maledetta agitazione che non sapeva definire. Nulla gli piaceva, tutto gli sembrava futile e inutile, nulla aveva un senso. Il lavoro non lo gratificava quanto avrebbe dovuto, forse perché era solo un lavoretto come tanti, uno di quelli che si fanno alla sua età, per concedersi qualche svago, mentre ancora viveva con i genitori e studiava medicina.

Ma forse era quell'inferno che sentiva dentro che non gli permetteva di concentrarsi davvero su nulla. Tutto era così banale, senza un reale scopo. A vent'anni Giorgio, con la sua intelligenza, avrebbe potuto essere già a buon punto con gli studi. Ma aveva scelto una facoltà che non gli piaceva, perché in realtà il diventare medico non era mai stato un suo sogno, era il sogno di suo padre. Un padre severo e autoritario, un padre che decideva ciò che era meglio per suo figlio come per sua moglie. Un padre legato a stupide tradizioni, incapace di vederlo e accettarlo per quello che realmente era. E ora quella sensazione che aveva addosso, che lo bruciava dentro, doveva scrollarsela dalle spalle.

Seduto in un angolo al bancone di quel particolare bar in zona Loreto, Giorgio beveva il suo gin tonic, il secondo della serata, guardandosi in giro. Gli occhi azzurri e profondi, i capelli castani corti, dal ciuffo ribelle che gli ricadeva sulla fronte, i lineamenti dolci e le labbra invitanti, il corpo asciutto ma non palestrato, attiravano lo sguardo degli uomini presenti. Giorgio ne era consapevole, come sempre, e in genere non ci faceva caso, ma quella sera era diverso, quella sera il suo personale inferno era lì che gli respirava sul collo.

Spostò gli occhi su un ragazzo, seduto da solo a un tavolo, che gli sorrideva. Un sorriso dolce, troppo per lui in quel momento. Lungo il bancone un altro uomo lo stava fissando. Ricambiò il suo sguardo, anche lui gli sorrise invitante, ma aveva quella luce negli occhi che gli serviva.

Giorgio rimase a guardarlo per un po' prima di alzarsi. Gli lanciò un ultimo sguardo, poi si voltò per andare verso il retro del bar. Attraversò la zona dei labirinti, tra pareti rosso fuoco e nere, come l'oscurità che sentiva dentro, superò la zona relax e il bagno, fino a trovarsi davanti a una porta.

La aprì ed entrò in un piccolo locale buio, illuminato da una tenue luce blu, che permetteva appena di vedere i contorni della stanza. Tutti coloro che frequentavano quel bar erano a conoscenza della presenza di una dark room, e chiunque vi entrava sapeva esattamente cosa voleva.

Dopo pochi istanti sentì la porta aprirsi e richiudersi, dei passi avvicinarsi, delle mani abbracciarlo da dietro, delle labbra baciarlo sul collo, mentre veniva spinto contro il muro. Niente parole, niente preamboli, niente dolcezza. Mani ruvide, che alzarono la sua maglia per afferrargli i capezzoli e stringerli forte tra le dita, facendolo gemere con la fronte poggiata alla parete.

«Abbassati i pantaloni» la voce era rude quanto le mani, ma a Giorgio andava bene così, era quello che voleva, perché non aveva voglia di pensare né di decidere cosa fare, lui voleva solo sentire qualcosa di diverso da quello che gli opprimeva la mente e il cuore.

Obbedì e abbassò pantaloni e intimo, mentre sentiva l'uomo dietro di lui fare lo stesso e aprire un preservativo. Pochi istanti e in un attimo gli fu di nuovo addosso, mentre con un colpo di reni lo penetrò senza alcuna preparazione, togliendogli il respiro. Ma Giorgio rimase fermo, senza reagire, sentendo l'eccitazione salire a ogni spinta, per quanto brutali fossero, perché era quello di cui aveva bisogno quella sera.

Qualcuno che gli scopasse l'anima, per far sopire l'inferno che aveva dentro.


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